A ‘tu per tu’ con il noto compositore in occasione dell’uscita del suo ultimo album
A pochi giorni dall’uscita del suo ultimo album dal titolo “The Summer Portraits” e in partenza per un lungo tour mondiale che dall’Europa lo porterà in Thailandia, Corea del Sud e Giappone per poi tornare nel vecchio continente, ho avuto l’onore di incontrare, nella sua casa di Dogliani, Ludovico Einaudi. Compositore e pianista piemontese di fama mondiale, nel 2024 è stato il terzo artista più ascoltato al mondo su Spotify e i suoi tour sono sempre sold out.
Buongiorno e grazie per aver accettato la mia richiesta. Partiamo dalle origini: come si è avvicinato alla musica?
“Grazie a te per l’interesse. Mi sono avvicinato al mondo della musica grazie a mia madre, che suonava il pianoforte, a casa; amava suonare principalmente musica classica e alcune canzoni francesi per bambini. Inoltre con lei e le mie sorelle ascoltavo diverse musiche con il giradischi e questo ha fatto sì che io sentissi musica quotidianamente. Con il passare del tempo però fu il pianoforte a rapire la mia anima e ad entrarmi nel cuore”.
Quali sono stati i suoi primi esperimenti musicali?
“Nel periodo in cui studiavo al Conservatorio, avevo formato un gruppo musicale e suonavamo generi musicali diversi. Sempre in quegli anni, ero seguito da un maestro, Luciano Berio, grandissimo compositore, che mi aveva spronato a scrivere dei pezzi per orchestra; successivamente ho composto anche musica per la danza, per i balletti e per il cinema. Tutti questi esperimenti hanno rafforzato in me l’idea che il pianoforte fosse la mia strada”.
In ambito scolastico, qual è stato il suo percorso?
“Terminata la Scuola media, mi sono iscritto al Liceo scientifico, ma dopo averlo frequentato per breve tempo ho capito che quella non era la scuola adatta a me; ho cambiato istituto scolastico, ma poco dopo mi sono ritirato e mi sono finalmente iscritto al Conservatorio. Successivamente, su insistenza di mia mamma, mi sono diplomato all’Istituto magistrale”.
La sua musica viene apprezzata da un pubblico vasto, sia dal punto di vista geografico che numerico, ma anche di tutte le età. Come spiega questo fatto?
“Penso che in questo meccanismo abbia giocato un ruolo importante la mia formazione: da una parte gli studi classici, dall’altra la contaminazione data dall’esplosione del pop e del rock che hanno accompagnato gli anni del mio sviluppo, della mia crescita musicale. In sostanza, credo che questo approccio spontaneo alla musica faciliti l’accesso alle mie opere a generazioni che non sono abituate a musiche più impegnative”.
Cosa pensa dei generi musicali che spopolano adesso tra i giovani, quali il rap e la trap?
“Non sono un grande estimatore del genere trap e devo ammettere di non conoscerlo in modo approfondito. Per quanto riguarda il rap, negli anni ho sentito dei lavori interessanti; mi piacciono molto le opere dei padri di questo genere musicale, quali Eminem e Kendrick Lamar”.
Sarebbe disposto a collaborare con un esponente di questo genere musicale?
“Assolutamente sì, mi piacerebbe molto realizzare una produzione con Eminem”.
Crede che l’avvento di Internet possa aver influenzato la musica? Se sì, in modo positivo o negativo?
“L’avvento di Internet ha avuto un enorme impatto sul mondo della musica: ne ha permesso la sua diffusione in Paesi in cui prima la distribuzione dei dischi non arrivava. Se oggi vado a suonare in luoghi, ad esempio il Kazakistan, senza esserci mai stato prima, e al mio arrivo il teatro è gremito di gente, significa che lo streaming è stato fondamentale, che la rete ha permesso un’estesa propagazione della musica”.
Lo scorso 30 gennaio è uscito il suo 17° album “The Summer Portraits”. Dove ha trovato l’ispirazione per questa nuova opera?
“L’ispirazione è arrivata un po’ per caso: un anno e mezzo fa ero andato con la mia famiglia in vacanza sull’Isola d’Elba; giunto nella casa presa in affitto, notai subito dei piccoli quadri, realizzati da una signora che frequentava quella dimora con la sua famiglia all’incirca nel 1950 e che ritraevano le vedute dalle finestre e angoli della natura circostante. Queste raffigurazioni mi hanno fatto pensare alle lunghe estati che io trascorrevo al mare, con mia madre e le mie sorelle, poiché mio padre ci raggiungeva per periodi di tempo più limitati. In quel periodo vacanziero era tutto paradisiaco: c’era tanta luce, il bel tempo, cibi meravigliosi. Io non avevo alcun impegno e alcun obbligo e trascorrevo le mie giornate immerso nella natura divertendomi: andavo in barca, in bicicletta, giocavo con gli amici. Quei profumi, quei sapori e quelle amicizie sono ricordi indelebili nella mia memoria e ho deciso di trarre ispirazione da loro per il mio nuovo album”.
Martina Revelli, classe 2F, IC Farigliano