In attesa dell’uscita nelle sale di “The Flash”, nuovo capitolo del DC cinematic universe, tiriamo le summe di cos’è stato “The Batman” di Matt Reeves. Una riflessione puramente cinematografica. L’ultimo film dedicato all’uomo pipistrello è un pastiche dark dalle atmosfere hard-boiled e neo-noir, da cui emerge un inedito “Batman-detective”.

Una detective story

A Gotham City, i funzionari governativi cominciano a morire negli efferati omicidi dell’Enigmista. Il brutale serial-killer vuole rivelare alla popolazione la corruzione sempre più presente negli apparati amministrativi della città. Per fermare la strage, Batman, affiancato da Catwoman e dal commissario Gordon, intraprende un’indagine che lo porta ad addentrarsi nei luoghi più malfamati e pericolosi della metropoli. Dove si annidano segreti dolorosamente personali per il supereroe.

Batman: un voyeur

Il regista di Cloverfield proietta lo spettatore in un mondo degradato e desolante, in cui nessuno è senza colpa e tutti sono potenziali criminali.  Con un uso ricorrente di soggettive e riprese in POV, che ricordano Strange Days di Kathryn Bigelow, la macchina da presa penetra negli oscuri bassifondi della città, rivelando un disfattismo di Fincheriana memoria. La messa in scena degli omicidi, infatti, risente fortemente dell’influenza di Seven. L’Enigmista-un Paul Dano la cui prova ricorda quella sostenuta in Prisoners– è costruito sulla falsariga dell’assassino a cui i detective danno la caccia in Zodiac. Matt Reeves mostra un universo suburbano impossibile da redimere, dove il vigilante notturno e i suoi tentativi di fare giustizia diventano la maggiore ispirazione dei criminali.

In questa rilettura l’eroe viene descritto come un’entità essenzialmente nociva per la città, mettendo in luce gli aspetti più insani del portare una maschera.  Batman ha il volto coperto come l’Enigmista, entrambi sono orfani e riempiono quaderni con annotazioni dove riversano la loro sfiducia nelle istituzioni. Robert Pattinson-erede di Christian Bale e Ben Affleck-, memore del lavoro svolto con David Cronenberg (Cosmopolis, Maps to the stars) e del ruolo che lo lanciò in Twilight, delinea un personaggio dal look grunge e malaticcio, dai tratti morbosi e vampireschi, oppresso dallo sguardo nichilista con cui filtra tutto ciò che lo circonda.

Batman: una lettura sartriana

È significativo che gli occhi del supereroe indugino sulle scene del crimine e sulle persone indagate nello stesso modo in cui quelli del killer si posano sulle vittime poco prima dell’assassinio. L’antagonista persegue nel suo piano perché fermamente convinto che Gotham City sia irrecuperabile. Il supereroe si rifiuta di cedere alla rassegnazione, impegnandosi a vedere quello che lo circonda con occhi nuovi.

Emblematico è l’utilizzo, da parte di Batman, di una lente a contatto in grado di registrare tutto ciò che s’imprime sulla retina. Con cui sbobina e analizza quello che vede nelle ronde notturne, rimarcando l’esigenza di ripercorrere e sottoporre a revisione continua ricordi e azioni. In questo modo Bruce Wayne si sforza di intravedere quel Something in the Way cantato da Kurt Cobain -brano ricorrente nel film-, che lo porti ad un vero rinnovamento. Così lui cerca di trovare delle falle nello sguardo pessimista che gli impedisce di diventare il simbolo di speranza che vorrebbe essere.

Il poster del film
Luca Delpiano
Vedo Film e ogni tanto ne scrivo. A volte faccio cose che si possono guardare. Morirò.

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