No signore, ve lo ripeto, il nostro pianeta è un globo sommariamente simile al vostro.
Le campagne sono sì diverse da quelle che ci sono qui, certamente. Altre pianure, altre valli, altre montagne, ciascuna con le sue città e castelli. Poi vi sono fitti boschi, ampi e solitari. Chiaramente, luoghi dove le ninfe cacciano belve e farfalle. Ecco tutto.
Scusi, come dice? Crateri? Non saprei dirle…
Oh, forse lei intende le Vasche. Curiosa parola signore, C-r-a-t-e-r-i. Comunque, certo, noi le chiamiamo Vasche o Bacini, sono serbatoi d’acqua.
Sì, ha sentito bene, vasche d’acqua, voi direste stagni, credo, o laghi. Al momento sono due: Aitken, che occupa la parte meridionale della faccia a voi nascosta, e Akis, color verde acqua, non molto profonda.
No signore, l’acqua sul nostro pianeta dipende dal vento solare e dalle perle di vetro. E certamente ci basta, conosciamo bene il gioco delle nostre stagioni.
Se mi perdona un secondo, ora andrei al bagno. Al mio ritorno, se ne ha piacere, le parlerò della mia valle.
Dunque, sì, valle Kay-bet. Il nome richiama l’anno lunare 7914, che corrisponde all’incirca al periodo dal 1516 al 1532 per voi esseri tellurici.
A quell’epoca tra le due strette montagne della valle si cominciò a raccogliere prodigiosamente ciò che sulla Terra perdevate per vostra colpa o per causa del tempo o della fortuna: ciò che smarrivate qui, si radunava lassù da noi. Kay-bet significa infatti “perdere” nella nostra lingua e se non sbaglio anche in una delle vostre molteplici. Non saprei dirle quale.
In ogni caso sarete a conoscenza, immagino, della lunga salita del duca Astolfo alla nostra valle.
Signore?
Oh, follia. Forse solamente non ricordate il XXXIV canto del poeta Ariosto. Ad ogni modo, nella nostra valle al tempo, come raccontato appunto dal vostro poeta, si trovava ciò che voi sperdevate.
Non parlo solo di regni, ricchezze o dei beni sulla quale l’instancabile ruota della fortuna lavora, mi riferisco anche a ciò che la fortuna non ha il potere di dare o togliere. Preghiere, voti fatti al vostro dio, lacrime e sospiri degli amanti. Il tempo buttato nel gioco d’azzardo e il lungo ozio degli uomini ignoranti.
Disegni e desideri, tanti da ingombrare larga parte del luogo. Così dicevano i nostri antenati.
Perfino antichi regni, Assiri, Greci… un tempo potenti e il cui nome è oggi quasi sconosciuto.
Ammassi immensi d’ori e argenti, rovine di città e castelli. Una grande montagna dei fiori che da profumati ora sono appassiti, secchi e puzzolenti.
La pazzia solamente, ecco signore, non era lì né poca né molta. Essa sta sulla Terra e non se ne allontana mai del tutto. Lei non crede?
Ad ogni modo, dicevo, nella valle insieme a queste e innumerevoli altre forme di smarrimenti, vi erano le preziose ampolle. Sì signore, proprio ampolle di vetro. Più o meno capienti. In esse vi era un liquido poco denso e fluido, rapido a esalare se non si tiene chiuso, era…
Come dice?
Signore, glielo ripeto, il liquido, insomma… davvero non comprende?
Va bene si avvicini, glielo sussurrerò in un orecchio: il senno perduto dall’uomo.
Hm, ora ha capito?
Nelle ampolle c’era il senno, l’accortezza. Il criterio umano! Signore mio! Cosa insegneranno mai nei vostri istituti…
Mi scuso. Certamente gliela concedo, una ultima domanda.
Oh, lei desiderava sapere cosa ne è oggi, della mia valle. Mi perdoni, mi sono fatto prendere dalle parole… La valle è ancora detta del Kay-bet anche se da breve tempo è stata ricostruita.
Afflitto? Oh, no no signore, non è stata distrutta. Gli operatori l’hanno solo riadattata ai nuovi bisogni; le ampolle del senno perduto sono ormai spostate su un altro pianeta, non sapeva? Secondo il contratto, da almeno tre centinaia di anni del vostro calendario noi gestiamo tutto un altro tipo di ambito: gli orizzonti.
Sì, esattamente, gli orizzonti umani signore. Mondo assai complesso che non so quale altro pianeta potrebbe mai gestire meglio. Chiaramente teniamo agli usi e alla storicità del luogo e per questo motivo li custodiamo ancora con il metodo delle ampolle.
Potessi – mi creda – le avrei portato una fotografia della nostra valle, mai vista così fiorente. Il senno perduto aveva tonalità di nero opaco o al più un grigio fumoso… gli orizzonti umani sono tutto un altro paio di ampolle; hanno fatto gli ultimi lavori proprio l’anno scorso, diversi esperti venivano a giorni alterni a scavare e fare spazio, dare aria… insomma ad allargare gli orizzonti. Si dice così, no?
Io sono sempre stato un essere piuttosto scettico devo ammetterlo, ma dopo quei lavori le ampolle colorano le nostre montagne con le tonalità più disparate: dal rosa al viola, dal blu al verde brillante. Tonalità calde di rosso, arancione, giallo… mai avrei creduto che l’uomo avess… Ecco, guardi! Vede dalla finestra il sole che… come dite voi? Scende? Affonda? Insomma, avete capito… lo vedete? Diverse ampolle hanno esattamente quei colori là. Straordinaria, incredibile coincidenza.
Lei sa dirmi qualcosa a riguardo?
Sa, io so meno di quanto dò a vedere e vedo più di quanto posso raccontarle.
Signore? ♦︎