Proviamo a fare qualcosa, che magari basta fare di più. Ora ci vergogniamo, un po’ come quando da piccoli ci prendevano in giro con la ragazzetta della scuola, pensando avessimo fatto qualcosa di male. Fallire infatti non è male, nemmeno due volte di fila, nemmeno tre o quattro o centinaia. Male è non reagire e ora va fatto. Ripartendo dai giovani, si perché è disgustoso vedere giovani completamente eclissati, disgustoso quasi quanto lo erano le verdure da bambini, per rimanere in tema. Verdure che rappresentavano le nostre paure e insicurezze e che con il passare del tempo hanno lasciato spazio ad altri timori. Come detto queste paure, che ormai sono concrete, vanno affrontate. Abbiamo disimparato l’arte del rischio. O forse ce la siamo fatta portare via dai comfort che ci siamo creati? Il rischio però è fondamentale in un mondo che viaggia a 300 Km/h e si modifica in un batter d’occhio. Tentare, sperimentare e buttarci è una espressione umana innata. Proviamo ad immaginare se da piccolini non provassimo ad alzarci, a parlare a giocare e se aspettassimo il momento esatto per iniziare a sperimentare… Non cammineremmo mai, non parleremmo mai e saremmo ancora li. A gattoni con il ciuccio a 17-18 anni. Come abbiamo imparato a fare sin da piccoli: provando e riprovando, fallendo ma rialzandoci, sempre riusciremo a evolvere.

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