Il weekend del 16-17-18 settembre 2022 si è svolta la quinta edizione di Ortometraggi Film Festival, evento organizzato dall’associazione Gomboc. L’edizione quest’anno si è svolta nella splendida cornice degli Orti Generali a Mirafiori Sud, proprio nel cuore di Torino.
L’organizzazione fondata da Carlo Conversano, Matilde Ugolini e Leonardo Moiso, ci racconta di un cinema che si lega alla natura. Un cinema che mette al centro l’amore tra umanità e ambiente, attraverso la proiezione di film provenienti da tutto il mondo. Cortometraggi, documentari e film d’animazione ci mostrano storie a volte surreali, a volte delicate e oniriche, del difficile rapporto tra uomo e natura.
Oltre ai film, l’evento di quest’anno ha ospitato diversi talk, sfilata e workshop dedicati alle tematiche della sostenibilità. Nuove idee che cercano una strada per raggiungere scenari futuri da un presente incerto.
Ritorno alla natura
Interessante l’analisi proposta nel talk Scappo dalla città, le piccole comunità e il lavoro sostenibile tenutosi nella giornata di venerdì, proposto dalle associazioni Paraloup, Natworking e ItCilo.
Il focus della discussione portava in primo piano l’importanza del recupero delle piccole comunità, mete sempre più gettonate dai nomadi digitali. Infatti è stato stimato che molti dei lavoratori moderni preferiscono lavorare lontano dalla città, abbandonando il benessere capitalista, per rifugiarsi nel ritmo offerto dalla natura.
Questo fenomeno porta considerare la ricchezza offerta dalla montagna e dalle opportunità di coworking, ma anche quanto sia importante la riqualificazione del territorio con metodi ad impatto zero. Una delle soluzioni adottate ad esempio per la borgata Paraloup è stato utilizzare le capre al pascolo per la bonifica del sottobosco limitrofo.
Non è tutto oro ciò che luccica: lo smart working offre certamente nuovi orizzonti al lavoratore occidentale, ma presta il fianco al problema del digital divide e della tendenza di fare meno carriera per le persone che non vanno spesso in ufficio. Un percorso sicuramente aperto, ma decisamente tortuoso.
Fashion & Ambiente
Un altro appuntamento davvero significativo è stato quello con Roberto Cruciani e Matteo Aghemo, CEO di Must Had, che, prima della sfilata proposta sabato pomeriggio, hanno dedicato un talk alla moda sostenibile.
L’idea proposta da Must Had si basa sull’upcycling e il concetto di moda circolare, ovvero indica nell’industria tessile un modello sostenibile di produzione che si contrappone al modello “fast fashion” in cui i vestiti sono prodotti in serie di bassa qualità.
Molto della moda circolare ruota attorno all’educazione dell’acquirente che non vede più il prodotto tessile come usa e getta, ma come un pezzo unico che dura nel tempo. Quante volte avete sentito una frase come “questo giubbino era di mio padre, ma è ancora bello” ? Un capo che dura tutta la vita combatte il fast fashion e ricerca l’innamoramento del cliente per quel determinato capo di abbigliamento.
“C’è un grosso lavoro da fare con i media e con i clienti che non sono per nulla consci degli sprechi o dell’impatto ecologico dell’industria della moda” racconta un appassionato Matteo Aghemo incalzato dalle domande di Roberto Cruciani. Must Had collabora con piccoli brand italiani, ma il problema deve coinvolgere tutti i maggiori brand del globo: non ci si può nascondere per sempre dietro un dito di green washing.
Il mondo della moda chiede più consapevolezza a tutti, acquirenti e produttori: Must Had sta facendo piccoli ma importanti passi in questa direzione.
Futuro?
Ortometraggi Film Festival anche quest’anno ha scelto di ricordarci quanto sia importante il legame tra uomo e natura. L’evento di anno in anno sta aumentando di importanza, sia in termini di tematiche che di modalità.
Un evento che ci offre un momento per pensare al nostro futuro come esseri umani su questo pianeta. E riesce a farlo tramite l’arte e l’incontro.
Non posso far altro che auspicare per una sesta edizione ed invitarvi a partecipare l’anno prossimo.