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Fotogramma di: Moon Knight
Moon Knight. Fotogramma di: Moon Knight

Una miniserie di sei episodi per 50 minuti circa l’uno, per un totale di quasi cinque ore, personaggi principali ben scritti e portati sullo schermo, una colonna sonora interessante, uno scivolone a metà strada da cui ci si è ripresi in fretta e bene e una CGI un po’ “brilla”; tutto questo ma naturalmente molto altro è Moon Knight, la serie evento MCU disponibile su Disney+.

Moon Knight ( a voi il trailer)è la storia di Steven Grant, un remissivo venditore di souvenir al British Museum affetto da disturbi del sonno e da frequenti amnesie. Un giorno Steven scopre di soffrire di un disturbo dissociativo dell’identità e di condividere il corpo con un’altra personalità: Marc Spector, un mercenario dal passato oscuro e dal presente altrettanto complicato. Il mercenario ha lasciato la moglie (piombata nella vita dell’ignaro Steven) ed ora si trova ad essere l’avatar di un dio egizio: Khonshu, il dio della luna che ne ha fatto il suo Moon Knight che ha il compito di punire i colpevoli di crimini. La missione di Marc Spector/Steven Grant è quello di impedire ad Arthur Harrow e ai suoi seguaci di liberare un’altra dea egizia: Ammit, grazie al potere della quale, la setta vorrebbe estirpare il male dal mondo, eliminando tutti coloro che, anche in un lontanissimo futuro, potrebbero compiere dei crimini.
La missione è ardua e solo se Steven si lascia “possedere” da Marc dotato di maggiore forza e coraggio, sembra si possa arrivare al suo compimento.

Tra dei egizi, disturbi psichici e realtà alternative Moon Knight è un’altra serie Marvel che potrebbe permettere numerosi incastri con il resto del MCU; non resta che attendere futuri sviluppi e concentrarsi un po’ sugli aspetti tecnico-artistici di questa serie.

Mister Knight e Khonshu. Fotogramma di Moon Knight
Mister Knight e Khonshu. Fotogramma di Moon Knight

Opinioni da bar su: Moon Knight

Arthur Arrow. Fotogramma di: Moon Knight
Arthur Arrow. Fotogramma di: Moon Knight

Globalmente quest’ultima serie MCU è ben realizzata, i vari personaggi sono ben caratterizzati e, un po’ scontato ma è necessario dirlo, Oscar Isaac e Ethan Hawke tengono alto il livello di ogni singolo episodio grazie alle interpretazioni dei personaggi principali. Senza nulla togliere a May Calamawy che è centratissima nel suo personaggio, donandoci una Layla El-Faouly convincente, molto di buono di ciò che vediamo in questa serie è grazie alla bravura dei due interpreti di cui sopra, soprattutto per quel che riguarda il lavoro di Isaac sui suoi personaggi.

Marc Spector indossa il costume. Fotogramma di: Moon Knight.
Marc Spector indossa il costume. Fotogramma di: Moon Knight.

Steven Grant e Marc Spector, sono radicalmente diversi ed è proprio grazie a questo doppio che gli episodi traggono forza; al mancare di uno dei due le cose perdono di mordente (non è un caso se uno degli episodi più deboli di questa serie sia quello in cui è presente una sola personalità).
Rimanendo sempre in ambito protagonisti, il fanatico pragmatismo che Ethan Hawke mette nel suo Harrow è davvero puntuale e la regia di Mohamed Diab (che la cura nella maggior parte degli episodi) ce lo spiattella subito davanti partendo dal doloroso modo in cui il nostro cattivo indossa i sandali.
Chiudiamo la nota sugli interpreti con un plauso al sempre verde F.Murray Abraham che presta la sua voce a Khonshu: le battute centellinate non possono nascondere l’esperienza e la qualità di un veterano del settore.

Le ultime frecce all’arco di Moon Knight sono la regia e la colonna sonora. Diab e gli altri che si sono avvicendati alla direzione della serie hanno ben saputo confezionare episodi validi ogni volta (terzo episodio a parte) ma sono soprattutto quelli in cui è Diab dietro la cinepresa che la serie dà il meglio, facendo divertire lo spettatore e lanciando ami che trascinano all’episodio successivo, la colonna sonora è un valido aiuto alle azioni e in alcuni momenti chiave è coprotagonista vera della scena sia con le musiche originali di Hesham Nazih sia con pezzi d’antan come Mas alla del sol di Manuel Bonilla, un brano dagli anni 70 o dei grandi classici come Every grain of sand che introduce brillantemente il personaggio interpretato da Ethan Hawke.

I hear the ancient footsteps like the motion of the sea
Sometimes I turn, there’s someone there, other times it’s only me
i’m hanging in the balance of the reality of man
like every sparrow falling, like every grain of sand

Bob Dylan, Every grain of sand

Anche Moon Knight soffre però di alcuni aspetti critici che, per quanto non facciano saltare il godimento della serie ne intaccano la resa globale.
La CGI non sempre riesce ad essere convincente, e considerato quello cui ci ha abituato l’MCU, si rimane un po’ spiazzati in certi momenti. Chi scrive ha trovato un po’ debole il terzo episodio ALLERTA SPOILER in cui, per assurdo, accade molto ma senza la “presenza” di Steven Grant; la forza di questa serie è proprio la dualità del nostro protagonista e toglierla anche solo per poco non ha giovato FINE ALLERTA SPOILER.

Proverbiale dulcis in fundo, la scena post credit nell’ultimo episodio: senza fare spoiler, facilmente etichettabile come la più furba di tutto questo ormai mastodontico franchise.