Il buco nell’ozono è sulla buona strada per chiudersi completamente. Se le politiche attuali rimarranno in vigore, si legge in un rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale, entro il 2040 lo strato di ozono dovrebbe tornare ai livelli precedenti la formazione del ben noto ‘buco’ – fatta eccezione per le regioni polari artica e antartica, per le quali bisognerà attendere rispettivamente il 2045 e il 2066. Traguardo possibile – e impensabile, fino ai primi anni 2000 – solo grazie alla decisione di molti Paesi di bandire l’utilizzo delle sostanze chimiche che distruggono l’ozono.

Il rapporto quadriennale del gruppo scientifico che si occupa di sorvegliare il buco nell’ozono conferma che negli ultimi trent’anni gli sforzi hanno prodotto risultati significativi. «Che il recupero dell’ozono sia sulla buona strada – ha dichiarato Megum Seki, segretaria esecutiva per l’ozono del programma delle Nazioni Unite – è una notizia fantastica. Le valutazioni e le revisioni intraprese dal gruppo sono una risorsa vitale che aiuta a informare i responsabili politici e decisionali».

buco nell'ozono
Illustrazione di Andrea Ghiglia

Dopo l’allarme lanciato nella seconda metà degli anni ’80, il buco nell’ozono è andato gradualmente ricucendosi grazie soprattutto al Protocollo di Montreal. Si tratta di un accordo internazionale siglato nel 1989 per proteggere lo strano di ozono dalle sostanze chimiche che lo riducono. Lo sforzo congiunto dei Paesi firmatari ha permesso di ridurre del 99% il rilascio in atmosfera di composti come i CFC (clorofluorocarburi), in passato largamente usati come solventi e refrigeranti. I CFC sono stati i principali artefici del buco nell’ozono, oltre a essere responsabili dell’effetto serra: l’intervento sul buco nell’ozono, dunque, ha permesso di contrastare anche i cambiamenti climatici legati all’aumento di temperatura. A oggi, il Protocollo di Montreal rappresenta uno degli accordi sul clima di maggior successo.

«Quella sull’ozono costituisce un precedente per le azioni sul clima» ha affermato il segretario generale dell’OMM Petteri Taalas. «Il successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e limitare l’aumento di temperatura».

Gabriele Olivo
Direttore editoriale. Sono nato a Torino nel 1997. Laureato in ingegneria aerospaziale, scrivo di scienza, attualità e letteratura per alcune riviste online. Ho frequentato il master in tecniche della narrazione alla Scuola Holden. Coltivo interessi disparati.

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