La nuova frontiera dello scontro tra Occidente e Russia si chiama Sahel ed è la regione più instabile del pianeta.
Eccoci nuovamente qui, al tavolino riservato per il nostro appuntamento mensile. Oggi intraprenderemo un piccolo viaggio all’interno di un argomento ostico, articolato, legato al passato ma saldamente ancorato all’attualità. Per addentraci al meglio in questo viaggio, e comprendere il calderone geopolitico del Sahel, dobbiamo però fare un piccolo passo indietro e fare una premessa.
Il Sahel: l’inferno sulla terra
Il Sahel è una lunghissima fascia di terra che attraversa orizzontalmente tutta l’Africa, lasciandosi a nord il deserto del Sahara e a sud la savana. Questa striscia di terra è però anche il confine tra l’Africa nera e quella berbera, fattore che dona a questa regione la caratteristica dell’instabilità. L’area è infatti da sempre terra di scontri tra le varie etnie tribali presenti. Ciò ha permesso l’instaurarsi, da parte delle potenze coloniali europee, di un modus operandi tutt’altro che sconosciuto: il divide et impera. Situazione vista e rivista, che però da il via libera al controllo serrato della regione (e di quasi tutto il continente). La scintilla scatta proprio alla fine del periodo coloniale, quando la Francia incomincia a concedere l’indipendenza ai vari stati della regione; la mancanza di un governo centrale forte e le divisioni territoriali imposte hanno riacceso antichi rancori.
Oggi il Sahel è considerato una vera e propria bomba ad orologeria. Estremismo islamico, crescita demografica, economie nazionali allo sbaraglio, mancanza di servizi essenziali e assoluta assenza di democrazia sono solo alcune delle peculiarità che rendono quest’area un vero e proprio girone dantesco sulla terra. Questo fa sì che il Sahel sia oggi terreno fertile per organizzazioni terroristiche e criminali legate al controllo delle rotte migratorie.
Ma arriviamo al punto principale del nostro viaggio, ovvero che ormai queste organizzazioni hanno raggiunto un livello di influenza tale da sostituire gli Stati nelle loro funzioni principali. Questi Stati si trovano così costretti a richiedere l’intervento militare proprio di quella potenza europea che, almeno dal punto di vista del controllo economico, non ha mai abbandonato del tutto l’area: la Francia.
La Francia e il Sahel: le missioni militari
La Francia, che considera la regione un obiettivo strategico di assoluto rilievo per lo sfruttamento delle risorse minerarie presenti, non si lascia sfuggire l’occasione e nel 2013 incomincia ad inviare truppe e materiali.
Il target principale sono i gruppi terroristici islamici che tengono sotto scacco l’area, nemici giurati degli Stati afferenti al G5 Sahel. Il problema principale è che gli appartenenti a questi gruppi terroristici sono bravissimi nel mimetizzarsi tra i civili, l’alto tasso di corruzione delle amministrazioni locali poi non è certamente un punto di forza. Queste missioni, fatta una bilancia costi/benefici (in cui i benefici sono i risultati raggiunti) si dimostrano troppo dispendiose per le casse francesi. Così Parigi, con la stampa nazionale inferocita e più di cinquanta militari morti, prende la decisione di chiudere la missione. Così il nuovo governo golpista del Mali, perfettamente consapevole di non essere in grado di mantenere il controllo del paese senza il supporto di una potenza, andati via i francesi si getta a capofitto tra le braccia della Russia.
La Federazione Russa in Mali: l’arrivo della Wagner
Con l’arrivo della Russia non potevano che arrivare i contractor dell’ormai arcinoto Gruppo Wagner. C’è da dire che la presenza dello Zar in Africa non è di certo una novità, anzi è presente nel continente da ben prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica: quando la Russia sosteneva economicamente e militarmente i vari movimenti socialisti che si ponevano in contrapposizione ai governi filo-occidentali. Oggi però la questione socialista è dimenticata, non c’entra più nulla, quello che interessa a Mosca sono le abbondantissime risorse presenti nel Sahel. Soprattutto dopo l’imposizione delle sanzioni alla Federazione Russa, prima nel 2014 a seguito dell’occupazione della Crimea, poi nel 2022 per l’invasione dell’Ucraina.
Così le aziende di sicurezza privata russe, Wagner in primis, tramite il sostegno ai governi locali aprono i cancelli alle aziende strategiche. Queste ultime si accaparrano così le risorse minerarie e gli idrocarburi riuscendo ad aggirare senza troppi disturbi e troppo scalpore le sanzioni occidentali.
Il Cremlino ha stretto legami in particolare con il Mali; il governo golpista di Goitu infatti, in cambio dei mercenari della Wagner e di attrezzature belliche, si impegna a versargli l’equivalente di duecentoventi milioni di dollari all’anno. E ovviamente assicura a Mosca, in modo esclusivo, lo sfruttamento delle risorse minerarie del paese, tra cui oro e diamanti).
Il Gruppo Wagner
È una delle principali compagnie militari private russe. Le sue origini non sono del tutto chiare, ma le sue attività hanno lasciato tracce in giro per il mondo da ben prima della sua presentazione nel 2014. Nato per mano dell’ex colonnello dell’intelligence militare russa Dmitriy Utkin, oggi è di fatto un reggimento non ufficiale delle Forze Armate della Federazione Russa. La sua affiliazione alle forze governative, pur non essendo pubblicizzata in alcun modo da nessuno, è provata dai compiti che gli sono affidati e da alcune piccole caratteristiche che una società privata non affiliata al governo non potrebbe mai avere: ne è un esempio la cancellazione, per coloro che si arruolano nel gruppo, delle condanne penali (dopo almeno sei mesi di servizio continuativo).
Il Gruppo Wagner, diventato famoso dopo l’invasione russa della Crimea nel 2014, raggiunge il suo massimo splendore nel 2022 quando incomincia a svolgere i compiti sporchi per conto del Cremlino nell’operazione militare speciale ai danni dell’Ucraina.
In conclusione
Vicende come questa ci insegnano una cosa che spesso fingiamo, per convenienza, di dimenticare: non esistono interessi buoni e interessi cattivi, esistono solo gli interessi. Dietro gli interessi però ci sono persone, alcune dalla parte fortunata e altre dalla parte sfortunata. Quelli sfortunati però, gli oppressi e i soggiogati, sono quasi sempre gli stessi: persone senza nessuna colpa, se non quella di essere nati nella parte sud del pianeta.