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Le elezioni del 25 Settembre si avvicinano sempre più, e con loro convegni, liste, coalizioni, slogan e tentativi di ottenere più elettori possibili.

Eppure, nonostante la frenesia e la larga discussione politica (e di certo comunicativa) del momento, un problema continua incessante a far da sfondo: l’astensionismo.

L’astenersi dal voto è una problematica sociale che negli anni diventa sempre più presente e preoccupante, i dati al proposito parlano chiaro:

Le percentuali di affluenza alle elezioni per la Camera e il Senato sono andate crescendo costantemente dal 1948 (92,23 per cento) fino al 1976 (93,39 per cento) per poi, con le sole eccezioni degli anni 1987 (88,83 per cento) e 2006 (83,62 per cento), calare costantemente raggiungendo il 73 per cento nel 2018[1].

Eppure, nonostante l’emergenza oggettiva di questo fenomeno (che getta ombra sulla stessa democrazia e diritti-doveri dei cittadini), i vari partiti sembrano non essere affatto preoccupati.

Se questa indifferenza ci lascia dubbiosi, il perché sarà, alla fine dell’articolo, fin troppo chiaro.

Quali sono i motivi dell’astensionismo?

La domanda che sorge spontanea, osservando i dati, è il perché, la motivazione, che spinge al non voto. In altri termini, se votare è un diritto-dovere del cittadino conquistato faticosamente, perché sempre più persone decidono di non andare ai seggi?

Secondo Gianfranco Pasquino, ex senatore e politologo di fama, sono tre le cause principali di questo fenomeno:

I) la tendenza a partecipare solo alle tornate elettorali ritenute più importanti: generalmente l’affluenza è parecchio più alta alle elezioni politiche che alle amministrative;

II) la forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e delle diverse coalizioni; con la conseguenza che la vittoria di uno o dell’atro avrebbe uno scarso impatto sulla vita dei cittadini;

III) la crisi dei partiti, i quali ormai non riescono più a mobilitare gli elettori e portarli alle urne[2].

A queste si aggiungono: secondo Il libro bianco sull’astensionismo[3], le difficoltà e impedimenti materiali a recarsi al seggio (chiamato astensionismo involontario); e il dato di povertà

che colpisce in misura più che doppia i giovani rispetto agli anziani, si trovano due fattori di grave disagio sociale: l’abbandono scolastico e la disoccupazione (Neet, Not in employment, education or training), vale a dire rispettivamente la povertà educativa e la povertà economica, che si sommano e si combinano per corrodere alla base i fondamenti democratici della società civile[4].

Sommando tutte queste motivazioni risulta chiaro come la problematica derivi da più ambiti, situazioni e motivazioni; non è solo la crisi dei partiti, come spesso si tende a pensare, ma un insieme eterogeneo di fattori che si combinano e creano quello che diventa il partito del non voto.

Quali sono le categorie più coinvolte?

Come è stato di recente sottolineato da Ludovica Geraci e Massimo Taddei per l’Italia e da Alexandria Symonds in un confronto internazionale, la componente degli elettori giovani è tendenzialmente più assente al momento del voto rispetto agli anziani[5].

Sono quindi i giovani la categoria che più rappresenta l’astensionismo; ma perché?

In parte abbiamo già risposto parlando delle cause dell’astensionismo (compresa una povertà scolastica e lavorativa e la difficoltà di votare da fuori sede); ma rimane da comprendere il perché siano proprio i giovani coloro coinvolti.

Per fare ciò, è necessario osservare la composizione (per età e sesso) dei deputati e dei senatori e analizzare velocemente i programmi elettorali.

Statistiche: composizione camera dei deputati e dei senatori.

Tralasciando la differenza che appare tra la componente femminile e maschile; risulta altrettanto chiaro come l’età media dei componenti al Senato e alla Camera oscilli tra i 40-60 anni.

E se questo dato, seppur indichi come non vi sia una rappresentanza politica di giovani, non soprende (d’altronde per occuparsi di politica è necessaria una determinata formazione ed esperienza, nonché vi sono limiti minimi di età prefissati). Vi sorprenderanno di certo i punti principali dei programmi elettorali e, in particolare, le politiche per i giovani.

Proposte elettorali per i giovani.

Secondo skitg24[6], i soli punti principali dei programmi rivolti ai giovani riguardano lo ius scholae, la modificazione di stage e tirocini e l’imposizione di un salario minimo.

Non si parla di una ristrutturazione della scuola; della tutela del lavoro dipendente e/o autonomo; della lotta alla povertà e disoccupazione; di incentivi allo studio e ricerca in Italia; di tutele e sostegno alla famiglia e di tanto, tanto altro. Si parla invece di flat tax, di energie rinnovabili o nucleare, dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del reddito di cittadinanza.

I giovani non sono la priorità, non sono l’obiettivo delle campagne elettorali.

Questo è forse il motivo per cui l’astensionismo dilaga tra le categorie più giovani, questo il perché al non voto.

Inutile negare che un voto ottenuto di certo, come quello di un adulto fedele, è più desiderabile di un voto incerto, come può esserlo quello di un giovane che deve scegliere tra i partiti. Il partito cerca elettori sicuri con cui ottenere una percentuale maggiore, non importa se per farlo il 30% del totale degli elettori totali non andrà a votare.

Troppe sono le problematiche presenti, troppe le cause e i silenzi, troppa l’indifferenza.

Eppure a tutto questo si contrappone un unico grande perché al voto: la tua voce, la tua scelta, è la base della democrazia. Il popolo intero contribuisce a creare il paese. E se è vero che un voto tra migliaia vale poco, è vero anche che un non voto vale zero.

Meglio quindi valere poco, o non valere nulla?


[1] https://www.istat.it/it/files//2020/12/C11.pdf.

[2] https://blog.openpolis.it/affluenza-astensionismo-perche-cresce-partito-del-non-voto-intema-n-8.

[3] Per un approfondimento sull’argomento e sulle possibili soluzioni proposte si rimanda a: https://www.riformeistituzionali.gov.it/it/comunicazione/comunicati-stampa/presentato-il-libro-bianco-sullastensionismo/.

[4] https://www.lavoce.info/archives/96500/astensionismo-una-minaccia-per-la-democrazia/.

[5] ivi.

[6] https://www.instagram.com/p/ChmQ4wPuRkl/?igshid=YmMyMTA2M2Y=.