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Se aveste il sospetto che il tragico passato da cui state provando a scappare da anni, sia tornato a tormentarvi, come reagireste? Prova a darne una chiave di lettura Leon Prudovsky con il suo: Il mio vicino Adolf una commedia dai forti toni drammatici.

Un goccetto di trama

Il signor Polski (a sinistra) e il signor Herzog. Fotogramma de: Il mio vicino Adolf
Il signor Polski (a sinistra) e il signor Herzog. Fotogramma de: Il mio vicino Adolf

In una zona remota del Sud America del 1960 vive l’anziano signor Polski, un ebreo polacco, unico sopravvissuto della sua famiglia all’Olocausto, che ha abbandonato l’Europa molto probabilmente per il troppo dolore. La casa dove abita l’uomo, confina con un’altra proprietà e solo uno steccato divide la villetta del signor Polski da quella confinante.

Un giorno, la casa disabitata viene venduta al signor Herzog, un tedesco apparentemente poco più giovane di lui che indossa costantemente degli occhiali scuri e porta una folta barba: un individuo enigmatico che Polski, dopo un alterco con il nuovo vicino a causa dello spostamento dell’amato roseto del polacco nella proprietà del tedesco, identifica con Adolf Hitler: gli occhi azzurri del tedesco infatti, che si vedono non appena questi si toglie gli occhiali, inducono Polski ad identificare il suo nuovo vicino come Adolf Hitler.

Comincia così per il signor Polski, una serrata indagine per smascherare la causa primigenia del suo dolore attraverso una ricerca minuziosa sulla storia del fondatore del nazionalsocialismo, e cominciando ad intessere un bizzarro rapporto di buon vicinato con Herzog.

Pensieri sparsi su: Il mio vicino Adolf

Partendo da una delle più conosciute teorie del complotto: Il mio vicino Adolf , racconta un dramma personale senza dimenticare di farci sorridere.
La storia narrata da Prudovsky ci porta indietro al 1960 dove assistiamo alla vita di solitaria routine che il signor Polski ha abbracciato dopo i tragici fatti della Seconda Guerra mondiale: solitudine autoimposta che verrà fermata tutt’altro che piacevolmente.
Il forte sospetto che il signor Herzog altri non sia che uno dei peggiori criminali della storia, porta Polski a diventare un vero e proprio investigatore privato; per quasi tutto il film assistiamo ad una metodica ma anche pericolosa indagine che il sopravvissuto compie nei confronti di Herzog .

Il signor Polski Fotogramma de: Il mio vicino Adolf
Il signor Polski Fotogramma de: Il mio vicino Adolf

Il regista segue minuziosamente questa indagine: sono davvero pochissimi infatti, i momenti in cui l’inquadratura si apre a campi che siano più larghi di un lungo. C’è grande attenzione a rimanere sui personaggi, su oggetti e persone: ecco allora che abbiamo un film permeato di primissimi piani e particolari.

Il mio vicino Adolf è un racconto che gioca abilmente con la tensione crescente senza però farne sentire costantemente il peso, grazie a leggere sfumature comiche che riescono perfettamente a mostrarsi anche durante i momenti di massima suspense.

Oltre alla regia, la fotografia di Radek Ladczuk e il montaggio di Hervé Schneid, accompagnano il pubblico senza troppi scossoni: il film sviluppa una storia che non è una commedia a tinte thriller, malgrado alcuni momenti di forte suspense, bensì un dramma allegro, una commedia che non spinge mai troppo sulla voglia di far ridere il proprio pubblico (a detta di chi scrive, il trailer svia un po’ troppo) quanto sul far riflettere sul passato, sulle ferite che questo può lasciare e sulle possibilità di riuscire a farle cicatrizzare nella maniera migliore per poter provare andare avanti.

Brevemente sugli attori

A condurre brillantemente il gioco sono i due attori protagonisti. A interpretare il signor Polski è David Hayman (che i più avranno riconosciuto come il Pavel de Il bambino con il pigiama a righe) che ci dona un uomo sopravvissuto all’Olocausto e che porta ancora i segni di ciò che gli è accaduto. Un uomo burbero, solitario e sospettoso che conduce una vita abitudinaria, quasi monastica e che trova paradossalmente nuovi stimoli nell’estenuante tentativo di smascheramento del signor Herzog.

L’altrettanto navigato Udo Kier, uno dei migliori caratteristi ancora in circolazione (ricordiamo Suspiria di Dario Argento, numerose collaborazioni con Lars von Trier e Gus Van Sant, e il leggero Ace Ventura di Tom Shadyac), interpreta il nuovo vicino di Polski portando in scena un uomo misterioso, taciturno e dotato di un certo fascino, acuito anche dal grande segreto che quest’uomo si porta dentro e che verrà svelato verso la fine del film. Da non dimenticare la perfetta (vedere per credere) Olivia Silhavy nel ruolo di Frau Kaltenbrunner; tenace, ossessiva e ossequiosa assistente di Herzog.

Il conto

Per concludere, Il mio vicino Adolf forse non sarà fra i migliori film di quest’anno ma è sicuramente un’opera da recuperare per il modo verosimile, coerente in cui si è deciso di abbracciare una delle teorie più inflazionate del secondo Novecento lasciando allo spettatore, durante lo scorrere dei titoli di coda, una sensazione di piacevole malinconia.