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Lente d’ingrandimento sui conflitti interni ed esterni: i numeri della guerra nel mondo.

Eccoci nuovamente qui, cari lettori, nuovamente accomodati al nostro tavolino riservato. Oggi apro la discussione porgendovi una domanda: avete mai fatto caso a quanto l’umanità sia conflittuale? Intendo satura di conflitti interni, micro e macro-conflitti, che fanno ormai parte in maniera pressoché intrinseca del nostro mondo. La parola stessa conflitto assume oggi più significati a seconda del contesto in cui viene utilizzata, si è dovuta adattare allo stato di sviluppo mai così avanzato intrapreso dall’essere umano. Certo, è purtroppo rimasto attuale il significato originario della parola: ovvero guerra o, se preferite, contesa rimessa alla sorte delle armi. Questo perché l’essere umano, in fin dei conti, non è ancora riuscito a sconfiggere il virus più pericoloso di tutti: quello dell’inumanità.

L’Europa in guerra: i numeri

Ancora oggi infatti, all’alba del 2023, gli esseri umani continuano ad ammazzarsi barbaramente fra loro, qualcuno per motivi legati a interessi economici mentre qualcun altro per motivi religiosi o contese territoriali. Mettiamo un attimo da parte il nostro pensiero e lasciamo parlare i dati; soffermiamoci a leggere quella che è la reale situazione del nostro bel pianeta.

Nel Vecchio Continente ci sono ben 10 stati implicati in qualche tipo di conflitto, interno o esterno: la Francia combatte i gruppi radicali islamici nel nord del Mali e i separatisti armati del fronte Naziunale Corsu (FLNC) in Corsica; poi la Grecia, impegnata a combattere i vari movimenti rivoluzionari anarchici (FAI/FRI) e di estrema sinistra (FRPC/SRPC) all’interno dei propri confini nazionali.

Come non citare la Gran Bretagna, impegnata anch’essa all’interno del proprio territorio per combattere i gruppi separatisti-indipendentisti legati al nuovo IRA nell’Irlanda del Nord; la nostra Italia, che invece combatte internamente gruppi anarchici (FAI/FRI), gruppi rivoluzionari di estrema sinistra (PAC/GAP/NBR) e gruppi rivoluzionari di estrema destra (NOA/CHH); Ci sono poi l’Armenia, in guerra con l’Azerbaijan per i territori dell’Artsakh, ovvero l’ex Nagorno-Karabakh; la Federazione Russa, impegnata a combattere internamente gruppi rivoluzionari anti-governativi e anarchici legati al FAI/FRI, gruppi terroristici e indipendentisti islamici legati all’area caucasica, alla Cecenia e al Deghestan (MIU/MIIC/ATWH/WQ). Esternamente invece è impegnata a combattere l’Ucraina, prima con l’annessione della Crimea del 2014 poi con l’invasione del 24 Febbraio 2022.

Ma ci sono anche la Spagna, impegnata a combattere internamente i gruppi anarchici del CIMM e, fino a pochi anni fa, il gruppo terroristico indipendentista ETA,; la Turchia, impegnata esternamente in Siria e, internamente, a combattere gruppi indipendentisti e di estrema sinistra legati al Kurdistan (TAK/MRPU/PKK) e i vari gruppi anti-governativi. Come non citare anche l’Ucraina, impegnata a combattere la Federazione Russa di seguito alle già citate vicende e, come se non bastasse, i vari gruppi paramilitari filorussi e ceceni operanti nel paese fin dal 2014.

Uno sguardo al resto del mondo

La stessa cosa accade in tutte le altre aree geografiche del globo: America , Africa e Asia passando per il Medio Oriente.

illustrazione di Luca Soraglia
Illustrazione di Luca Soraglia

In Africa sono 31 gli stati con conflitti interni ed esterni, combattuti dai rispettivi eserciti e circa 300 tra milizie e gruppi terroristici. In Asia invece sono 16 gli stati con conflitti di vario tipo; anche qui combattuti dai rispettivi eserciti e più o meno 200 gruppi armati e milizie di vario tipo.  Arriviamo poi al Medio Oriente dove gli stati con conflitti interni e/o esterni sono ben 7; mentre i gruppi ribelli e le milizie sono più di 260. Anche in America sono 7 gli stati con conflitti di vario tipo; che vedono coinvolti circa 35 tra cartelli della droga e milizie di vario tipo.

Gli stati implicati in qualche tipo di conflitto sono in totale circa 80; mentre i gruppi ribelli ufficialmente riconosciuti, che siano essi terroristici-separatisti o politici, sono ben 880. Questo significa che statisticamente parlando le persone che volenti o nolenti si ritrovano coinvolte in conflitti armati di vario tipo sono circa 2 miliardi, ovvero quasi il 25% della popolazione mondiale.

Il volto della guerra: persone come noi

Questi numeri dovrebbero farci pensare, farci capire che in giro per il mondo ci sono tante situazioni in cui la guerra è silenziosa: non fa chiasso, non si fa notare. Diventando quasi invisibile agli occhi di chi non è direttamente coinvolto; ma c’è e viene combattuta.

Da uomini come me e come te, persone con una vita, un ideale, una fede e una speranza. Persone che spesso si trovano coinvolte senza la possibilità di dire «no»; che pur facendo la guerra sono le prime a non volerla, perché la conoscono e hanno provato sulla propria pelle l’abominio dell’inumanità.

Eppure io sono razionalmente convinto che quest’inumanità, di cui tanto stiamo parlando, sia invece un fattore assolutamente umano: da sempre radicato nella nostra società e per questo pressoché impossibile da sconfiggere; guidato da altrettante variabili assolutamente umane come gli interessi economici e le rivalse di tipo socio-politico.

Come ho già scritto in precedenza, e potrei ripeterlo all’infinito, l’essere umano ha confuso il progresso con lo sviluppo; suscitando così in se stesso una convinzione fortissima di puntare al miglioramento generale mentre le sue azioni, politiche e sociali, lo stanno invece traghettando nella direzione esattamente contraria.


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