Ovunque voi siate, ovunque voi stiate leggendo questo editoriale siete circondati da persone, da impulsi e da stimoli. Guardatevi attorno e contemplate la diversità che vi circonda. Per esempio, come è “diversa” quella persona che sta attraversando la strada, o il modo di vestire di quel ragazzo. Diverso non vuol dire per forza brutto, anzi!
Questo intricatissimo arabesco di discriminanti non fa altro che arricchire la nostra grigia esistenza composta da soli bianchi o neri, ma fa sì che compaiano tutte le sfumature che ci regala la realtà. Noi siamo il nostro personale prisma di Newton, attraverso noi possiamo cogliere ogni colore o annullarlo.
Ma a produrre ciò non sono altro che la somma del nostro essere con gli stimoli citati poc’anzi. La somma delle nostre emozioni, delle nostre personalità, ma anche un modo di dire, una maglietta, un cibo visto in un film, o la colonna sonora dello stesso, questa miscela fa sì che la diversità diventi ricchezza.
Ma come ogni miscela va ponderata, calibrata e pesata altrimenti tutta questa diversità rischia di diventare solamente una grigia brodaglia.
Un volto accoglie una commistione di elementi, quanti la natura ha deciso di regalare, ma sarà la persona portatrice di quel volto, responsabile delle diversità che esso porta. Dovrà far sì che quelle diversità facciano parte della ricchezza che circonda il mondo.