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Ok ora che ho la vostra attenzione, vi prego di non linciarmi. So che probabilmente questo articolo potrebbe far incavolare non poche persone, ma ogni tanto tocca essere impopolare. Non sono mai stato un fan del franchise del topo giallo elettrico, salvo negli anni della mia infanzia (eoni fa), ma ne ho sempre riconosciuto l’importanza all’interno del mondo dei videogiochi.  Dai primi scambi con il cavo del Gameboy Color fino alle nuove iterazioni su Nintendo Switch, il fenomeno dei Pokémon ha sempre accompagnato la vita dei videogiocatori. Generazione Y e Z incluse.

Sono sincero: dopo le avventure Rubino e Zaffiro su Gameboy Advance, ho giocato ben poco ai titoli di casa Game Freak, ma ve l’ho detto non sono un fan.  Conscio di questa mia lacuna, ho deciso di tornare nel vasto mondo di Ash Ketchum e compagnia cantante: ho colto la palla al balzo a Novembre, con l’uscita di Pokémon Diamante Lucente sviluppato da ILCA, remake del gioco Game Freak uscito su Nintendo DS nel 2006.Un lavoro davvero ben fatto: se si può discutere sullo stile chibi adottato per il titolo, il titolo presenta un ottimo comparto tecnico, diverse novità come i “Grandi Sotterranei” e la possibilità di esplorare uno dei titoli più amati dai fan con una veste tutta nuova.

Niente da dire, a quaranta ore di gioco circa non posso negare che mi stia divertendo parecchio. 

Alt, ferma un attimo. ILCA? Effettivamente ci ho pensato dopo un tot di ore che il titolo che avevo sotto mano non fosse targato Game Freak. Sì, lo so, è un remake, quindi l’infrastruttura di meccaniche e storia di gioco è la medesima del 2006, ma l’intero comparto tecnico è completamente costruito da zero

UN CHIARIMENTO: REMAKE, REBOOT, REMASTER. 

Prima di entrare nel dettaglio, una precisazione su questi tre concetti spesso confusi dalla community di videogiocatori.

Se stiamo parlando di remake, intendiamo il rifacimento da zero dell’intero impianto di gioco di un titolo videoludico: la storia rimane la stessa, le meccaniche pure (ma possono avere qualche svecchiamento o novità), ma tutto il comparto tecnico e grafico viene fatto da zero. Modelli, animazioni, textures, 2D art, coding: tutti gli asset vengono fatti come se il gioco fosse completamente nuovo. Poi ovviamente possono esserci delle novità o extra che il team di sviluppo vuole aggiungere. 

Il remake di Demon’s Souls prodotto da BluePoint Games e Japan Studios

Se invece il team sceglie di modificare profondamente il gioco, anche nella sua componente narrativa o stilistica, ci troviamo di fronte ad un reboot. Infine parliamo di remaster quando viene preso il gioco vanilla e viene apportato un upgrade di risoluzione grafica: in pratica si prendono le texture di gioco e le si porta in alta definizione ( “Remaster HD”).

La splendida versione rimasterizzata di Final Fantasy IX. Fatevi un regalo: giocatelo.

Non ci avete capito nulla? Facciamo degli esempi. Final Fantasy 7 Remake di Square Enix? Un reboot. Spyro: Reignited Trilogy di Toys For Bob? Un remake. Grand Theft Auto: The Trilogy di Grove Street Games? Una remaster.

Basta guardare qualche video o, perché no, giocare per farsi un’idea più completa della differenza. Scusate della digressione, ma è un punto che andava chiarito.

GAME FREAK ED IL “FASTIDIO” DELLA COMMUNITY

Tornando a noi, il fatto che ILCA fosse lo sviluppatore di Pokémon Diamante Lucente mi ha fatto pensare ad una cosa: negli anni ho sentito amici, conoscenti e gran parte della community lamentarsi della poca innovazione portata dal brand negli anni, ma soprattutto delle lacune tecniche veramente inspiegabili

“Ma come? Guarda questo remake: ok il chibi, però che bomba di lavoro che ha fatto Game Fr…ah no”. Giusto: ILCA. Game Freak lavora davvero in maniera così approssimativa?

Nel 2019, Nintendo pubblica Pokémon Spada e Scudo, il nuovo lavoro di Game Freak, sulla propria ammiraglia: l’introduzione di un open world esplorabile, la modalità Dynamax/Gigamax (eredità delle Megaevoluzioni introdotte in Pokémon X e Y) e dei raid multiplayer sono state sicuramente un’innovazione per il brand, ma sul lato tecnico ho notato davvero alcune difficoltà. Non voglio soffermarmi troppo su un titolo che non ho provato, ma non è stata sicuramente leggera la contestazione dei videogiocatori in merito ad animazioni approssimative ed un taglio netto del Pokédex (l’enciclopedia che si va a completare catturando tutti i Pokémon presenti nel mondo di gioco).

Da uno che un po’ di 3D nella vita l’ha visto, sia per studio che per lavoro, non posso fare a meno che concordare che il comparto tecnico sia davvero mediocre. La Switch non ha un hardware molto potente, anzi, però non può essere una giustificazione. 

Ok, Spada e Scudo non hanno sicuramente fatto breccia nel cuore degli appassionati, però avevo bisogno di andare a fondo alla faccenda e giocare un titolo Game Freak, joycon alla mano. 

LEGGENDE POKÉMON: ARCEUS, UN ESPERIMENTO A PREZZO PIENO

Mi decido: metto in pausa le mie avventure nel presente di Sinnoh e decido di partire per l’isola di Hisui. Chiamo un amico (ringrazio Pier che ha sponsorizzato questo articolo) per farmi prestare il nuovissimo Leggende Pokémon: Arceus, ultimo sforzo di Game Freak uscito il 28 gennaio 2022. Dopo circa 30 ore di gioco, penso di essermi fatto un’idea.

Landa Ossidiana, la prima zona esplorabile del gioco.

Dopo la creazione del proprio avatar, il giocatore viene teletrasportato da Arceus, l’equivalente di Dio per l’universo Pokémon, sull’isola di Hisui attraverso uno squarcio spazio temporale ed è qui che cambia il paradigma di gioco.  Non siamo solo in una nuova regione, siamo proprio tornati in un passato in cui Pokémon ed esseri umani non hanno ancora imparato a convivere. Figuratevi che le PokéBall sono appena state inventate e vengono prodotte artigianalmente con materiali naturali. E a dirla tutta non siamo nemmeno in una nuova isola: Hisui è Sinnoh, la regione di Pokémon Diamante e Perla, ma nel passato.

Il nostro compito? Completare il primo Pokédex della storia

Niente più medaglie da ottenere, nessuna Lega Pokémon da battere, nessun Centro Pokémon. Un cambio radicale che porta ad esplorare le grandi macro aree disponibili al di fuori del villaggio Giubilo, campo base del nostro alter ego virtuale. Anche la cattura dei mostriciattoli di Game Freak è totalmente diversa: il giocatore dovrà sfruttare erba alta, bacche e la propria mira per catturare i Pokémon selvatici presenti nella mappa. Oltre al raccogliere materiali per craftare gli strumenti.

Non sempre la cattura andrà a buon fine e quindi, sfruttando i propri Pokémon, bisognerà lottare.  Completare il nostro compendio Pokémon richiede dedizione: ogni creatura deve essere catturata, sconfitta, sfamata o sollecitata più volte al fine di ottenere una pagina dedicata sul Pokédex. Proseguire la quest principale e completare le side quest degli abitanti del villaggio garantiranno ricompense, bonus e un avanzamento del villaggio stesso (con un abbozzo di gestione risorse). Inoltre avanzando nella quest principale, il giocatore dovrà cimentarsi in alcune boss fight, in stile Monster Hunter, contro esemplari di Pokémon speciali. 

La battaglia contro Kleavor, il signore della Landa Ossidiana.

Non c’è che dire: il cambio è radicale. Eppure non è tutto oro quel che luccica. Leggende Pokémon: Arceus è evidentemente un esperimento, ma di quelli ancora in fase di approvazione. Se da una parte abbiamo un world building interessante, dall’altra troviamo un comparto tecnico totalmente insufficiente (per usare un eufemismo): frame rate ballerino, cali di densità poligonale a vista d’occhio, continui fenomeni di pop-up, geodata approssimativi e illuminazione problematica rendono l’esperienza davvero frustrante. Non è pensabile che la console che ha dato i natali a The Legend of Zelda: Breath of the Wild presenti un prodotto tecnico di questo livello.

A tratti pare di trovarsi di fronte ad un beta test ancora in fase prototipale, che però il pubblico pagante ha acquistato a prezzo pieno. Inoltre le cavalcature ottenibili con l’avanzamento del gioco rendono sì più snella ( e divertente) l’esplorazione di Hisui, ma rendono ancora più evidente la limitatezza del comparto grafico: non esagero dicendo che davanti ad alcuni scorci ho rimpianto la grafica di alcuni titoli PS2, soprattutto durante le sessioni di volo con Braviary.

Mi spiace non è pensabile, non nel 2022.

Uno degli scorci visibili in game: le texture di alberi, acqua e terreno sembrano provenire dal lontano 2005.

Anche per il level design “sono dolori”: certamente la libertà di esplorazione stimola il giocatore, ma l’imprecisione dei geodata permette di forzare il superamento di ostacoli teoricamente insuperabili, permettendo l’accesso ad aree con Pokémon di alto livello (chiamati “Alfa”), ma facilmente catturabili

Questo fa sì che l’equilibrio di gioco venga rotto a poche ore di gioco dall’inizio della partita, ergo ci si annoia.

Ad inizio gioco la “rivoluzione” di Leggende Pokémon: Arceus stimola fortemente il giocatore con una discreta capacità di personalizzazione dell’avatar, sistemi a ricompensa e meccaniche nuove, ma la magia finisce in poco tempo (eh No Man’s Sky…): appena entrati nel mid-game, il gioco inizia a ristagnare all’interno delle sue meccaniche. 

La cattura dei Pokémon, una volta capito il meccanismo, diventa uno scherzo (se non per alcune situazioni nel late-game) e mero completamento di una checklist. Vero che le creature nell’overworld possono attaccare il giocatore e mandarlo KO (in quel caso si perderanno alcuni oggetti e si verrà rispediti al campo base più vicino), ma non si ha mai un vero senso di pericolo/sfida esplorando la mappa, quanto più di fastidio.

Davvero poco appagante anche il combat system in cui la differenza di livello tra Pokémon appare poca cosa rispetto alle debolezze elementali: anche se avete un Pokémon di 10 livelli superiore al vostro avversario, basta una giusta mossa per mandare a zero i PS del vostro mostriciattolo. Ok il “superefficace”, ma il “one shot, one kill” mi sembra totalmente fuori misura.

Durante la mia partita ho notato questi inspiegabili riflessi viola presenti su varie superfici dell’overworld. Capisco l’approccio non realistico, ma manco Jak & Dexter ( Naughty Dog, 2001) aveva tale approssimazione tecnica.

Concludendo, Leggende Pokémon: Arceus è sicuramente un tentativo.  Una direzione da seguire che arriva con un ritardo non trascurabile rispetto allo stato attuale del medium. “Meglio tardi che Pokémon” direbbe Marco Merrino. Un cambiamento tanto voluto dai fan di vecchia data, ma che rimane (al momento) un accenno e poco più. Ad una narrativa interessante e una buona libertà di personalizzazione, rispondono un comparto tecnico imbarazzante e meccaniche di gioco sulle quali, a mio avviso, occorre lavorare molto, ma molto di più. 

PROVOCAZIONI COLOR SCARLATTO E VIOLETTO

Ebbene la mia avventura su Pokémon Leggende: Arceus mi ha fatto parecchio pensare: a Game Freak occorre tempo.

Rinfrescare un brand di tale portata non è qualcosa di ottenibile nell’arco di un anno, soprattutto per una software house che a quanto pare o non ha capito che anche l’occhio vuole la sua parte o ha carenze tecniche difficilmente colmabili nel breve periodo. Quindi, dicevamo, serve tempo.

Bene, proprio in occasione del Pokémon Presents di febbraio, viene annunciata la nona generazione: Pokémon Scarlatto e Violetto arriveranno sulle vostre Nintendo Switch nel 2022. Se già pareva necessario un allungamento dei tempi di produzione, pare che la direzione presa da Nintendo sia opposta. Non uno, ma ben 2 giochi Game Freak in un anno. 

Com’era quel meme su Malcom? “Non mi aspetto niente, ma sono già deluso” ? Guardo il trailer: dopo una prima parte in live action, i primi scorci della nuova regione mostrano gli stessi problemi già visti ai tempi di Spada e Scudo. Il video mostra un comparto tecnico arretrato (pare il medesimo, nessun miglioramento), animazioni imbarazzanti (le pale eoliche a 3 fps durante il volo degli Hoppip devo ancora digerirle) e un avatar davvero anonimo. 

I suddetti Hoppip in uno screenshot dall’annuncement trailer: brrr…

Menzione d’onore ai nuovi starter: davvero belli, è evidente che il ritorno alla semplicità giova non poco. Nessuno sa come sarà questa nona generazione, ma di sicuro non partiamo benissimo a parer mio.

Non so, pur non essendo un fan, sono davvero perplesso.  Che vuole fare Game Freak?  Che vuole fare Nintendo? 

Non so, forse siamo invecchiati noi, forse il brand non ha più quell’appeal di un tempo, ma si percepisce davvero che qualcosa non funziona più. Pare quasi che il publisher di Kyoto stia riservando a Pokémon la posizione che ha FIFA per EA: uscita annuale, poca innovazione, poco sforzo creativo. Sicuramente una macchina da soldi imponente, vista la mole del bacino di utenti che sicuramente compreranno ogni nuova iterazione del gioco: almeno FIFA, lato tecnico, rispecchia gli standard odierni. Ok questa era cattiva, ma necessaria per far comprendere una situazione davvero poco sostenibile in termini di qualità.

Lo so, sto facendo una provocazione forte, ma davvero Pokémon è destinato a diventare il FIFA di Nintendo? Io francamente spero di no e penso sia possibile fare molto di più. Mi rendo conto che togliere la maschera della mediocrità per tornare ai fasti di un tempo non è cosa facile. E forse, dopo anni, è quasi impossibile.

Alla fine di questo lungo articolo mi sorge una domanda: e se Pokémon di Game Freak non avesse più nulla da dare?

Ormai mi sono fatto odiare, ma è un articolo provocatorio e voglio chiudere in bellezza: Pokémon dovrebbe cambiare sviluppatore. Zan zan zan. Ecco ora, in attesa della nona generazione, potete linciarmi, ma pensateci: se fosse l’unico modo per salvare uno dei videogame più amati al mondo?

I fan meritano di meglio. I videogiocatori meritano di meglio. Pokémon merita di meglio.