Come e perché siamo arrivati all’oggetto libro così come lo conosciamo oggi, con la sua forma e struttura interna
Nella vita ci sono alcune cose che diamo per scontate: la libertà, l’amore, il tempo e persino il preservativo nel portafoglio (anche se anni di esperienze dovrebbero averci insegnato che non è il posto ideale). C’è qualcos’altro che diamo per scontato: un oggetto che ci è sempre capitato tra le mani e che ha sempre avuto la stessa forma, ovvero il libro.
Che si tratti di un libro, un quaderno, un’agenda, un diario, una rivista o un fumetto, ci siamo abituati alla loro forma rettangolare. Ma perché proprio questa forma? E perché, inoltre, la quantità di righe e battute in una pagina è pressappoco sempre la stessa? Le ragioni di queste caratteristiche non risalgono – come si potrebbe pensare – al Novecento, ma agli antichi Egizi.
L’intuizione che ha portato alla nascita del primo ‘foglio’ si deve a un cittadino della Mezzaluna Fertile, che scoprì che gli steli della pianta del papiro potevano essere utilizzati per creare un supporto più leggero delle tavole di pietra, su cui lasciare segni e comunicare. Il processo di produzione del primo foglio di papiro è descritto da Gaio Plinio Secondo, detto il Vecchio. Questo antico innovatore scortecciò lo stelo del papiro e tagliò il midollo in listarelle, che dispose una accanto all’altra, creando un primo strato su cui ne sovrappose un altro, ruotato di novanta gradi. Questa alternanza di strati formò un ‘verso’ verticale e un ‘recto’ orizzontale, su cui si iniziò a scrivere. Il foglio di papiro, chiamato plagula, poteva essere unito ad altri fogli per formare un rotolo o un volume lungo metri e metri. E perché le righe di scrittura non ero lunghe quanto il rotolo stesso? La risposta risiede nella pratica di andare a capo alla fine di ogni colonna, creando una disposizione a colonne multiple su ciascun foglio.
Dai papiri alle pelli di animale, fino alle invenzioni cinesi
Nel corso della storia, l’uomo ha scritto su diversi materiali, come pietra, legno, ceramica, gusci di tartaruga e tavolette di cera. Tuttavia, il papiro, che ha dominato per millenni, fu gradualmente sostituito dalla pergamena, introdotta da re Eumene (regno 197-159 a.C.). La pergamena veniva prodotta tramite un processo di concia delle pelli animali, che, una volta tese e seccate, diventavano un supporto assorbente e comodo per la scrittura. Anche in questo caso, la forma rettangolare del foglio derivava dalla pelle, che veniva ritagliata eliminando le parti irregolari, ottenendo così una superficie rettangolare.
Anche l’Oriente contribuì con proprie innovazioni. In Cina, Cai Lun, un burocrate, nel 105 d.C. (sebbene esistano tracce precedenti) sviluppò un nuovo materiale di scrittura più economico della pergamena: la carta. Utilizzando vecchi stracci, resti di canapa e corteccia di gelso, Cai Lun creò un materiale che sarebbe sopravvissuto fino ai giorni nostri, il diretto antenato della carta che usiamo oggi. Questi materiali venivano ridotti in poltiglia e lavorati in vasche rettangolari, da cui deriva la forma delle pagine, che è stata mantenuta nel tempo.
Con il passare del tempo, la produzione della carta si diffuse in Europa, dove gli arabi introdussero la prima cartiera in Spagna nel 1150, a Xàtiva, in Andalusia. Fino al Cinquecento, la maggior parte dei fogli di carta era piegata in quarto, ottenendo così quattro pagine di forma rettangolare, equivalenti a otto facciate su cui scrivere.
Il libro oggi
Oggi, la forma esterna del libro è altrettanto interessante quanto la sua organizzazione interna. In media, i libri seguono proporzioni di 5:8 e ogni dettaglio è studiato con precisione. La quantità di battute per riga, come le proporzioni, non è lasciata al caso. Secondo The Elements of Typographic Style di Robert Bringhurst, la lunghezza ideale di una riga è tra le 45 e le 75 battute. Questo perché non si deve spostare eccessivamente l’occhio tra l’inizio e la fine della riga, mantenendo una corretta relazione tra lunghezza della riga e distanza di lettura. Cosa succede se le righe sono più lunghe o più corte? Se avete mai letto un articolo su un giornale con colonne strette e avete dovuto rileggerlo per capirne il senso, non preoccupatevi: non è analfabetismo funzionale. Questo problema è dovuto a righe troppo brevi, che possono farci perdere il filo del discorso. Se fossero troppo lunghe, invece, rischieremmo di confondere il contenuto di una riga con quello delle righe superiori o inferiori.
Casi curiosi
C’è da dire che esistono numerose curiosità legate alla forma dei libri nel mondo, alcune delle quali decisamente uniche e sperimentali. Un esempio affascinante è il Codex Rotundus, un manoscritto del XV secolo realizzato a forma circolare, probabilmente destinato a uso personale poiché misura circa 9 cm di diametro e contiene il testo del Salterio, utilizzato nelle preghiere quotidiane. Libri a forma di ventaglio pieghevole, li si possono trovare in Giappone e sono chiamati orihon, utilizzati soprattutto per testi brevi e poesie. Per essere sorpresi invece dobbiamo parlare dell’artista Hanan Samara che ha realizzato libri dalle forme inusuali, come quello che assomiglia a una scatola; o come Ed Ruscha che ha creato vere e proprie opere come Twentysix Gasoline Stations. Queste forme particolari dimostrano come il libro possa evolversi e assumere significati nuovi e sorprendenti, offrendo esperienze di lettura che vanno oltre la pagina scritta. Ma questi sono casi che valgono come il numero di quadrifogli in un prato.
Insomma, il libro è un oggetto che ha seguito un’evoluzione ben pensata e organizzata, rimanendo innovativo e portando con sé una tradizione millenaria e la sapiente maestria di culture diverse. La forma rettangolare dei libri non è solo il risultato di antiche tradizioni, ma anche di esigenze pratiche. Un foglio rettangolare si adatta perfettamente al formato delle macchine da stampa, massimizzando l’uso del materiale e facilitando la rilegatura. Inoltre, il rettangolo offre un equilibrio visivo ideale, rendendo la lettura più agevole. Questo formato, dunque, non è solo un’eredità del passato, ma una scelta che continua a rispondere a precise necessità tecniche ed estetiche. Il libro è uno di quegli oggetti che ha la forza di unire popoli e culture da centinaia di anni ed è l’unico prodotto a non essersi mai particolarmente modificato. Per la gioia del mercato il libro regge ai cambiamenti della storia ed è proprio il caso di dirlo, che comunque vada il libro come oggetto, qualsiasi esso sia, è un grande classico. ♦︎