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La regina delle nevi, dopo un primo focus sull’animazione italiana, ci conduce al sesto appuntamento con #animazione115. In questo articolo daremo un’occhiata, il più possibile approfondita, al film di Lev Atamanov (uno dei grandi padri dell’animazione russa). In conclusione il consueto breve focus sullo stato dell’arte in quel decennio (in casa Unione Sovietica).

Un cicchetto di trama

Kai e Gerda. Fotogramma de: La Regina delle nevi © 1957 Lev Atamanov/Sojuzmul'tfil'm
Kai e Gerda. Fotogramma de: La Regina delle nevi © 1957 Lev Atamanov/Sojuzmul’tfil’m

I giovani Kai e Gerda sono due amici che vivono l’uno di fronte all’altra. Un giorno la Regina delle nevi scatena una terribile tempesta che raggiunge la città dei due amici. Kai viene colpito da una scheggia dello specchio maledetto della terribile sovrana: al giovane si gela il cuore e diventa insensibile, in certi momenti perfino crudele. A separare ulteriormente i due amici sarà la regina stessa che, giunta nel loro paese, rapirà il ragazzo.

Gerda, parte allora alla volta dell’inaccessibile palazzo della regina. Nel corso del suo viaggio troverà molti ostacoli ma altrettanti aiuti che le permetteranno di affrontare e vincere l’algida e terribile donna, liberare il fratello e quei territori caduti nella morsa del malefico gelo.

Breve contestualizzazione storica

Il film di Lev Atamanov, prima di addentrarci nei suoi vari aspetti, va inquadrato innanzitutto dal punto di vista storico.

La regina delle nevi esce nei cinema dell’Unione Sovietica il primo novembre 1957, poco meno di un mese dopo il lancio del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1, in un periodo di disgelo dell’Unione Sovietica situato tra il 1953, anno della morte di Stalin, e il 1964 quando al potere era Nikita Chruščёv.

Durante questo periodo in URSS si cominciò ad abbandonare il culto della personalità e ad avviare politiche di destalinizzazione. In politica estera si cominciò a puntare a una pacifica coesistenza, particolarmente con gli Stati Uniti (anche se, come i più sapranno, le cose non durarono a lungo).
Dopo aver dato un sommario quadro storico torniamo ad analizzare brevemente il film di oggi.

Fotogramma de La Regina delle nevi © 1957 Lev Atamanov/Sojuzmul'tfil'm
Fotogramma de: La Regina delle nevi © 1957 Lev Atamanov/Sojuzmul’tfil’m

La regina delle nevi. Un brevissimo focus

Il film di Atamanov è uno dei film d’animazione russa e sovietica più conosciuti. Un piccolo saggio di bravura che coniuga al meglio una sapiente struttura narrativa ad animazioni efficaci; al design dei personaggi è affidato il ruolo di ciliegina sulla torta.

La regina delle nevi scorre piacevolmente davanti agli occhi grazie a un susseguirsi di azioni e scene di più ampio respiro in cui animazioni semplici ma suggestive accompagnano lo spettatore lungo tutto il racconto.

La perfetta complicità fra la colonna sonora di Artemij Ajvazjan e la fotografia di Michail Drujan offrono scene di un certo spessore artistico.
L’arrivo della tempesta di neve, la sequenza al palazzo della principessa e la successiva scena della cavalcata a dorso di renna che conduce allo scontro fra Gerda e la Regina sono scene davvero ben realizzate.

L’animazione russa degli anni ’50

Come abbiamo accennato all’inizio del paragrafo precedente gli anni ’50 per l’URSS sono anni di apertura verso il mondo oltre la Cortina di Ferro con un maggior afflato di libertà rispetto al duro periodo di regime di Stalin (termine sempre e comunque da prendere con le dovute pinze quando parliamo di Unione Sovietica).

Arte e cultura riescono ad avere un discreto spazio di manovra tra le maglie della censura e anche l’animazione dona ai sovietici, e al resto del mondo, animatori ancora oggi conosciuti e apprezzati.

Un poker interessante

Il primo nome da citare non può che essere Ivan Ivanov-Vano (1900-1967). Uno dei grandi padri dell’animazione russa, attivo fin dagli anni 20 (il primo accredito alla regia nel 1927 come co-regista per Senka l’africano) negli anni ’50 era ormai un affermato veterano dell’animazione (nonché un ‘fedele osservante’ dell’ideologia del Partito).
Nel corso del decennio, quando ormai aveva abbracciato il genere fiabesco, realizzò tre lungometraggi: Biancaneve (1951), I dodici mesi (1956) e Le avventure di Pinocchio (1959).
In questi film la coerenza stilistica è evidente con una grande attenzione che abbraccia la cultura russa di un tempo con le sue immagini stilizzate, il savoir faire dei libri illustrati e una ‘russificazione’ dell’animazione Disney.

Lev Atamanov (1905-1981) forte dell’esempio dell’uomo di cui sopra, diede allo schermo principalmente opere legate alla letteratura. Da: Il fiore scarlatto (del 1952, dalla famosa fiaba La Bella e la Bestia), passando per L’antilope d’oro (del 1954 e che prende spunto da alcuni racconti indiani) e arrivando al 1957 con il film perno di questo articolo, Atamanov deve molto a Vano in fatto di stile ma è meno forte di lui come narratore e tende maggiormente al pathos.

Interessante è il lavoro delle sorelle Valentina (1899-1975) e Zinaida Brumberg (1900-1983). Oltre a lavorare come animatrici di vari mediometraggi di fantasia, basati in alcuni casi sulla letteratura russa (come per La lettera perduta del 1945, da una novella di Gogol), si prodigarono principalmente nella produzione di film didattici.

Chiudiamo questo focus storico con Mikahil Tsekhanovskij (1899-1965) che si destreggiò fra adattamenti dalla letteratura e cinema per bambini. Alcuni suoi lavori sono: Il racconto sul pescatore e il pesce (1950), La principessa rana (1954) e La ragazza della giungla (1956)

Chiacchiere da bar

Per chi non fosse mai entrato in contatto con l’animazione russa: La regina delle nevi è un buon punto di partenza. Uno fra i più conosciuti punti di partenza da cui cominciare a conoscere il florido mondo animato russo.

Oltre ad Atamanov, per i curiosi abbiamo citato anche altri nomi nei paragrafi precedenti. Non possiamo fare altro che invitarvi ad approfondire le loro opere e a cercare i lavori di altri grandi animatori di quelle zone.

Il prossimo appuntamento con #animazione115 ci vedrà tornare negli Stati Uniti: vi aspettiamo.