“Credo che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzato un piacere e chi rifiuta questo piacere un moralista” Pasolini, Pier Paolo (“Dix de Der”, Parigi 1975)
Una foto, un ritratto , un video sono tutte immagini che non riescono ad incarnare la completezza e la complessità di una persona (Figuriamoci di Pasolini!). Faccio delle umili premesse in questo articolo non entrerò nei meriti personali dell’autore ma, mi limiterò ad analizzare alcuni degli aspetti più interessanti e affascinanti della poetica (e più genericamente del modo di pensare) di uno dei fondamentali autori del dopoguerra italiano!
Il nostro omaggio:
La frase da me utilizzata come testa d’articolo è, una sentenza che trovo estremamente affascinante e molto emblematica, non è certo una novità che nei periodi di attività, non la definirò letteraria quanto poliedrica, Pasolini rappresentasse un’autore e soprattutto un personaggio criticato. La questione dello scandalo legata in modo inscindibile a quella dell’erotismo, è stata rappresentativa di un’evidente alienazione a quella che potremmo definire “omertà borghese”. Borghesia tanto disprezzata da Pasolini stesso, quanto ironicamente consumatrice dei suoi prodotti rappresentava infatti la forza critica che pendeva come una spada di Damocle sulla sua testa.
Antipodi: Consumismo e Pasolini.
Molto spesso evidente era infatti la dissociazione che Pasolini stesso effettuava dell’etichetta attribuitagli come “produttore”, termine secondo lui incorretto data la poca definizione di un prodotto intangibile e incorruttibile fatto per essere eterno nel suo modo di comunicare . La fortuna che quindi egli stesso si attribuisce è di potersi dissociare dal consumismo (ricordiamo che si attribuiscono a Pasolini posizioni di sinistra) come produttore poiché non produce un bene effimero e degradabile e, come consumatore in quanto appartenente ad una classe sociale elitaria. Vediamo quindi un’evidente coscienza personale in quanto la dissociazione con il consumismo non sia diretta ma bensì trasversale, è infatti per autodefinizione un consumatore ma grazie al suo mordente intellettuale non viene completamente risucchiato nel meccanismo materialista riuscendo sempre a scindere il bene materiale dal proposito superiore.
Una controversa comunicazione
Definiamo però controversa.: Infatti abbiamo capito che definire Pasolini e il consumismo agli antipodi (come io stesso ho fatto) è erroneo in linea generale, come per qualsiasi persona nella modernità, ma corretto nello specifico. Ma come comunica Pasolini? Beh non sarebbe una sorpresa se vi dicessi che ci sono controversie anche nel suo modo di scrivere e quindi comunicare. Inizia con una scrittura ermetica, che quindi cela significati nascosti. Prendiamo ad esempio il primo Pasolini, dove nei suoi versi di vitalità nasconde qualcosa di torbido e sofferto. Infatti nei suoi primi scritti (L’usignolo della chiesa cattolica ad esempio) cela l’ombra del peccato e inevitabilmente della morte. Successivamente il suo focus si sposta su un’atmosfera irrazionale, quasi decadente con Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959).
Infatti Pasolini in queste ultime due prove narrative si concentra sulla contraddizione vigente in quelle atmosfere degradate e di borgo, caratterizzate da giovani ragazzi che “campano” alla giornata e alternano atti di violenza inaudita a gesti di bontà tipici della loro età. Non è raro ,infatti, in questi due romanzi (scritti in dialetto romano, narrati con un italiano medio e infine descritti con uno poetico) vedere ragazzini fumare, pestarsi tra di loro e, allo stesso tempo, fare follie per aiutare animali in difficoltà.
L’interessamento all’aspetto sottoproletario non è però una cosa aleatoria. In molte delle sue comparse televisive infatti Pasolini critica i Mass Media pubblicamente come mezzi di comunicazione poiché poco inclusivi. Definiva infatti chi guardava come posto già dalla partenza “un gradino in basso”, pronto ad idealizzare ciò che vedeva e a pendere dalle labbra di chi divulgava utilizzando questi mezzi, come lui stesso poi dirà: “Le parole che cadono dal video, cadono sempre dall’alto anche le più sincere o le più vere” (Una sola parola: Lungimiranza)
Il nostro modo di vedere Pasolini:
Scendendo in un clima più informale e lavorando con Matteo (che ringrazio ancora!) siamo stati entrambi concordi che rappresentare Pasolini nella sua interezza sarebbe stato impossibile. Sia per lui che lo ha egregiamente illustrato sia per me che ve ne ho parlato. Un ritratto statico, un omaggio a Pasolini sia nella scrittura che nel modo di rappresentarlo, con umiltà e quel moto di adulazione che contraddistingue noi giovani artisti verso la storia del passato.
Un passato fatto di ombra più che di luce, un passato in cui anche il successo diventa persecuzione, il passato di Pier Paolo Pasolini.