Penso che il miglior modo per iniziare a parlare di Pirandello sia citare proprio Pirandello stesso, in una sua celebre poesia che mette in risalto un tema che più volte egli affronta nelle sue opere: la maschera.

“Io non ti prego, o vuoto cranio umano,
che il gran nodo mi voglia distrigar.
Follie d ‘Amleto! Io sto co ‘l Lenau: è vano
de la vita la Morte interrogar.”

Capisco che citare Pirandello parlando di maschere equivale ad andare in pizzeria e prendere sempre la solita pizza con le patatine, senza avere il coraggio di cambiare per una volta e concedere al palato un gusto nuovo. Oggi potremmo citare moltissimi artisti riguardo a questo tema: Achille Lauro, Drusilla Foer e chi più ne ha più ne metta.

In questo periodo ci troviamo obbligati ad indossare qualcosa che nasconde una parte di noi, che da un lato mette in risalto un pezzo del nostro volto e che, dall’altro, tiene all’oscuro un’altra parte. Ma non solo maschere, finzione e apparenza. L’altro lato della medaglia consiste nel fatto che oggi l’umanità, con questa emergenza Coronavirus, è stata in un certo senso messa a nudo. La pandemia ha portato alla luce il nostro essere fragili e vulnerabili, le nostre paure, facendoci capire ciò che è importante nella vita e ciò che è invece secondario.  

Invece, più di 100 anni fa, Luigi Pirandello iniziò a parlare delle maschere, affermando che queste sono la rappresentazione della frantumazione dell’Io in identità molteplici ed un adattamento dell’individuo sulla base del contesto e della situazione sociale in cui si trova. Pirandello faceva la distinzione tra l’essere e l’apparire di ciascun uomo. L’autore parlava di “recita del mondo”: l’umanità viveva in un perenne palcoscenico, costretta a comportarsi in un certo modo. Ciò comportava, secondo Pirandello, una sorta di schizofrenia tra l’essere e l’apparire.

Dal contrasto tra la vita e la forma nasce il relativismo psicologico che si esprime in due sensi: orizzontale, ovvero nel rapporto interpersonale, e verticale, ovvero nel rapporto che una persona ha con sé stessa. Gli uomini nascono liberi, ma sarà poi il Caso a precludere ogni loro scelta: l’uomo nasce in una società precostituita dove a ognuno viene assegnata una parte secondo la quale deve comportarsi. Un’opera di Pirandello che, più di tutte, manifesta questo pensiero è anche una delle più conosciute: Uno, nessuno e centomila.

Uno perché ogni persona crede di essere un individuo unico con caratteristiche particolari; Centomila perché l’uomo ha, dietro la maschera, tante personalità quante sono le persone che ci giudicano; Nessuno perché, paradossalmente, se l’uomo ha centomila personalità diverse, invero, è come se non ne possedesse nessuna, nel continuo cambiare non è capace di fermarsi nel suo vero “io”. Il relativismo conoscitivo e psicologico su cui si basa il pensiero di Pirandello si scontra con il conseguente problema dell’incomunicabilità tra gli uomini: poiché ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà, non esiste un’unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di possederla e dunque ognuno ha una propria “verità”.

L’incomunicabilità produce quindi un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da sé stessi, poiché proprio la crisi e frammentazione dell’io interiore crea diversi io discordanti. Il nostro spirito consiste di frammenti che ci fanno scoprire di essere “uno, nessuno, centomila”. I personaggi dei drammi pirandelliani, come ad esempio il Vitangelo Moscarda del romanzo Uno, nessuno e centomila, di conseguenza avvertono un sentimento di estraneità dalla vita che li fanno sentire, per citare Pirandello stesso, «forestieri della vita», nonostante la continua ricerca di un senso dell’esistenza e di un’identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera, o le diverse e innumerevoli maschere, con cui si presentano al cospetto della società o delle persone più vicine.

Come reagiscono i personaggi al relativismo?

I personaggi pirandelliani reagiscono in tre modi:

Il fu Mattia Pascal - Giunti

Reazione Passiva: l’uomo ha provato sommessamente a mostrarsi per quello che lui crede di essere ma si rassegna. Vive nell’infelicità. è cosciente della frattura tra la vita che vorrebbe vivere e quella che gli altri gli fanno vivere per come essi lo vedono. Accetta alla fine passivamente il ruolo da recitare che gli si attribuisce sulla scena dell’esistenza. Questa è la reazione tipica delle persone più deboli come si può vedere nel romanzo Il fu Mattia Pascal.

Ripasso Facile: RIASSUNTO LA PATENTE PIRANDELLO

Reazione IronicoUmoristica: il soggetto non si rassegna alla sua maschera però accetta il suo ruolo con un atteggiamento ironico, aggressivo o umoristico. Esempio lampante è La patente. Il personaggio principale di questa opera è un uomo cupo, vestito sempre in nero che si è fatto la nomea di iettatore e per questo è sfuggito da tutti. Il presunto iettatore non accetta l’identità che gli altri gli hanno attribuito ma comunque se ne serve. Va dal giudice e, poiché tutti sono convinti che sia un menagramo, pretende la patente di iettatore autorizzato. In questo modo avrà un nuovo lavoro: chi vuole evitare le disgrazie che promanano da lui dovrà pagare per allontanarlo. La maschera rimane ma almeno se ne ricava un vantaggio.

Sei personaggi in cerca d'autore : Pirandello, Luigi, Davico Bonino, Guido:  Amazon.it: Libri

Reazione Drammatica: l’uomo si renderà conto che l’immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde a quella che gli altri avevano di lui. Per questo cercherà in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo io. Non riesce a strapparsela, e allora egli sarà quello che gli altri credono di vedere in lui. Non si fermerà nel mantenere questo suo atteggiamento sino alle ultime e drammatiche conseguenze. Si chiuderà in una solitudine disperata che lo porta al dramma, alla pazzia. Solo e unico modo per vivere, per trovare il proprio io, è quello di accettare il fatto di non avere un’identità, ma solo centomila frammenti. Non essere “uno” ma “nessuno”. Insomma, accettare l’alienazione completa da sé stessi. Tuttavia la società non accetta il relativismo, e chi lo fa viene ritenuto fuori di testa. Esemplari sono i personaggi dei Sei personaggi in cerca d’autore.

In conclusione possiamo dire che sono passati circa 100 anni, ma le maschere di Pirandello rimangono anche oggi un argomento al passo dei tempi.

Daniele Romano
Mi chiamo Daniele e vengo da Palermo. Sono uno studente di professione, lettore per passione, scrittore a tempo perso. Amo imparare e scoprire attraverso il dialogo con gli altri.

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3 Comments

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  2. […] della vita virtuale vale più della vita reale, in cui sei costretto ad indossare ogni mattina la Maschera di Pirandello che la società ti impone di indossare perché altrimenti non sei […]

  3. […] guadagnata dopo tanti sacrifici e compromessi, un’affermazione della potenza della propria maschera social.Ora non faceva che ricordargli quanto in basso sarebbe potuto cadere, quanto forte […]

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