A trent’anni dall’uscita, Tetsuo (1989), film d’apertura della ventitreesima edizione del ToHorror Fantastic Film Fest, resta una visione stordente e folgorante, che oscilla tra cyberpunk e body horror. Due amanti, sfrecciando in auto, investono e uccidono un feticista ossessionato dal ficcarsi ferraglie nella carne. Perseguitati dallo spettro del morto, lui inizierà a trasformarsi in una bizzarra creatura di metallo a cui lei sarà destinata a soccombere. Un cult che riflette sulla progressiva disgregazione delle tradizioni giapponesi, causata dall’influenza del mercato occidentale e dalla globalizzazione.
La figura maschile, alienata e spaesata, di fronte alle trasformazioni delle moderne metropoli che la accolgono è sempre stata al centro del cinema di Tsukamoto. Si pensi ai due sequel di questa seminale opera prima, Tetsuo II Body Hammer e Tetsuo III The Bullet Man, oppure a Tokyo Fist. Cardine di questi lavori sono traumi e violenze indelebili, cicatrici impossibili da ricucire. Gli individui, spesso impotenti e fallaci, sono posti faccia a faccia a eventi destinati a degenerare sintomaticamente per approdare in nuovi masochistici porti. «NEW WORLD» recita la targa del veicolo che causerà l’incidente motore della vicenda, segnando la prima di tante cesure nell’opera del regista nipponico.
Il mondo nuovo
Quest’insegna è emblematica: il film esce l’anno in cui Hirohito muore, lasciando il trono al primo imperatore senza alcuna prerogativa divina. Il sovrano non è più una sacrale entità superiore, ma cittadino tra cittadini. Nello stesso periodo, grazie agli USA, entrano in commercio le prime consolle videoludiche, si massifica l’utilizzo del computer arrivando alle soglie del World Wide Web. Il Giappone è costretto a correre sempre più veloce per trovare il suo posto nell’industria delle tecnologie, per raggiungere e, successivamente, superare gli Stati Uniti. Inoltre gli anni ’80 furono segnati dai nuovi eroi iper macisti dei film d’azione americani: Bruce Willis, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger. Attori che incarnano personaggi in grado di proteggere i loro figli, soddisfare le loro donne e salvare il mondo.
Tsukamoto sembra prendere in esame tutte queste infiltrazioni occidentali, le quali erodono a poco a poco l’identità culturale del paese del Sol Levante. Ciò lo porta a delineare l’uomo giapponese come in completo difetto rispetto al nuovo canone di mascolinità. Il feticista, immerso in una discarica di scarti industriali su cui giacciono fotografie di atleti olimpici, penetra le sue membra con una bacchetta di metallo. Sembra voglia sostituire le sue ossa con una nuova intelaiatura per corrispondere a quelle promesse d’innovative frontiere sportive. Ma qualcosa nel ‘trapianto metallurgico’ non funziona e l’uomo, in preda a una sanguinosa e purulenta emorragia, si precipita a cercare aiuto. Prima di venire brutalmente investito, il personaggio corre zoppicando in una scardinata parodia degli ‘atleti-vitruviani’ visti nelle foto. Anche il protagonista, destinato alla metamorfosi, abbandonerà le proprie radici, la propria umanità, per aderire a un disegno più grande, che spersonalizza e ‘indifferenzia’.
Tetsuo: l’uomo discarica
Da essere organico questa kafkiana creatura diventa bestia inorganica, mutando in un vero e proprio uomo-discarica, ammasso e accrocco di anonima ferraglia arrugginita e schifosa. Nel momento in cui il mostro di metallo appare nella sua totalità ci si trova di fronte a un imponente ready-made duchampiano. Una creatura postmoderna che riverbera dell’estetica ‘mutoide’ delle sculture della Mutoid Waste Company o delle opere fatte con materiali di recupero dei Fura dels Baus. Conclusa la trasformazione il freak sfreccia per Tokyo, preparandosi a trasformare il mondo in metallo e, una volta divenuto ruggine, spargerne la polvere nell’universo. Si vedrà il gigante di ferro in due forme, prima dotato di un pene-trivella perennemente eretto, per poi assumere le sembianze di un enorme fallo distruttore di mondi. L’uomo giapponese è finalmente riuscito a trasfigurarsi in una virilità-altra, aliena ed estranea, incarnazione di una parossistica e megalomane biomeccanica da rivoluzione industriale.
Girato in un annichilente bianco e nero iper-contrastato debitore di Eraserhead e erede dell’ossessione per la carne di Cronenberg, Tetsuo descrive un distopico paesaggio dove l’uomo è costretto a insostenibili ritmi di vita industriali post fordisti, in cui l’esistenza diventa un’epilettica corsa ai cento all’ora. La quotidianità dell’individuo pare scandita da un sincopato e asettico metronomo che non accetta rallentamenti bradicardici, pena la morte.