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Nuovo anno, nuova console? Non proprio.
La difficoltà di Microsoft e Sony nella produzione delle proprie scatole magiche è ormai cosa
nota, ma nonostante questo la fiamma della console war continua ad ardere.
Le vendite complessive di entrambe però stanno andando alla grande: 12-13 milioni stimati
per Series X/S e 15/17 stimati per PS5 Standard/Digital.

E se la passione dei videogiocatori si alimenta inevitabilmente con il possesso, cosa estremamente nociva per le relazioni umane, ma forse qualcuno ha deciso di cambiare le regole. E non c’è San Valentino che tenga.

Da sonaro di vecchia data quale sono, ho sempre preferito il monolito nipponico alla console
americana, anche se negli ultimi anni devo ammettere che Microsoft ha fatto qualcosa di
davvero interessante. Di che parlo? XBox Game Pass.


Un servizio in abbonamento offerto da Microsoft che permette, previa sottoscrizione, di
accedere ad un vastissimo catalogo di giochi, senza possederli realmente. Inoltre consente
ai propri utenti di accedere a nuovi titoli al Day One immediatamente, senza costi aggiuntivi.

Si tratta di un vantaggio economico importante che dovrebbe far attivare le antenne di
chiunque. Mi spiego meglio: se da ragazzini il tempo per giocare era
enorme, sopra una certa età il tempo è sicuramente prezioso.
Bollette, lavoro, impegni vari sono tra i più famosi predatori del videogiocatore adulto.

Quindi diventa chiaro il motivo per il quale il Game Pass possa davvero cambiare le carte in
tavola per i giocatori di un certo tipo: il risparmio economico è tangibile. Se ci pensate il
prezzo medio di un tripla A alla sua uscita è di 70 euro (facciamo 80 con l’avvento della
nuova generazione di console); Xbox Game Pass Ultimate, la versione più costosa, costa
all’utente circa 155 euro l’anno.


In pratica il costo annuale dell’abbonamento è inferiore al costo di due videogiochi
acquistati in negozio alla loro uscita
, con la differenza che ci mette a disposizione un
catalogo enorme al quale attingere.
Tra l’altro, se fossi un abbonato, valutando l’acquisto di un videogioco avrei una vocina nella
testa che mi dice: ma…se lo aspettassi nel Game Pass ?

Parliamo di un cambio di paradigma totale, sia dal punto di vista rituale, che da quello
commerciale.
La ritualità dell’acquisto cambia totalmente, poiché non ci si reca più in negozio (grande o
piccolo che sia), sgonfiando le corse dell’hype per accaparrarsi l’ultima uscita appena
arrivata in negozio (oooh…Elden Ring!). Può apparire strano ai novizi del medium, ma i
giochi non hanno data di scadenza e si possono giocare anche anni dopo l’uscita.

Tutto ciò ha ripercussioni importanti anche sul sistema commerciale dell’intera industria:
meno hype, meno corse per possedere e forse, più tempo per giocare?
Se il “giocare senza possedere” non convince i “feticisti” delle collector’s edition
(categoria alla quale appartengo), sicuramente il Game Pass può mettere in discussione i
più devoti amanti del fisico: l’accesso ad un catalogo ampissimo può riportare entusiasmo
nello scoprire nuovi giochi, ai quali probabilmente non si sarebbe giocato in virtù della
spesa economica per il singolo gioco.

Non sarà che a forza di farsi scudo con le “esclusive”, l’ambiente Sony è diventato molto
meno sostenibile
di quello Microsoft? Non sarà che Microsoft ha iniziato a pensare ai
giocatori di ieri? E non parlo di una saturazione del mercato con remaster e remake.
A titolo personale penso che Microsoft stia provando a darci alcune sensazioni perdute:
quelle di un bambino che si trova di fronte un mondo di giochi da esplorare.


Se questo cambiamento sarà radicale, lo capiremo nel futuro prossimo. Una cosa è certa: il
gap tra Sony e Microsoft si è ridotto. Parecchio.
Ah un’ultima cosa: non dimentichiamo che proprio recentemente Microsoft ha acquistato Activision Blizzard per 70
miliardi
. Non si può dire che l’inizio di questo anno sia stato freddo: temperature bollenti per l’industria del gaming.
Basterà l’acquisto di Bungie al colosso giapponese per tenerle testa? Stay tuned.