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Da Emily Dickinson a Joni Mitchell, da Sylvia Plath a Patti Smith: ecco perché i testi della cantautrice americana dei record sono molto di più che irrilevanti inni alla white girl energy.

Le presentazioni sono superflue, perché ormai la vediamo ovunque. Non solo su TikTok, con il rossetto rosso e la frangetta bionda, la chitarra in spalla e le attillate tutine di paillettes, mentre canta sul palco di uno degli show dell’Eras Tour. Ma soprattutto sulle cover dei più importanti media internazionali, come il Times, che nel dicembre 2023 l’ha nominata Persona dell’Anno e l’ha fatta ritrarre in scatti iconici dalla coppia di visionari fotografi Inez & Vinoodh. Il suo ultimo album ha superato ogni previsione, raggiungendo 1 miliardo di streaming nelle prime ventiquattr’ore dall’uscita, facendola diventare l’artista con più ascolti in un solo giorno sulla piattaforma Spotify. Che Taylor Swift non faccia solo parte dell’industria musicale ma sia essa stessa, a tutti gli effetti, come l’aveva definita Bloomberg, l’industria musicale, ce lo confermano i numeri: è l’ ‘effetto Swift’ a spingere in alto il PIL americano e a influenzare i voti per il partito democratico.

Ma non si tratta solo, come molti dei suoi detrattori hanno cercato di asserire, di un vasto assortimento di merchandising, di una solida fanbase, delle interviste rilasciate nei salotti più noti dello spettacolo e dell’ultimo tour mondiale con più di cento date. Non è solo il continuo cambio di look, ad ogni album, in una continua versione nuova di se stessa, sempre fedele ma sempre rinnovata, ad attrarre milioni di fan in tutto il globo. Queste sono impalcature necessarie, certo, per entrare nelle meschine logiche del mercato musicale, ma che da sole non bastano a garantire longevità a una carriera, che nel caso della Swift è ormai quasi ventennale. Il punto di forza della cantautrice americana resta, infatti, anche adesso che è all’apice del successo, uno solo: la scrittura. È un talento che non è passato inosservato in casa Swift, quando a dodici anni Taylor scrive e compone la sua prima canzone, a cui ne seguiranno ben presto molte altre, nelle sue prime demo. Scrivere e raccontarsi in rima su arrangiamenti musicali sembra essere per lei il suo linguaggio naturale. Può essere una brutta giornata a scuola, una lite con qualcuno che l’ha fatta arrabbiare, la fine di una relazione, non ha importanza: è la sua capacità di attingere da spunti che provengono dal proprio repertorio autoreferenziale e saperli saggiamente universalizzare in una storia in versi, ciò che le garantisce fin dagli albori il sostegno di un pubblico che, in tutto il mondo, si riconosce nei suoi racconti. È questo il potere della grande scrittura. In un’intervista a Rolling Stones ha detto che è stata la poesia ad averla trasformata in una cantautrice. Eppure non è bastato a fermare le critiche, che spesso su base sessista, l’hanno definita lo stereotipo della white girl, banalizzando il suo lavoro di artista, ritenendola incapace di scrivere canzoni che non avessero per tema i suoi ex-fidanzati. È iniziata così una narrativa in cui è riuscita a destreggiarsi non senza qualche difficoltà: i suoi testi contengono molti più spunti di riflessione di una semplice collezione di cuori infranti. Non mancano alcuni fitti rimandi letterari che esplorano l’io poetico sul modello dell’ermetica Emily Dickinson e della ponderata Sylvia Plath, per arrivare alle voci più ribelli del cantautorato americano di Joni Mitchell e Patti Smith. Taylor aveva ragione quando nella canzone I did something bad scriveva: «They’re burning all the witches even if you aren’t one». Oggi, con più di dieci album registrati, centocinquanta canzoni scritte, una laurea honoris causa che le è stata conferita dalla NY University e un corso ad Harvard che studia i testi delle sue canzoni, Taylor Swift ha fatto della sua scrittura il suo impero e non intende smettere.

You’re not Dylan Thomas, I’m not Patti Smith

La scrittura poetica per Swift si è sviluppata di pari passo con la scoperta di un genere musicale: il country. Le sue prime esibizioni la vedono indossare una chitarra classica ed eseguire pezzi acustici dal vivo. La sua abilità con le rime si rivela, infatti, fondamentale per la creazione di testi e melodie memorabili. Le storie che racconta nei primi album presentano come tema ricorrente l’ambiente scolastico: è tra i corridoi che si svolgono le storie di amori giovanili, raramente a lieto fine, i turbamenti e i comin’ of age come nella canzone A place in this word. Nel 2006 diventa famosa con la canzone country intitolata Tim McGraw, che parla di un amore estivo. Già nel primo verso sono racchiusi i temi cari alla produzione della cantautrice: «He said the way my blue eyes shined | put those Georgia stars to shame that night | I said: that’s a lie». La sua è una penna ancora acerba, ma già capace di creare connessioni fra le parole, come l’assonanza fra ‘shined’, ‘night’ e ‘lie’, che non è frutto di una scelta casuale. È da sempre presente nei testi di Swift una certa concretezza di fondo che spezza l’idillio: dietro la luce c’è sempre il buio, dietro ogni promessa si nasconde la menzogna. E il ritorno alla realtà è la parte più dolorosa. L’amore per Swift è sempre qualcosa di volubile («The way you move is like a full on rainstorm | And I’m a house of cards»), anche quando è vissuto come un sentimento felice( « And I lived in your chess game | But you changed the rules every day»). Anche nella ballad romantica Enchanted, in cui ripercorre con tono spensierato un nuovo incontro, l’ultimo verso è un pericoloso avvertimento: «Please don’t be in love with someone else». Certo, Taylor fa parte di quelli che in una canzone ha chiamato ‘new romantics’, ma non per questo la sua scrittura è astratta e persa in dolci divagazioni sentimentali. Scherzerà a questo proposito contro i detrattori che l’hanno accusata di saper raccontare solo zuccherosi siparietti d’amore con un verso che potrebbe essere il portavoce della sua poetica, che appartiene al brano End Game: «I swear I don’t love the drama, it loves me». Al contrario, benché romantica, la sua scrittura offre sempre una prospettiva materica e concreta di ciò che il soggetto sta vivendo: è come se i suoi testi permettessero al lettore/ascoltatore di immergersi nella storia grazie a piccoli dettagli che rendono le scene descritte realistiche: vetri appannati, fiori che appassiscono, pavimenti bagnati dalla pioggia, la luce di un frigorifero. La tangibilità dell’ambiente circostante ritorna nell’immagine della porta di casa, un tòpos molto caro alla cantautrice, luogo duplice dell’addio e della riappacificazione. Ecco come questo tema si modula a distanza di due album: «I walked through the door with you, | the air was cold» (All too well, Red); «Salt air and the rust on your door | I never needed anything more» (August, Folklore).

Lo stesso coacervo di tematiche ritorna anche nella cantautrice e poetessa Patti Smith, con cui la Swift condivide alcuni tratti, come l’uso di alcune metafore: «Love is a banquet on which we feed» scriveva la Smith in Because the night e così scrive Swift in Cornelia Street: «We were […] drunk on something stronger that the drinks in the bar». In entrambe le cantautrici, due manifestazioni fisiche, la fame e l’ubriachezza, sono messe sullo stesso piano dell’innamoramento. Non è nascosta l’evocazione di Patti Smith nella canzone omonima dell’ultimo album, The tortured poets department, uscito lo scorso aprile. In una riflessione quasi meta-letteraria, in uno scenario immaginifico tra macchine da scrivere e puntine, la cantautrice pone l’attenzione sul disvelamento della verità, dura da accettare ma che avviene con un’amarezza quasi sarcastica: «You’re not Dylan Thomas, I’m not Patti Smith». Aver nominato questo pilastro della musica, però, non fa altro che porre la Swift in diretto dialogo con la stessa.

Take me to the lakes where all the poets went to die

Il rapporto strettissimo di Swift con la poesia è risultato chiaro con la pubblicazione nel 2020 di due album, che la cantautrice stessa ha definito ‘sorelle’: Folklore ed Evermore. Nati entrambi nel periodo della pandemia da Covid-19, sono caratterizzati da nuove sonorità, in parte nate attraverso l’utilizzo di sintetizzatori dal gusto retrò. I testi, di pari passo, che hanno visto la collaborazione di Bon Iver, per il singolo Exile, hanno introdotto una scrittura più matura e di più ampio respiro, in cui il bagaglio personale della cantautrice, da sempre oggetto di ispirazione, è stato affiancato da meditazioni più profonde. Appartengono a questi album alcuni dei versi più squisiti di Taylor Swift. Fra i densi di rimandi letterari, non si può non citare il dialogo conclusivo di Fiesta di E. Hemingway intessuto insieme al momento in cui Mr Rochester dichiara il suo amore a Jane Eyre nel romanzo di C. Brontë: a tenere insieme questi due momenti è un fatidico verso di Invisible String : «And isn’t it just so pretty to think | All along there was some | Invisible string | Tying you to me?» Il mito irrompe nella poesia, riscontrando una grande fortuna dal brano Exile («I think I’ve seen this film before, | and I didn’t like the ending») fino ad approdare all’ultimo album («I’ve seen this episode | but still love the show»). Diventa quindi immediato il rimando a Joni Mitchell, che nel brano This Flight Tonight del 1971 scrive: «Sometimes I think love is just mythical» e Swift, che fa l’eco a quel verso, le risponde in un’altra canzone di Folklore, intitolata Willow : «I could feel you sneaking in | As you were a mythical thing».

In Evermore avviene l’incontro con un’altra poetessa. Si tratta di Emily Dickinson, la cui aura avvolge tutto l’album, non solo per la scelta della data d’uscita del disco, il 10 dicembre, giorno di nascita della stessa, ma anche perché nel componimento One sister I have in our house è proprio il termine ‘evermore’, che peraltro dà il nome all’album di Swift, a comparire in un punto cruciale. Inoltre, sono i versi stessi della Swift a richiamare atmosfere ottocentesche e dickinsoniane, fatte di silenzi, crepe nel pavimento e candele che si spengono.

Nel brano Happiness, invece, è presente un sottile rimando a F. S. Fitzgerald per Il grande Gatsby in cui il personaggio di Daisy sembra fare capolino tra le righe: «I hope she’ll be a beautiful fool», «All you want from me now | is the green light of forgiveness»
Ma è in Folklore , e nel brano The lakes, in particolare, che si ha il trionfo di rimandi alla letteratura romantica inglese. Infatti, citando i luoghi cari ai ‘lake poets’, i poeti romantici vissuti nell’area del Lake District, è proprio al poeta William Wordsworth che dedica un verso peculiare, «Tell me what are my words worth», in cui si può percepire l’evidente gioco di parole che lo richiama.

Sembra che non manchi proprio nessuno: il tema del lago evocato con il brano The lakes richiama a sé anche un’altra poetessa. «Now I am a lake» scrive Sylvia Plath in un componimento chiamato Mirror, che esplora la natura tumultuosa dell’identità, esaminando l’impatto della percezione sull’immagine di sé. La poesia riflette l’esplorazione dell’era modernista di identità frammentate e multiple, e non è distante da ciò che Taylor racconta in The Lakes, come anche in Mirrorball, un altro brano di Folklore in cui sembra che l’identità si perda dolcemente: «I’ll show you every version of youself tonight».

Taylor swift
Taylor Swift e la scrittura poetica

Miss Americana

Gran parte della scrittura della cantautrice è dedicata al tema della manipolazione della propria immagine, in seguito ai rumors della stampa. Reputation, l’album di più forte impatto mediatico, preceduto prima della pubblicazione dalla cancellazione di tutte le immagini del profilo ig della cantautrice e da un cambio di stile senza precedenti, è attraversato da forti riflessioni. Qualche anno prima il marchio Abercrombie aveva infatti messo in commercio e poi ritirato dal mercato, in seguito alle proteste dei fan, una t-shirt con su scritto “More boyfriends than T.S.”. Il riferimento alla vita sentimentale della cantautrice era evidente, così come lo slut-shaming che era stato utilizzato come un vero e proprio slogan. La risposta a queste provocazione arriva nel singolo Blank Space dell’album 1989 : «Got a long-list of ex-lovers | They’ll tell you I’m insane | ‘Cause you know I love the players | And you love the game» che prende di mira, di proposito, le speculazioni fatte dalla stampa; lo stesso accade anche in un verso di Look what you made me do di Reputation: «The world moves on, another day another drama | But not for me, all I think about is karma». Una riflessione sul patriarcato nasce invece con la canzone The man , appartenente all’album Lover, in cui si domanda se vestendo i panni di un uomo sarebbe stato più facile farsi rispettare. La risposta la sa già: è un uomo, infatti, Scooter Braun, contro cui ha dovuto combattere la sua battaglia per la possessione dei diritti delle sue canzoni, dopo l’acquisizione di quest’ultimo dell’etichetta discografica Big Machine Record, con cui Taylor aveva registrato tutti i suoi primi album. La ri-registrazione dei suoi album è ancora in corso. Come non ricordare poi il gesto di Kanye West durante la cerimonia dei VMA 2009, quando il cantante irruppe sul palco per contestare l’attribuzione del premio (appena assegnato) a Taylor Swift, che gli dedicherà poi la canzone Innocent.

La cantautrice, che nei suoi testi si è sempre cercata di mantenere lontana dalla politica, si è invece esposta nel 2019 con la canzone tratta dall’album Lover, Miss Americana and the Heartbreak Prince. In questo pezzo, l’ambientazione del liceo, cara alla prima produzione della Swift, è utilizzata in chiave metaforica per criticare il panorama politico contemporaneo. Benché si fosse sempre esentata da dichiarazioni politiche, nel 2020 ha espresso il suo supporto a Biden attraverso una foto che la ritraeva dopo aver cucinato quelli che sono stati soprannominati i ‘Biden cookies’. Il cantautorato non è mai stato esente dal rapporto con la politica e la decisione di Taylor Swift di esporsi non è scontata. Miss Americana diventa così una canzone di protesta: «American glory faded before me | Now I’m feeling hopeless, ripped up my prom dress». Il vestito per il ballo di fine anno si è strappato, l’illusione è sparita, Taylor è cresciuta. ♦︎


Illustrazione di Giovanni Gastaldi