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L’editoria italiana oggi è cieca e vecchia. Sta seduta sulle sue convinzioni e soffre di un serio problema di vista. Riesce a vedere solo ciò su cui appoggia le natiche e rifiuta qualsiasi tipo di lente che le permetterebbe di osservare l’evoluzione e gli interessi dei nuovi lettori. Ma un sistema che non guarda al futuro è un sistema destinato a morire.

Lavorare in una libreria indipendente con titolari ultrasettantenni significa sottostare a chi pensa ancora che il libraio debba conoscere i volumi alla pari di un apicoltore che vende il suo miele. Oltre a dover leggere le prime quaranta pagine di ogni novità in arrivo, la titolare Angela Manzoni obbliga le sue dipendenti a un interrogatorio settimanale, attraverso la classifica editoriale de La lettura. Come su un mappamondo muove il dito per poi atterrare su un punto preciso. Seguono le domande: «Di cosa parla?» e «Su che scaffale si trova?». L’interrogata, per due anni, sono stata io.

Il gioco della titolare, unito all’esperienza diretta con il pubblico e la vendita, mi ha permesso di costruirmi un’idea precisa delle vendite in Italia, ma soprattutto di rendermi conto di un grande problema: l’editoria italiana soffre di un grave caso di cecità dovuta ad anzianità.
Si rifiuta con ostinazione di osservare l’evoluzione della lettura in Italia e gli interessi delle nuove generazioni. Questa vecchia cieca si giustifica dicendo che i giovani non leggono, salvo poi meravigliarsi quando un libro, finendo sul BookTok, ribalta i numeri delle classifiche. Ma chi sta su TikTok? Spoiler: ci stanno i giovani. Doppio spoiler: i giovani leggono. Triplo spoiler: i giovani non leggono quello che piace a lei, anzi, a molti piace il fantasy. Fantasy. Lemma che sul suo dizionario reca: genere bandito da qualsiasi possibile considerazione letteraria. Se può, la vecchia non pubblica fantasy a meno che non sia obbligata. Preferisce sempre le saghe familiari ambientate al sud, possibilmente con due amiche protagoniste che crescono in mezzo a violenza e soprusi. Dice niente?

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L’editoria italiana è una vecchia cieca

È innegabile che queste storie vendano, ma bisogna anche chiedersi a chi. E la risposta è: l’amica della vecchia: la signora ultrasessantenne con le perle alle orecchie. Lungi da me discriminare le abbienti dame, ma è evidente una falla significativa nel puntare tutto su questo target: ci si lascia indietro i nuovi lettori e i nuovi scrittori. Un esempio significativo è il caso di Erin Doom. Secondo l’ANSA è il suo è stato libro più venduto in Italia nel 2022. Doom è la scrittrice italiana del fantasy Il fabbricante di lacrime, che per trovare spazio nel mondo editoriale si è dovuta auto pubblicare, presentandosi con uno pseudonimo internazionale.

La domanda è: vecchia, respiri ancora? Lei riprende fiato, controbatte evidenziando la ‘scarsa’ qualità di questi «libri virali del TokTok», e sostiene che Cesare Pavese sia meglio. Ma si è dimenticata che la passione per la lettura si costruisce amando ciò che si legge, e che pian piano i grandi classici probabilmente arrivano. Finiva che Angela a fine giornata mi faceva sistemare le poche copie rimaste negli scaffali dei young adult, pieni di auto pubblicati e autori stranieri. E io che con tristezza mi chiedevo se davvero in Italia non ci fosse qualcuno con una storia da raccontare.


Illustrazione di Matteo Galasso