Al calar del sole, Orti Generali, parco di orti urbani a Mirafiori Sud (Torino), si prepara a ospitare l’ultima e più importante serata di Ortometraggi Film Festival, giunto quest’anno alla sua V edizione. Noi c’eravamo, e abbiamo fatto qualche domanda a Carlo Conversano, presidente dell’Associazione Gomboc, e Matteo Bilotto, responsabile della produzione culturale del festival.
Ciao Carlo, ci spieghi cos’è OFF Ortometraggi Film Festival?
Ortometraggi è un festival del cinema organizzato da Gomboc che raccoglie decine di cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Un evento ricco di proiezioni, ospiti, workshop e talk votato alla sostenibilità e alla natura. E al complesso rapporto fra quest’ultima e l’essere umano.
Ortometraggi e cortometraggi: solo un gioco di parole?
No, non solo. Il nostro scopo è quello di raccontare, attraverso il cinema e in modo semplice e diretto, le diverse sfaccettature dei temi che ci stanno a cuore. Da qui l’idea di orto: un modesto pezzo di terra che ognuno di noi, nel proprio piccolo, può coltivare. Questo cerca di fare OFF, mostrare che si può crescere attraverso i piccoli gesti.
Quando e come è nato questo progetto?
OFF è nato cinque anni fa da un’idea mia e di Matilde Ugolini e Leonardo Moiso. Le prime due edizioni facevano parte di un festival più grande, il Borgoinfesta, evento artistico e musicale all’insegna della sostenibilità che si teneva annualmente, prima dello scoppio della pandemia, a Borgagne in Salento.
Dunque non si è svolto sempre a Orti Generali?
Esatto. I primi due anni in Salento e il terzo ospiti dei ragazzi e delle ragazze dell’Associazione Culturale Comala di Torino. Solo dall’anno scorso il festival si è spostato nella suggestiva cornice di Orti Generali.
Niente male qui, vero?
A Orti Generali il tempo sembra dilatarsi, è incredibile. È un posto avvolto dalla pace, unico a Torino, in cui ci si può davvero ricongiungere con la terra.
Per parafrasare Leibniz: il migliore dei luoghi possibili! Matteo, quali sono le novità di questa quinta edizione?
Rispetto alle prime due, sicuramente la “dimensione”. Traslocando da un contesto di paese e approdando in città prima e in estrema periferia adesso, Ortometraggi Film Festival è diventato un progetto più scalabile. Ogni anno il maxi-contenitore rimane lo stesso – un festival del cinema attento alla sostenibilità ambientale -, ciò che cambia è il macro tema. Quello di questa edizione è l’interconnessione tra crisi climatica e crisi sociale. Ovviamente le novità sono molte, dagli ospiti alle collaborazioni, passando per i laboratori di collage a quelli sul recupero dei fondi di caffè. La più grande? La sfilata di moda sostenibile!
Mi sembra di capire che nell’arco di cinque anni OFF si sia evoluto parecchio, giusto?
È chiaro che non potevamo pensare di prendere un prodotto e calarlo in un contesto profondamente diverso da quello in cui è nato. Ecco perché si è deciso di dare vita a un festival fatto “su misura”, un evento che tenesse conto del tipo di utenza offerto dal territorio e incentrato su tematiche molto meno calcolate, di più ampio respiro, fuori dalla solita bolla che include solo chi è già sensibile alla questione ambientale. Abbiamo lavorato affinché OFF arrivasse prima di tutto alla comunità locale, alle persone che quotidianamente si prendono cura di questo quartiere e di questi orti.
Carlo, torniamo un attimo ai cortometraggi: su che base vengono selezionati?
I cortometraggi sono il punto di partenza e quello d’arrivo. La selezione viene fatta insieme a Matilde Ugolini: si tratta anch’essa di un processo creativo vero e proprio, il cui scopo è quello di andare alla ricerca delle pellicole in grado di canalizzare la filosofia del festival. I nostri cortometraggi non raccontano solo storie, ma anche l’andamento di Ortometraggi nelle varie edizioni. Se guardi uno in coda all’altro i corti premiati dal primo anno a oggi, vedrai che c’è un fil rouge che li collega tutti quanti. Il merito va esteso naturalmente anche alla giuria, capace ogni anno di riconoscere – e premiare – questo aspetto che per noi è un po’ il nostro marchio di fabbrica.
Quest’anno da chi è composta la giuria?
Dai registi Enrico Bisi, Donato Sansone e Daniele Segre – quest’ultimo presidente di giuria -, dal compositore Max Viale, da Milena Tipaldo, specializzata in animazione e illustrazione e infine dal montatore Stefano Cravero. Ci sarà inoltre una giuria indipendente, che a parte assegnerà tre premi, formata dagli alunni e dalle alunne del DAMS di Torino.
Matteo, un bilancio di questi tre giorni di festival?
Siamo rimasti molto stupiti dall’affluenza. In tre giorni abbiamo stimato all’incirca quattrocento visitatori, in gran parte ragazze, ragazzi e famiglie del territorio. E questo nonostante Mirafiori, ma lo stesso vale per le periferie in generale, sia da anni una realtà molto statica, abbandonata a se stessa. Ecco, credo che Ortometraggi abbia mostrato un lato diverso di questo quartiere e della gente che lo abita. Gente che si è presentata qui da protagonista, che ha scelto di uscire di casa, prendersi una serata libera e scoprire qualcosa di nuovo.
Allora possiamo darci appuntamento alla VI edizione? Magari sempre qui a Orti Generali?
È ancora presto per parlare del prossimo anno, ma direi proprio di sì. Sì a entrambe!
Ortometraggi Film Festival – PREMI
ANIMAZIONE
Premio miglior corto d’animazione a ‘Graziano e la giraffa‘ di Fabio Orlando e Tommaso Zerbi
Menzione speciale della giuria a ‘Chick Wash‘ di Bethany Forest
FICTION
Premio miglior corto fiction a ‘Iceberg Licking Society‘ di Nathan Cedda
Menzione speciale a ‘Therefore, Socrates is Mortal‘ di Alexandre Isabelle
DOCUMENTARIO
Premio miglior documentario a ‘When the swallows fly away‘ di Pins Sebastien
Menzione speciale a ‘Orti d’ortica‘ di Emilio Neri Tremolada
GIURIA ALUNNI DAMS
Premio miglior corto d’animazione a ‘Graziano e la giraffa‘ di Fabio Orlando e Tommaso Zerbi
Premio miglior corto fiction a ‘Therefore, Socrates is Mortal‘ di Alexandre Isabelle
Premio miglior documentario a ‘Voice above water‘ di Dana Frankoff
Fotografie di Andrea Ghiglia