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Sono state settimane delicate quelle che hanno segnato il primo mese del 2021 per la politica italiana. Le pulsioni tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte hanno generato una crisi di governo che l’avvocato del popolo non è stato in grado di gestire. Quindi le dimissioni, le consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il mandato esplorativo conferito al presidente della Camera Roberto Fico. E per atteso, ancora nulla sembra essersi davvero smosso, se non forse la pazienza degli italiani.

Sì, la pazienza degli italiani. Perché sono ormai 11 mesi che viene ripetuto quasi ininterrottamente quanto sia importante prendere con serietà le difficoltà attuali. Quanto sia necessario limitare gli spostamenti e tenere chiusa la propria attività. Quanto sia importante star lontani dai propri cari più anziani e quanto sia necessario fare affidamento sulle istituzioni. Quanto noi tutti, in un modo o nell’altro, dobbiamo compiere quotidianamente dei sacrifici. Tutti, eccezion fatta per circa un migliaio di italiani. Quelli che, per intenderci, siedono il proprio posteriore sulle seggiole del Parlamento.

Loro possono fare tutto. Possono creare una crisi di governo dal nulla benché il nostro Paese sia colpito dalla peggiore pandemia del secolo in corso. Possono ostinarsi a tenere in piedi un esecutivo per 10 giorni nonostante i numeri sia sufficienti per evidenziare un sostanziale fallimento del progetto. Possono bisticciarsi in mondovisione, mentre dietro le quinte già stendono il contratto per il nuovo accordo di governo. Possono volare per i propri interessi in Arabia, e al tempo stesso possono cercare di cambiare la maggioranza mantenendo per la terza volta lo stesso Presidente del Consiglio. Possono fare tutto, perché tanto l’obiettivo è quello di non perdere il posto di lavoro, come successo ad una buona parte di italiani negli ultimi mesi.

E, infine, possono creare una crisi che si rivela essere una grandissima farsa, un semplice scambio di poltrone, bloccando il Paese per oltre quindici giorni. A ennesima conferma di come, in Italia, la politica non possa essere considerata una “cosa seria”. Al massimo una barzelletta, se sol non fosse che essa almeno avrebbe un lieto fine.