Storica vittoria alle elezionidello Sinn Fein, il partito che da sempre lotta per l’unificazione dell’Irlanda. Ma la strada verso il referendum per l’indipendenza dal Regno Unito pare ancora lunga e le divergenze interne al popolo irlandese rischiano di riacutizzarsi

Le elezioni del 2022 in Irlanda del Nord hanno già conquistato il diritto a essere ricordate negli annali. Il risultato è, infatti, storico. Una prima volta che non era mai accaduta da quando il territorio dell’Ulster era stato proclamato Repubblica indipendente dall’Eire nel 1929.

A vincere le elezioni novant’anni dopo, infatti, è stato il partito repubblicano dello Sinn Fein, tradizionalmente il più agguerrito nel promuovere il distacco dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito e la riunificazione con l’Eire.

27 i seggi conquistati dai repubblicani. 2 in più rispetto a quelli ottenuti dal Dup, il partito unionista che negli ultimi anni aveva sempre detenuto la maggioranza parlamentare. Dei restanti seggi, per un totale di 90, molti saranno probabilmente occupati dai rappresentanti di Alliance. Quest’ultima è compagine centrista, disinteressata alla storica dicotomia fra unionisti e repubblicani caratteristica della politica nord irlandese.(https://www.open.online/2022/05/07/irlanda-nord-elezioni-vittoria-sinn-fein/)

Questo il verdetto delle urne giunto domenica 8 maggio. Esito parziale e ancora non definitivo.
Lo spoglio dei voti in Irlanda del Nord, infatti, è un’operazione molto lunga. Gli elettori hanno la possibilità di indicare sulle schede una lista di più nomi di candidati, ordinati in base alla preferenza. Gli scrutatori possono, quindi, ridistribuire i voti tra le varie persone indicate nella lista, a seconda dei punteggi di ciascuno. Una complessa operazione di riconteggio che richiede molto tempo e allunga di molto l’uscita del definitivo esito.

Nonostante ciò, la vittoria dello Sinn Fein è sicura. E molto probabile è anche il nome del rappresentante dei nazionalisti che ricoprirà la carica di primo ministro.
Il giorno in cui il mondo festeggiava le mamme, è stata proprio una donna, divenuta madre a 16 anni, ad avere la forza e la determinazione per ottenere questa storica vittoria.
Michelle O’Neal. Questo il nome della leader che ha guidato lo Sinn Fein al successo. Questo il probabile nome di colei che guiderà come primo ministro l’Irlanda del Nord.

Nulla ancora certo, però, nel complesso sistema politico nordirlandese.

Oltre alle lungaggini per il riconteggio dei voti, infatti, servirà, probabilmente, molto tempo anche per formare il nuovo governo.
Gli esponenti del Dup con i quali il gruppo della O’Neil dovrebbe condividere la guida del Paese, potrebbero infatti rifiutare la collaborazione.

Inoltre, il posto di primo ministro nell’Ulster non è occupato da una singola persona, ma da due rappresentanti con pari poteri. Questo sistema duale fu introdotto dal 1998, con i Patti del Venerdì Santo.

La finalità è quella di permettere una coesistenza bilanciata fra i due principali gruppi in cui si divide il popolo nordirlandese, i nazionalisti repubblicani e gli unionisti.
Uno strumento ideato per placare la violenza che questa dicotomia ha portato per anni nel territorio dell’Ulster, lasciando dietro di se una lunga striscia di sangue.

Un sistema ottimo nelle intenzioni. Ma, anche, un grande rischio di empasse politico e ingovernabilità qualora non vi sia collaborazione fra due forze di idee così divergenti.

La storia dello Sinn Fein

Lo Sinn Fein nasce nel 1905. Da subito si propone come partito indipendentista, repubblicano e democratico. La sua ideologia sposa, sin dall’inizio, i temi del socialismo.
La sua storia politica è connotata dall’alternanza fra periodi di grande successo e periodi di crisi. Questi ultimi sono legati alle vicende negative che colpirono l’intera Irlanda, quali la crisi economica dei primi del 900 e la guerra di indipendenza.

In particolare è a seguito del Patto di Londra che i malumori generatisi all’interno del partito ne provocarono lo sfaldamento. Nacquero, così, diversi rami, caratterizzati da ideologie più estremiste.

A seguito della guerra di indipendenza e della nascita della Repubblica di Irlanda, lo Sinn Fein ottiene la maggioranza all’Assemblea. Ma il consenso nato intorno al partito ha vita breve. Nel ’32 la grave crisi economica lascia, nuovamente, profonde ferite nella compagine. Lo Sinn Fein perde le elezioni. I suoi esponenti sono i principali capri espiatori della situazione in cui verte l’isola.

Da questo momento in poi la storia del partito in Eire è caratterizzata da molti alti e bassi. Ma è solo negli ultimi anni che lo smalto dello Sinn Fein torna a brillare e i suoi rappresentanti a incassare le preferenze degli elettori.

Nell’Irlanda del Nord lo Sinn Fein è stato, da sempre, considerato di fatto l’organo di rappresentanza politica dell’IRA. L’Irish republican army è l’organizzazione terroristica che si è battuta per l’indipendenza dalla Gran Bretagna nel corso della sanguinosa guerra civile iniziata nel 1961 e conclusasi con gli accordi del 1998.

Da quel momento lo Sinn Fein ha continuato a mantenere il suo posto all’interno dell’Assemblea come partito di opposizione.
Fino a giungere alla storica vittoria del 2022.

Lo Sinn Fein è, da sempre, il partito che si è battuto più strenuamente per la riunificazione dell’Irlanda. Ma un distacco dellUlster dalla Gran Bretagna e un suo ricongiungimento con l’Eire non è un evento che può accadere dall’oggi al domani.

Le pressioni per un’indipendenza dal Regno Unito sono molto forti, e non solo in Irlanda.
Considerando la forte voglia di autonomia che si sta facendo sentire anche in Scozia, si può paventare un futuro sfaldamento della Gran Bretagna.

E, la tanto desiderata Brexit, ha solo soffiato maggiormente sul fuoco.
Le difficoltà di approvvigionamento di beni di prima necessità, l’aumento dei costi dei prodotti e la contemporanea riduzione dei posti di lavoro hanno accentuato il malumore. Specialmente in Irlanda del Nord, dove la Brexit è stata una delle cause del crollo dei consensi per il DUP.

Ma proprio sui temi della disoccupazione, del rincaro dei prezzi e, in generale, sui problemi che l’Ulster si trova ad affrontare a livello sociale, si è concentrata la campagna della O’Neil.
I pensieri che assillano l’Irlanda del Nord in questo momento storico sono ben altri rispetto all’indipendenza dalla Gran Bretagna.

Questa la priorità anche secondo i membri dello Sinn Fein, almeno da quanto annunciato in campagna elettorale.

Il ritorno dei troubles

Inoltre, vi sono analisti che sottolineano come il partito si sia rinnovato nell’organico rispetto ai tempi bui degli attentati e della guerra civile. I notori anni dei troubles.

I nuovi giovani membri sarebbero lontani da quella mentalità e la ventata di freschezza portata loro nello Sein Feinn sarebbe un’altra rivoluzione storica rispetto al passato.
Ma non si dimentichi che appena un anno fa lo spauracchio della guerra civile tornò a bussare alle porte dell’Irlanda del Nord. (https://nosignalmagazine.it/troubles-again/)

Se è vero che la nuova generazione non ha vissuto i troubles, è altrettanto certo che non ha provato sulla propria pelle l’orrore di quel sanguinario periodo. E non lo teme, forse, abbastanza.
Una silenziosa propaganda serpeggia fra i più giovani, fra i bambini anche. E sibila loro nell’orecchio instillando un sentimento di odio nei confronti di chi ha idee diverse.

Nell’Ulster vi è ancora chi sembra sperare tornino gli anni della guerra civile e remi contro l’unità del popolo.

Dunque pare ancora lontano il giorno del referendum. Pare che, per il momento, non sia destino vedere l’Irlanda riunificata. Forse, neppure lo scenario futuro migliore.

Le parole della scrittrice dublinese Catherine Dunne sono, a mio avviso, l’augurio migliore per l’avvenire di questo travagliato Paese.

La speranza non è quella di vedere un Irlanda unita geograficamente, ma di vedere un popolo coeso ideologicamente. Persone capaci di accettare le differenze e percepirsi uguali. Appartenenti a uno stesso destino, malgrado il confine che le separa. (Intervista su La Stampa del 09/05/2022)

Sarebbe un bel traguardo e un grande esempio per il mondo intero.

Emanuele Ligorio
Laureato in economia, con un forte interesse per la storia e la geopolitica. Gran appassionato di arti marziali, escursionismo, corsa, bici e dedito allo sport a tempo pieno. Il resto della giornata lo dedico, oltre che al lavoro da impiegato, agli altri miei hobby, la lettura, la scrittura e la cura del frutteto di famiglia. Se vi state chiedendo come fanno a bastarmi 24 ore per fare tutto...la risposta è che non mi bastano.

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