Pressioni familiari, eccessiva esposizione mediatica, retribuzioni esorbitanti correlate all’età. Questi sono alcuni degli elementi che molto spesso portano giovani talenti alla dispersione, all’affievolirsi della loro fiamma. Dall’ambito sportivo a quello musicale, dal mondo della scuola a quello del lavoro in generale, ogni settore è toccato da questo fenomeno, esacerbato di recente dai social network.

Fiori mai sbocciati o appassiti precocemente

Nello sport tutto questo è particolarmente evidente. Si assiste sempre più spesso all’emergere di talenti precoci, capaci di bruciare le tappe e primeggiare in una disciplina in piena adolescenza. Un esempio ormai un po’ datato è quello di Hachim Mastour, calciatore italo-marocchino dalle abilità tecniche sopraffine. Acquistato dal Milan a soli sedici anni, viene integrato alla prima squadra senza, tuttavia, esordirvi mai. Dopo due anni e zero presenze in Serie A inizia una girandola di prestiti che lo porta in una spirale di declino, fino all’attuale militanza in una squadra del Campionato marocchino. Di lui rimane il flebile ricordo delle giocate in allenamento pubblicate sui social.

Due esempi ancora più eclatanti riguardano due sportive di grande successo, una nuotatrice e una tennista. La prima è Ruta Meilutyte, ranista lituana capace di diventare campionessa olimpica a soli quindici anni per poi ritirarsi, dopo innumerevoli altri titoli, alla soglia dei ventidue. Dopo le imprese dell’adolescenza, infatti, le pressioni esterne erano diventate insostenibili per lei. Depressione incipiente e volontà di vivere le cose semplici l’hanno portata a questa decisione, salvo poi tornare sulla scena tre anni più tardi.

La seconda è Ashleigh Barty, fuoriclasse australiana della racchetta. Anche lei è stata protagonista di un ritiro precoce, dopo aver vinto tre dei quattro Slam ed essere stata numero 1 al mondo per 121 settimane. In realtà si è trattata di una seconda volta, poiché già a diciotto anni, avvolta dallo spettro della depressione, aveva annunciato il suo ritiro dal tennis.

Non solo sport

Passando all’ambito musicale gli esempi di dispersione sono innumerevoli: da Justin Bieber a Demi Lovato, da Miley Cyrus ad Amy Winehouse. Casi molto diversi fra loro, sia per epoca che per capacità di ‘sopravvivere’, ma accomunati dall’attenzione spasmodica da parte dei media e da liquidità ingenti. Nei loro percorsi artistici si sono variamente susseguiti abuso di sostanze, patologie psichiatriche e periodi di ritiro o di limitata attività.

Per quanto riguarda il primo dei tre elementi citati a inizio articolo, l’ambito di riferimento è sicuramente quello scolastico.  Elementi come la paura del fallimento e la necessità di soddisfare aspettative genitoriali esagerate portano a mentire sul proprio andamento scolastico, ad abbandonare prematuramente gli studi e talvolta ad avere idee di suicidio. Sempre in ambito di dispersione, ma questa volta legata a contesti socio-culturali svantaggiati, è da segnalare quella nelle scuole dell’obbligo. Sebbene sia in diminuzione, come testimoniano i dati Eurostat 2022, più di un ragazzo su dieci in Italia esce dal percorso formativo in maniera prematura.

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Talenti dispersi e sommersi

Prospettive

Quali presidi adottare nei confronti di tutto ciò? Di sicuro occorre ridimensionare il peso che diamo al giudizio degli altri, e in questo le figure cruciali sono i genitori e le varie personalità di riferimento che si incontrano durante il percorso di crescita. Poi è sempre più indispensabile un’educazione precoce all’uso consapevole dei social, in quanto strumenti potenzialmente distruttivi dell’autostima.

E per finire un consiglio rivolto a noi adulti: smettiamo di sentirci legittimati a dire la nostra sempre, anche quando questo impatta sul benessere degli altri. Se i problemi di salute mentale riguardano il 20% della popolazione in età lavorativa, come riporta il Rapporto Headway Mental Health Index 2.0, e se i problemi psichiatrici sono responsabili del 4,8% dei decessi in Europa non possiamo restare indifferenti.

La dispersione, declinata nelle sue differenti accezioni, è un fenomeno articolato che merita attente riflessioni. La speranza è che questo pezzo possa contribuire anche solo in minima parte a un cambio di mentalità, o almeno a far aprire gli occhi ai più inconsapevoli. ♦︎


Illustrazione di Lara Milani

Davide Camoirano
23 anni, frequento il 5° anno di Medicina e Chirurgia a Torino. Nel tempo libero leggo, pratico sport e scrivo articoli, sportivi e non solo. Sono appassionato di ciclismo, nuoto, politica, attualità, storia e, naturalmente, medicina, anche se mi piacerebbe aggiungere un tocco di creatività alla mia 'grigia' routine quotidiana.

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