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Quando ho sentito per la prima volta parlare di Willow: la serie, ho pensato che l’aver deciso di serializzare un film fantasy di fine anni ’80 (a suo modo un piccolo cult) potesse essere una bella idea. Questo tipo di universi, se ben sfruttati e raccontati, possono portare a risultati interessanti.
La serie, ideata da Jonathan Kasdan e Wendy Mericle, ha successo malgrado alcune sbavature.

Willow: la serie. Un cicchetto di trama

Sono passati molti anni da quando Willow Ufgood, Madmartigan e Sorsha hanno sconfitto la strega Bavmorda salvando la piccola Elora Danan.

Ora molte cose sono cambiate. Madmartigan non ha più fatto ritorno da una pericolosa missione lasciando Sorsha a governare e abbandonando i loro due figli Airk e Kit. Elora Danan è ora una giovane cui Sorsha ha continuamente celato le sue vere origini: ora lavora al castello, ignara del suo passato e di quanto ancora sia importante per il mondo.

Willow ed Elora. Fotogramma di: Willow: la serie
Willow ed Elora

La vita sembra procedere comunque abbastanza tranquillamente, finché il principe Airk, innamorato di Elora e ricambiato, non viene rapito da forze sconosciute. Kit e una squadra scelta, cui si aggiunge Elora, parte alla sua ricerca. Ad aiutarli in questa missione sarà anche Willow, che rivelerà alla giovane chi ella sia realmente.

Un GDR tra alti e bassi

I protagoisti della serie. Fotogramma di Willow la serie
I protagoisti della serie. Da destra a sinistra: Graydon Hastur (Tony Revolori), Thraxus BoormanBoorman (Amer Chadha-Patel), Elora Danan (Ellie Bamber), Kit Thantalos (Ruby Cruz), Willow Ufgood (Warwyck Davis) e Jade Claymore. Fotogramma di: Willow la serie

In questa storia abbiamo un buon numero di personaggi tratteggiati con una certa semplicità e che appartengono a due razze diverse, quella umana e quella Nelwyn, abbiamo guerrieri, un mago fatto e finito, un altro che sta imparando e un terzo che si aggiungerà nel corso del racconto.

Ogni personaggio ha le sue determinate caratteristiche (forza, destrezza, saggezza, ecc…) e tutto il necessaire perché sia diverso da un altro: in ogni episodio, questo background sarà causa di vittoria o di sconfitta a seconda di ciò che accadrà alla compagnia.

Quanto detto sopra potrà sembrare una forzatura ma se si guarderà Willow: la serie, dopo pochi episodi si avrà la sensazione di assistere a una partita del più classico D&D.

Due parole sui personaggi

Thraxus Boorman (Amar Chadha-Patel))
Thraxus Boorman .Il miglior personaggio della serie

Quello che sporca un po’ questo lavoro, senza comunque far danni considerevoli al tutto, è la gestione di alcuni personaggi. Kit ed Elora, nelle scene in cui sono entrambe coinvolte, risultano insopportabili. L’evidente idiosincrasia reciproca è certamente ben presentata. Continuare però a calcarvi la mano, praticamente con lo stesso schema e per quasi tutta la stagione, fa sanguinare gli occhi.

L’arco narrativo del Principe Graydon (uno dei personaggi migliori) è molto interessante e ben raccontato ma per quanto ti anticipino velatamente un determinato colpo di scena, questo si rivela così tardi nella storia che sembra più utile ai fini di un’eventuale seconda stagione.

A sollevare potentemente il tutto ci pensano Willow e Thraxus Boorman. Il Nelwyn, interpretato da Warwick Davis, è il mentore perfetto: sapiente e pretenzioso ma che non dimentica l’umiltà e la bonarietà, mentre Boorman è l’immortale ‘canaglia’ carismatica; uno di quei personaggi che, si spera, non passi mai di moda. Fra momenti di eroismo, atti egoistici, battute allusive e racconti delle sue gesta, il personaggio di Amar Chadha-Patel è quello con il percorso meglio gestito di tutta la folta schiera di protagonisti.

Quanto è bello il Galles

Chiudiamo con uno sguardo a scene e colonna sonora. Willow: la serie è stata girata tra i Dragon Studios in Galles e altri luoghi dello stato (citiamo la spiaggia di Pendine Sands e il maestoso parco nazionale di Snowdonia), che la regia di Stephen Woolfenden, Jamie Childs e Debs Paterson non dimenticano mai di mostrare al meglio.

Il veterano James Newton Howard si occupa della colonna sonora: il suo lavoro è sempre encomiabile anche se non si può nascondere la fatica nell’ascoltare un repertorio pop e rock in una serie di questo stampo. Ancora non mi spiego il senso di Money for nothing dei Dire Straits come canzone conclusiva della stagione

Chiacchiere da bar

Willow: la serie non è stato un brutto vedere: è una serie adatta a tutti. Gli amanti del fantasy non ne dovrebbero uscire particolarmente scontenti ed è sviluppata in modo da attirare particolarmente un pubblico teen (tipico della Disney) senza scontentare quello più maturo.

Per come il tutto è stato portato a conclusione, l’eventualità che rimanga un’unica stagione potrebbe comunque piacere, nonostante la scena dopo i titoli di coda dia adito a un proseguimento.