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Alla fine sono arrivate. Nella giornata di martedì, a una settimana esatta dalla richiesta di fiducia in Senato, l’avvocato del popolo è salito al colle, tornando ad essere almeno per il momento un semplice avvocato di periferia.
Sette giorni in cui il Paese si è trovato non soltanto senza una guida, bensì con un leader interessato alla sua sopravvivenza. Sette giorni che potevano essere discriminanti nella gestione della pandemia, mentre l’unica cosa che si è riusciti a ottenere è stato non perdere il vessillo italiano alle prossime olimpiadi (importante risultato, non fosse che solo e sempre per colpa loro l’Italia poteva restare senza bandiera).

Sette giorni nei quali tutto si è fermato, per sapere quanti responsabili avrebbe attirato a sé il governo Conte II. Non è dato sapersi quanti ne fossero stati racimolati. Certo è che tra chi ha votato la fiducia sapendo di non prendere parte alle future sedute del Senato e chi ha temporeggiato oltremodo, di irresponsabili ne abbiamo trovati a bizzeffe.

Conte martedì è salito al colle. Forse avrà un reincarico, forse si sceglierà un’altra strada. Il voto sicuramente verrà rimandato, ma in fondo, votare in pandemia è pericoloso (Chissà come mai però le comunali del 2021 ancora non hanno pensato di posticipare. Forse sperano in una bassa affluenza anche del coronavirus). Speriamo però che, almeno per questi sette giorni, la colpa del peggioramento della situazione non venga sbolognato ancora una volta alla popolazione. Perché più che ironico, questa volta, sarebbe più che altro criminale.