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Si spegne a 78 anni Raffaella Carrà (Raffaella Maria Roberta Pelloni), regina indiscussa dello showbiz italiano che in cinquant’anni di carriera ha regnato in televisione, come in radio e nella musica.

Sta succedendo tutto talmente in fretta che parlare di fulmine a ciel sereno non è mai stato più appropriato. L’Italia in zona bianca che sa di ritorno alla vita dopo 18 mesi di agonia domestica, la nazionale che avanza all’ultimo atto di un Europeo capace di far rivivere quelle notti magiche attese fin troppo a lungo; tutto bello, tutto fantastico, ed ecco che all’improvviso ci lascia lei, il carrè biondo più famoso in patria (e non solo), figlia di una televisione che aveva ancora qualcosa da raccontare nei decenni di un florido dopoguerra. Raffaella come donna eclettica, completamente radicata nello star system nostrano, eppure così fuori dagli schemi.

A far l’amore ha cominciato lei, portandosi dietro tutti gli italiani che sognavano e sognano ancora una vita all’insegna del divertimento, di una spensieratezza infantile da rincorrere all’infinito, perché se è vero che il viaggio è più appagante della destinazione, con Miss Tuca Tuca hanno viaggiato sull’onda dell’entusiasmo intere generazioni.

Ripercorrere la carriera della Carrà in un articolo sarebbe impossibile, per non dire ingiusto, non basterebbe un libro per descriverla a chi, come me, non ha vissuto la sua golden age. Mi limiterò quindi a raccontarla in musica attraverso tre canzoni leggendarie, patrimonio di un’umanità che vuole cantare e ballare ancora a lungo.

TUCA TUCA (1971)

Brano accettato a fatica dalla Rai, complice un balletto malizioso ad accompagnarne le note. L’erotismo si fa eleganza in una sequenza di emozioni non adatte ai deboli di cuore. Con il suo classico vestito rosso, era difficile staccarle gli occhi di dosso. Dopotutto l’ha inventato lei.

A FAR L’AMORE COMINCIA TU (1976)

20 milioni di copie vendute nel mondo per un brano che già ai tempi risultava moderno e innovativo come pochi altri, capace di incoronare la nostra Raffaella come icona sexy indiscussa. Nel 2011 il caro Bob Sinclar ha pensato bene di remixarla in favore delle nuove generazioni. Per chi come me l’ha ballata in discoteca negli anni del liceo, il resto è storia.

TANTI AUGURI (1978)

L’inno italiano all’amore libero per eccellenza, che ha sconvolto un paese storicamente bacchettone, tramutando anime represse in coraggiosi velieri alla ricerca del desiderio. Con buona pace di chi abita da Trieste in su, mi piace pensare che questo brano abbia contribuito ad affondare antichi retaggi di un pudore perverso portato allo stremo, e all’epoca solo l’atomica bionda poteva riuscire in tale impresa.


Cara Raffaella, la tua morte non potrebbe essere più simbolica. E’ come se rappresentasse la fine di un’era in cui la televisione si poteva ancora scrivere con la T maiuscola, foriera di contenuto e intrattenimento autentici. Te ne vai in un’epoca di false regine, complici di una lobotomizzazione di massa indotta tramite talent e reality show di bassa lega. Forse era davvero arrivato il momento di andare. Non ti ringrazieremo mai abbastanza.