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La pista da bob per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 si farà. Dopo innumerevoli vicissitudini pare sia arrivata l’agognata fumata bianca, un sospiro di sollievo per i patrioti più ferventi. L’azienda Pizzarotti di Parma, infatti, si è aggiudicata l’appalto per la costruzione della serpentina di cemento che ospiterà fra circa due anni le gare di slittino, skeleton e bob, che verrà costruita previa demolizione del precedente impianto, ossia la storica pista Eugenio Monti.

Per mesi si sono rincorse le voci di un coinvolgimento di Cesana Torinese per riesumare l’impianto costruito e utilizzato per le Olimpiadi del 2006, superate poi da quelle che parlavano del ripiego su Saint Moritz per sfruttare un impianto già in funzione. La volontà di recuperare un impianto dismesso contro la necessità di avere il minor impatto ambientale possibile: fra le due litiganti, la terza gode. Il progetto per Cortina sarà, di fatto, una corsa contro il tempo, con il cronoprogramma di costruzione che prevede il fine lavori a ridosso della cerimonia di apertura. E visti i precedenti non possono che sorgere dubbi sull’effettiva riuscita. Perché, dunque, rinunciare alle altre due proposte?

 L’impianto Cesana Pariol, rimasto in funzione per poco più di sei anni, è strutturalmente adeguato a ospitare competizioni internazionali. Gli unici interventi necessari riguardano la parte tecnologica e soprattutto il sistema di refrigerazione, all’epoca basato sull’utilizzo dell’esosa e inquinante ammoniaca. L’onorevole Mauro Berruto, deputato del PD, aveva anche presentato una proposta di recupero a basso impatto economico e ambientale, ma è rimasto inascoltato.

Appoggiarsi a Saint Moritz sembrava la soluzione più convincente. Sfruttare un impianto già in funzione e non eccessivamente distante dalle città ospitanti appariva lo scenario più ragionevole, considerati anche gli esigui praticanti delle varie discipline (appena 300) nel nostro Paese. A opporsi in maniera irrevocabile è stata la politica, con il Ministro per lo Sport Andrea Abodi che ha definito la pista svizzera come «l’ultima delle opzioni».

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Lo skeleton, insieme al bob e allo slittino, è una delle discipline olimpiche di Milano-Cortina 2026

Dall’altro lato costruire una pista a Cortina pare logico dato il suo status di città ospitante, e dal momento che nella città veneta si svolgeranno soltanto le gare di velocità dello sci alpino e quelle di curling. Inoltre gli spiragli per un suo utilizzo prolungato nel tempo appaiono maggiori rispetto all’impianto di Cesana, poiché la stragrande maggioranza dei praticanti proviene dall’Alto Adige o comunque dalle località dolomitiche.

Nonostante il CIO non abbia pronunciato il suo verdetto definitivo sulla questione e sia stata aperta nei giorni scorsi un’inchiesta da parte della Procura di Belluno sulla demolizione del vecchio impianto, tutto sembra volgere in questa direzione. Ancora una volta si tratterebbe di una vittoria politico-ideologica, con la visibilità di una Nazione che oscura le necessità economiche e ambientali. La costruzione di un possibile futuro “eco-mostro”, in tempi a dir poco risicati e senza un’accertata ricaduta sul tessuto economico locale rivela quanto lo sport sia indissolubilmente legato ai palazzi istituzionali. Senza scomodare gli acclarati esempi sauditi ed emiratini (i cui denari foraggiano svariati nostri settori sportivi), un Paese così riconosciuto e riconoscibile nel Mondo si trova a ricorrere a questi mezzi per celebrare la sua grandezza e per dimostrare la sua credibilità internazionale. Non ci resta che auspicare in un ‘effetto Sinner’ anche negli sport invernali, e che l’abilità italiana nel risolvere i problemi prevalga su quella di crearli. ♦︎