Nell’ossession mi confondo,
non l’appartengo,
m’affascino di una carezza
abbandonando quel lamento.
Incredulo la cerco,
riconoscer non è tangibile
Ma una brezza calda,
nel vento che custodisco,
e lo spiffero, nell’assenza, il freddo,
l’ossession si è fatta tormento.
Nell’incertezza di quel che sarà,
onestamente apprendo,
per il mio vissuto e il mio vivendo
che il persistente pensar al pensier,
non s’assottiglia
‘che l’esister stesso, nella sua mania
non accetta compromesso.
Non un timido lamento,
né un sorriso accennato a stento,
il dolore ti sovrasta,
per sussistenza l’abbandono.
All’amor sempre ambisco,
in sua assenza non sol perisco,
e per rivivere ancora quel che il cuor comanda,
il cuore stesso occorre zittire.
Per custodirlo e allontanarlo dalle spine.
Affossato, perduto diletto d’armonia soltanto,
ben più di uno scontro,
ingrato di ciò di cui ho goduto mi convinco,
ma per rifiorir, la radice va tagliata a fondo.