Dopo il piccolo approfondimento sugli anni 30 statunitensi, diamo una fugace occhiata agli anni 30 europei grazie a An Optical Poem di Oskar Fischinger. #animazione115 continua con un piccolo focus sull’animazione non narrativa.

L’animazione non narrativa

Quando parliamo di animazione non narrativa ci riferiamo a quei film, spesso brevi, che non ruotano attorno ad alcuna storia. È dato comunque ampio sfogo alla creatività degli animatori e delle animatrici che si
cimentano in questo campo.

Macchie di colore apparentemente casuali, pezzi di carta o altri materiali vengono utilizzati per creare film che, se non raccontano una vera e propria storia, possono comunque mostrare, per esempio, concetti e sentimenti che stanno a cuore all’autore.

Un focus su An Optical Poem

Cerchi, triangoli, quadrati e altre forme si susseguono sullo schermo fra le note della Rapsodia ungherese n°2 di Franz Liszt. Non c’è alcuna logica narrativa in ciò che vediamo se non quella di una serie di forme colorate e cangianti che accompagnano la musica.

An Optical Poem © 1938 Oskar  Fischinger/Metro Goldwyn Mayer (MGM)
An Optical Poem © 1938 Oskar Fischinger/Metro Goldwyn Mayer (MGM)

An Optical Poem è un film in stop motion, un lavoro certosino che ha dato non pochi grattacapi a Fischinger visto che la tecnica per la sua realizzazione è stata piuttosto complicata. Considerando l’anno di realizzazione, non essendoci grosse possibilità tecnologiche, il film è stato realizzato con una scopa, pezzi di carta e dello spago.
Al manico di scopa pendevano i sottili fili a cui erano legate forme di carta questo dava sì un gran bell’effetto ma allo stesso tempo un gran problema: bastava infatti uno spostamento d’aria o una semplice vibrazione perché l’instabile set si muovesse. Il risultato di questo sforzo certosino sono otto minuti di: ‘musica animata’ che ancora oggi affascinano.

Dopo il focus sul film di oggi, diamo spazio a un breve riassunto sullo stato dell’animazione nell’ Europa di questo decennio.

Gli Anni ’30 in Europa

Gli anni Trenta per l’animazione del Vecchio continente sono anni in cui vengono a galla alcune delle personalità più interessanti. In un decennio in cui molto era riservato alla pubblicità, vi fu chi riuscì a produrre opere di indubbia qualità entrando di diritto in questi libri di storia.

Una notte sul Monte Calvo © 1933 Alexandre Alexeieff/Claire Parker/Thunderbean Animation
Fotogramma di: Una notte sul Monte Calvo © 1933 Alexandre Alexeieff/Claire Parker/Thunderbean Animation

Se in Gran Bretagna, ad andare per la maggiore, era proprio l’animazione a fini pubblicitari, in Francia ci fu chi riuscì a smarcarsi da questo contesto: nacque artisticamente Paul Grimault (che avrebbe cominciato a far parlare più seriamente di sé nel decennio successivo), Alexandre Alexeieff e la moglie Claire Parker crearono il pin screen (o schermo di spilli) per realizzare i loro lavori. Il primo realizzato con questa tecnica fu: Una notte sul Monte Calvo (cominciato nel 1931 e terminato nel 1933). I due continuarono il proprio lavoro anche con altre tecniche e molto spesso nel campo pubblicitario.

Interessante è la figura di Berthold Bartosch che, girovagando per mezza Europa prima di stabilirsi in Svizzera, realizzava i propri lavori interamente da sé e creandosi i propri macchinari. Durante il suo periodo di permanenza in Germania. negli anni 20, fece conoscenza di varie personalità artistiche del tempo e collaborò con Lotte Reiniger per il suo Le avventure del Principe Achmed. Trasferitosi poi a Parigi continuò ad animare praticamente per se stesso visto che i pochi film che creò non furono mai distribuiti e ne presero visione solo pochissime persone.

Tornando in Germania, nel 1932, il partito nazista salì al potere e all’inizio dell’anno seguente, il 30 gennaio 1933, Adolf Hitler divenne cancelliere e restò incarica fino alla sua morte, non prima di aver contribuito a scrivere una delle pagine più orribili della storia mondiale.
Come i più sapranno, Hitler e il suo ministro della propaganda Goebbels erano grandi appassionati di cinema e amanti dei cartoni animati. Durante gli anni Trenta però Hitler, lamentava la mancanza di un vero cinema d’animazione tedesco: il Führer aveva tutta l’intenzione di elevare il cinema d’animazione al livello di arte e professione che rispondesse tuttavia a canoni ben precisi: anche quest’arte doveva essere ‘ariana’, e a farne le spese furono molti artisti.

Oskar Fischiger fu tra gli artisti che il regime nazista marchiò come: ‘degenerati’. Il pittore e animatore d’avanguardia di Gelnhausen riuscì a portare avanti il proprio lavoro, piuttosto prolifico e davvero interessante, fin quando nemmeno il suo tentativo di mascherare al regime i suoi film astratti definendoli come ‘decorativi’ salvò il suo lavoro dall’essere considerato come ‘degenerato’ .
Nel 1936 approfittò dell’invito negli States da parte della Paramount e l’11 febbraio di quell’anno abbandonò la Germania per non farvi più ritorno: morirà a Los Angeles il 31 gennaio 1967.

Chiacchiere da bar

L’animazione non narrativa è sempre molto interessante e ancora oggi si fa sentire. Sono molti gli animatori che accantonano una storia per dare sfogo a una creatività slegata dal racconto.

Se ne avevate già sentito parlare spero vi abbia fatto piacere questo piccolo focus, in caso ne aveste sempre ignorato l’esistenza, la speranza è quella di avervi incuriosito almeno un po’.

#animazione115 torna a maggio con gli anni 40 e un film a suo modo storico. Continuate a seguirci!

Il Barista Animato
Ciao! Sono il Barista Animato, un vecchio DAMSiano dismesso da anni e: "Cerco modestamente di farmi strada nell'universo". Sono qui per servirvi, con la giusta cortesia, il meglio e anche il peggio del mondo animato (Film e serie) con qualche incursione nel "live action".

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