Quando marito e moglie prendono la decisione di mettere su casa insieme, molte volte si tendono a dare per scontate molte cose. Sostanzialmente, perché la decisione su di essere compete ad altri: la società produttrice di mattoni, quale miscela corretta dare al calcestruzzo e da quale azienda agricola comprare i sementi per quel bellissimo prato verde da fare di fronte a casa. Generalmente, viene scelto un terreno e si commissiona un progetto (oppure, ne viene scelto uno già pronto), e tutto il resto viene delegato ai tecnici ed ai costruttori edili.
Quello che sta facendo in Parlamento Giuseppe Conte è esattamente l’opposto. In prima battuta sono stati scelti (o meglio, si stanno scegliendo) i Costruttori sui quali l’Italia dovrà fare affidamento per la tenuta del Governo. I termini dell’accordo, gli obiettivi a cui tendere e gli ideali comuni alla base sono stati lasciati soltanto ad un secondo momento, scavalcando quello che dovrebbe essere il naturale ordine delle cose.
E tutto il resto? Al momento, siamo ancora fermi a quello che banalmente potrebbe essere definito come un “Boh, si vedrà”; nonostante una pandemia in corso; nonostante intere famiglie sul lastrico; nonostante la distruzione di quello che doveva essere uno stabile futuro. E questo approccio, purtroppo, non è assolutamente tollerabile, soprattutto se si è alla guida di quel Paese che più di tutti gli altri può essere definito come la culla della società Occidentale. E soprattutto, se nelle logiche degli scontri di palazzo vengono messe da parte le esigenze della popolazione in un periodo drammatico come quello attuale, nella semplice speranza che i cosiddetti costruttori non concludano anzitempo il proprio mandato.