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Tutti abbiamo una passione. Almeno una. Una piccola attività, un settore, un interesse, un hobby. Un qualcosa che riempie le nostre giornate e ci mette il sorriso. Che ci fa battere forte il cuore e ci motiva a raggiungere obiettivi sempre nuovi. Una passione che ci spinge fuori dal letto la mattina e ci fa ritornare felici in quel letto la sera se le abbiamo dedicato almeno un minuto nell’arco della giornata. 

E dunque tutti almeno una volta nella vita abbiamo sognato un giorno di fare di questa nostra passione un lavoro. Sarebbe magnifico, no? La benzina che alimenta le nostre esistenze diventa anche ciò che ci permettere di vivere, di mangiare. Io amo la scrittura e la musica, e non nascondo che spesso ho pensato e penso a quanto sarebbe una vittoria fare in futuro un lavoro che racchiuda queste mie passioni.

Questo però non vuole essere un racconto delle mie passioni, né una lista di professioni che mi piacerebbe fare. Non vuole essere un testo argomentativo sull’importanza del coltivare le proprie passioni e neppure un discorso motivazionale di quelli che oggigiorno spuntano come funghi sul nostro esplora di Instagram.

Questa è semplicemente la condivisione di un pensiero, di una riflessione, che spero possa spingervi a un dibattito interiore con il vostro io e a ragionare sul rapporto tra lavoro e passioni.

Parola agli esperti

Alcuni di quelli che ce l’hanno fatta, infatti, spiegano come per loro questa situazione che a noi sembra così idilliaca sia per loro una gabbia, una maledizione. Il rischio di dipendere economicamente dalle proprie passioni è quello di snaturarle completamente, in quanto non più oggetto di svago ma attività da svolgere in maniera obbligatoria per poter sopravvivere.

Parlando nello specifico della musica, argomento che più mi compete, per fare un esempio, posso immaginare come passare da creare in tutta libertà canzoni quando ci si vuole rilassare, o in generale quando si vuole, a dover assolutamente chiudere un disco entro una certa data stabilita per rispettare un contratto con un’etichetta discografica, sia piuttosto frustrante.

La passione perde gran parte del suo valore, la creatività viene fatta a pezzi, e il disorientamento diventa insostenibile.

Il punto di vista di Fedez

È il caso di Fedez, che durante il suo podcast “Muschio Selvaggio”, quando si trova a intervistare artisti appartenenti al mondo della musica, spesso e volentieri intavola questo discorso, esponendo questo pensiero che egli dice aver influenzato una parte della sua carriera, finché non è stato in grado di creare altre fonti di guadagno che gli garantissero il sostentamento, riportando così la sua musica al più piacevole stato di passione, pura e semplice.

Quando la passione diventa lavoro
Fedez durante una delle puntate del suo podcast, “Muschio Selvaggio”

L’ultimo album di Fedez, “Disumano”, pubblicato il 26 novembre 2021, sembra proprio essere nato così: come una liberazione, uno sfogo, e senza le catene della passione come lavoro e quindi come strumento di sopravvivenza.

Quando la passione diventa lavoro
Copertina di “Disumano”, ultimo album di Fedez

Se questo punto di vista, a ben pensarci, appare molto verosimile, è anche vero che non tutti i suoi colleghi sembrano pensarla così.

Il punto di vista di Marracash

Marracash, intervistato da Antonio Dikele Distefano per Esse Magazine, per il format “Esse a teatro”, in occasione del suo ultimo album “Noi, loro, gli altri”, uscito il 19 novembre 2021, ha invece dichiarato come sia estremamente grato del fatto che la musica, inequivocabilmente la sua passione più grande, sia anche il suo lavoro, poiché questa situazione gli permette di condurre uno stile di vita che altrimenti non potrebbe mai portare avanti.

Quando la passione diventa lavoro
Antonio Dikele Distefano intervista Marracash per il format “Esse a teatro”

Certamente questo pensiero in particolare è circoscrivibile più che altro alla musica o alle passioni per così dire creative, ma è evidente come per Marracash il fatto che la sua passione e il suo lavoro coincidano non sia un dramma.

Quando la passione diventa lavoro
Copertina di “Noi, loro, gli altri”, ultimo album di Marracash

Chi ha ragione: tiriamo le fila

A questo punto viene da chiedersi chi abbia ragione. Io credo che la cosa sia molto soggettiva, ma anche che la verità si trovi nel mezzo. Entrambi i punti di vista ci spingono a riflettere profondamente sulla natura delle nostre passioni e sugli investimenti, anche solo in termini di tempo, che abbiamo intenzione di fare riguardo a loro. Questi due spunti diametralmente opposti potranno farci pensare a lungo, ma in fondo sono arrivato alla conclusione, mia e non per forza condivisibile, che fare della propria passione un lavoro non sia poi così male, nonostante i possibili mal di pancia che ne possano derivare. Per questa ragione, continuerò a coltivare le mie passioni, cercando di farle diventare qualcosa di sempre più grande e importante.