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SPAZIO DEL SOGNO E DELLA REALTÀ

1969. Houston, Texas. La Nasa arruola il giovane Stanley per testare un modulo lunare a scala ridotta. A raccontare la missione spaziale top-secret è la voce del protagonista ormai adulto (un logorroico Jack Black) che s’immerge nei ricordi della propria infanzia. È l’inizio di un flusso incessante di parole e immagini in cui ristagnano le contraddizioni di un’epoca. Da una parte i movimenti di contestazione causati dal conflitto del Vietnam, dall’altra il fermento economico e la tensione verso il futuro provocati dall’imminente allunaggio. Da avventura bambinesca il film, sfilacciato e dispersivo, si trasforma in un affresco a tutto tondo degli anni ’60. Quadri di vita quotidiana si alternano a reminiscenze di visioni fantascientifiche e allucinate irradiate dal tubo catodico e dagli schermi cinematografici. I reportage di guerra vengono affiancati a serie Tv come Ai confini della realtà e pellicole quali 2001: Odissea nello spazio e Uomini sulla Luna.

LO SPIRITO DELLA FANTASCIENZA

La spedizione interplanetaria del ragazzino viene presto messa da parte. Quella che sembra una digressione sul contesto della narrazione ne diventa l’epicentro. Lo spirito Sci-Fi si rintraccia nel banale e nel routinario: nella maniera in cui gli adulti bevono la birra o educano i figli. È una forza che si diffonde nelle architetture della città e nelle menti dei personaggi. Ci sono parchi divertimenti che sembrano gigantesche cosmonavi, stadi dal design futuristico e un ottimismo spropositato verso ciò che deve ancora avvenire. Tutto sembra propendere ad uno stato di virtualità totale, rimandando ad un’impalpabile immagine fantastica che si sovrappone alla realtà. Per Stan l’esperire il mondo circostante assume la stessa valenza del fissarsi su un film o un serial. L’ordinario acquisisce un’aurea straordinaria relegando la concretezza della guerra o delle sommosse a uno dei tanti spettacoli contenuti negli schermi della Tv e dei cinema.

I protagonisti del film riuniti in salotto per vedere il Mago di Oz in televisione. Un classico del cinema a cavallo tra sogno e realtà. Clicca qui per il trailer!

La fantascienza si sta sostituendo al mondo. È emblematico che il racconto del viaggio nello spazio di Stan avvenga durante la messa in onda dello sbarco sulla Luna. Durante il quale il ragazzino si addormenta perché sfiancato da un’intensa giornata ad Astro-world.

IL ROTOSCOPIO ALLUCINANTE

Il cartone è animato con il rotoscopio, già utilizzato da Linklater in Waking Life e A Scanner Darkly. Questa tecnica consiste nel ricalcare i contorni dei corpi presenti sui frame di una pellicola precedentemente filmata. Si può dire quindi che da qualche parte esiste una versione live action di Apollo 10 ½. Prima del computer le immagini venivano proiettate su un pannello di vetro, fungendo da supporto per l’operazione di “copiatura”. Ciò al fine di ottenere dei disegni e delle animazioni realistiche il più possibile. Già nella sua modalità di esecuzione il film si denuncia come un simulacro.

Sta allo spettatore scegliere se quest’”immagine” (nell’accezione Platonica del termine) riproponga in modo fedele la realtà rappresentata oppure ne offra una completamente nuova. Così come si può scegliere di credere che Stan sia andato davvero sulla Luna o che abbia sognato tutto mentre sonnecchiava davanti alla Tv.