Oggi la mia libera morte, così tutto termina di ciò che mi riguarda“, questo il titolo dell’ultimo articolo postato da Cloe Bianco sul suo blog, il 10 giugno 2022. Poco dopo Cloe si toglie la vita, dando fuoco al camper in cui vive. Trascorre le sue ultime ore festeggiando un’esistenza che avrebbe meritato tanto ma che, al contrario, ha ottenuto solo discriminazione ed emarginazione, pregiudizi e solitudine.

Così l’Italia ha ucciso un’altra persona transgender

Nel 2015 Cloe, professoressa di fisica presso l’Istituto Mattei di San Donà di Piave, fa coming out come donna transgender con i suoi allievi. La storia si diffonde in tutta Italia dopo la pubblicazione di una lettera di lamentele di un genitore inviata all’Assessore regionale all’Istruzione, Elena Donazzan. Da quel momento Cloe viene emarginata, allontanata dall’insegnamento ed esclusa da ogni tipo di rapporto sociale. Il web viene intasato da articoli e commenti transfobici. La stessa Donazzan, esponente del centro-destra, commenta “Trovo squallida questa esasperazione di sé“. Luca Zaia, Presidente della Regione Veneto, dice: “Io rispetto la libertà e gli orientamenti sessuali di tutti purché restino nella propria sfera privata“.

È in quel momento che nasce il blog di Cloe, PERsone TRANSgenere, in cui racconta la battaglia per la propria identità di genere.

Adesso, 7 anni dopo, Cloe non c’è più. I profili social di chi ha contribuito alla sua morte sono sotto attacco da parte di chi cerca giustizia nei confronti dell’ex insegnante transgender. Perché Cloe non si è uccisa da sola; la transfobia ed il conservatorismo opprimente che dilagano nel nostro Paese hanno contribuito significativamente. Parliamo di un Paese che ha festeggiato il rifiuto del ddl Zan, una legge che punta a tutelare le persone, con schiamazzi, applausi e fischi.

Francesco Cicconetti, in arte mehths, influencer transgender, scrive su Instagram: “Credete davvero che le persone trans si tolgano la vita perché ritengono davvero che essere trans sia una vergogna? Questo non è un pensiero naturale ed innato; la vergogna arriva da fuori, ce l’avete instillata voi. […] È il mondo a decretare i criteri, a decidere per noi cosa è giusto o sbagliato. Voi avete creato gli standard. […] Essere una persona trans oggi è una disgrazia perché voi l’avete resa tale“.

Siamo anche noi la causa della morte di Cloe

Come spesso accade, il giornalismo italiano sta dimostrando, ancora una volta, quanto difficile sia rispettare una persona transgender, anche dopo la sua morte. Su internet appaiono il dead name, ovvero il nome attribuito alla nascita, ed i pronomi sbagliati, quelli maschili. Cloe merita rispetto e merita di essere ricordata per chi era davvero: una donna che amava insegnare.

Alessandro Zan, politico e attivista lgbtq+, commenta sui social: “Il modello di Paese di Fratelli d’Italia è quello in cui non si dice una sola parola su Cloe Bianco. […] È quello in cui Elena Donazzan, assessora veneta all’istruzione dichiaratamente fascista e iscritta a FdI, rimane in silenzio, dopo aver pubblicamente ricoperto di insulti la stessa Cloe per il suo coming out come persona trans e aver fatto pressioni politiche pesanti affinché fosse allontanata dall’insegnamento. […] La politica che fomenta l’odio è la stessa che innesca la violenza nella società“.

Porpora Marcasciano, attivista e scrittrice transgender, scrive: “Quando la famiglia ti abbandona, quando il gruppo dei pari si disgrega, quando l’anomia sociale dilaga e il mondo attorno ti distrugge con lo sguardo, le scelte si restringono e diventano tragicamente coatte. La decisione estrema, se da una parte è cosa profondamente personale, dall’altra è costruita sulle circostanze cupe e insostituibili. Sono state tante le amiche sorelle trans che sono morte di vita difficile, molte hanno deciso di finirla“.

La storia di Cloe Bianco apre gli occhi sull’impossibilità, per una persona transgender, di vivere una vita dignitosa e in pienezza di diritto. Finché in politica ci saranno elementi pronti a sostenere assurdità come la teoria che la “lobby lgbt e l’ideologia gender mettono in pericolo la famiglia naturale” (cit. Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia), là fuori continueranno a morire delle persone che desideravano solo vivere con serenità la propria vita. Con la speranza che il nostro Paese si svegli, dedico questo articolo a Cloe e a tutte le persone transgender giornalmente aggredite dalla crudeltà del nostro vergognoso Paese.

Se tu o qualcuno che conosci avete bisogno di aiuto, contatta Telefono Amico al numero 02 2327 2327, attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24.

Alessia Castiglione
Siciliana talassofobica. Studio cinema al DAMS di Torino. Aspirante non so ancora cosa, ma mi piace la fotografia. Credo nella perfezione delle inquadrature simmetriche e nella superiorità dei numeri dispari.

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