Siamo nel 2022 eppure ci sono tante persone convinte del fatto che il catcalling non esista. A quanto sembra sono solo semplici apprezzamenti, senza alcun intento di molestia. Ma parole e gesti, totalmente non richiesti, non fanno piacere e, anzi, si tramutano spesso in violenza psicologica nei confronti della vittima.
Non voglio risultare sessista, non voglio classificare vittima e carnefice a seconda del loro sesso. Tuttavia, le percentuali, i dati e le statistiche non mentono: la maggior parte delle vittime di catcalling sono donne. E dalla parte del molestatore ritroviamo spesso un uomo. Non tutti gli uomini, certamente; solo quelli che non hanno ricevuto un’educazione e che sono convinti che fischiare a una donna, come fosse un cane, sia un complimento da apprezzare.
Il catcalling è un po’ un termine ombrello che raggruppa tanti gesti: commenti indesiderati, strombazzi, fischi, avance sessuali, insulti e commenti che fanno riferimento a etnia, religione, classe sociale, disabilità, sessualità, identità. Milioni di donne subiscono catcalling giornalmente e, mi duole dire, molte di loro sono letteralmente bambine, vittime di un sistema che fallisce miseramente ogni giorno nel condannare certi comportamenti. Per saperne di più sull’argomento ti lascio un altro articolo firmato NoSignal (CLICCA QUI).
In Belgio, due artisti hanno creato un’installazione artistica che rende perfettamente cosa significa sentirsi tanti sguardi viscidi addosso mentre si cammina, contornati dagli immancabili commenti non richiesti. Frédéric Durieu e Nathalie Erin hanno realizzato l’opera, Masculine Poetry, pensando alle esperienze della loro stessa figlia. I due artisti hanno messo tutta la loro rabbia e frustrazione in questa installazione e hanno chiamato all’appello specialmente gli adolescenti, affinché possano capire cosa si prova e imparare a non adottare quegli atteggiamenti che vengono ancora presi troppo poco seriamente, o anche ignorati, nella maggior parte del globo. È un’esperienza che ti cambia.
Per gli uomini c’è la realizzazione, per le donne la consapevolezza di poterne parlare
L’installazione in cosa consiste? In delle proiezioni che si attivano attraverso dei sensori nel momento in cui un visitatore passa accanto alle pareti della stanza buia. Gli uomini proiettati ti osservano e ti parlano, mettendoti profondamente a disagio e facendoti immedesimare in una vittima di catcalling. Un’esperienza da brividi che si conclude con una voce femminile che dichiara duramente “Io sono tua madre, sono tua sorella, sono la tua fidanzata“.
Si sentono troppo spesso notizie in cui una donna viene uccisa a seguito di apprezzamenti non ricambiati. E il catcalling si condanna troppo poco, perché, chi dovrebbe condannarlo, non comprende la paura dell’uscire da soli, specialmente la sera; l’accelerare il passo e far finta di parlare al telefono mentre si sorpassa un gruppo di uomini. Non sa cosa significa avere la costante paura di non tornare più a casa, o di tornarci traumatizzata. Non sa che effetto fanno quegli sguardi che ti squadrano da testa a piedi, anche se sei uscita di casa con un pigiama sporco di gelato.
La convinzione che siano le donne ad attirare questi molestatori attraverso un atteggiamento e un abbigliamento “provocatori” è uno dei tanti motivi per cui le vittime hanno paura di parlarne. Perché da vittima si diventa colpevole. Si cerca la molestia.
Per fortuna la sensibilizzazione sul catcalling aumenta di anno in anno e ci sono tantissime persone che si aiutano a vicenda. Le pagine che mi sento di consigliare maggiormente, di cui lascio il link alle pagine Instagram, sono @donnexstrada e @violawalkhome. Grazie alle loro amministratrici, disponibili h24, c’è l’opportunità di sentirsi più sicure fuori casa, parlando attraverso delle dirette Instagram (@direttexstrada).
Essere donna significa anche questo.