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Al contratrio di ogni altra forma d’arte, i film riescono ad esprimere la misura e lo scorrere del tempo, a fermarlo e a dominarlo pressochè all’infinito. Io dico che i film sono gli scultori del tempo.

– Andrei Tarkovsky

In questi giorni, a Torino, si sta svolgendo la nona edizione del Torino Underground Cinefest. Dal 27 settembre al 5 ottobre 95 pellicole si sfidano per ottenere premi e menzioni speciali.

Dopo lo scorso anno – in cui avevano vinto Silenced Tree (Faysal Soysal, 2020, Miglior lungometraggio), Dear Child (Luca Ammendola, 2020, Miglior documentario) e Ma Planète (Valéry Carnoy, 2018, Miglior cortometraggio) – anche questa volta nel programma del TUC ci sono opere meravigliose che meritano di essere viste e raccontate.

Tra queste mi soffermo, per il momento, su due cortometraggi che hanno attirato particolarmente la mia attenzione: The Sprayer e Canal.

The Sprayer: un cortometraggio sulla rivoluzione ambientale

In una terra occupata da armate di “spruzzatori”, nessuno può far crescere alcun tipo di pianta, che sia in pubblico o in privato. Molti non sanno neanche cosa sia una pianta o che aspetto abbia. Tutto cambia quando uno dei soldati trova un seme e, spinto dalla curiosità, decide di prendersene cura.

Cortometraggio proveniente dall’Iran, diretto da Farnoosh Abedi, The Sprayer ci insegna tanto sull’ostilità dell’uomo nei confronti della Terra. Lo spruzzatore protagonista è uno dei pochi a rendersi conto che le piante non sono solo non pericolose, ma anche utili. Il finale toccante rappresenta un atto di rivoluzione di chi non si arrende, come ci dicono le piante che iniziano a crescere nuovamente ovunque.

A causa dei recenti cambiamenti ambientali, dell’ostilità degli esseri umani nei confronti della Terra, del surriscaldamento globale, della graduale erosione della Terra, e del disperato tentativo di salvare il futuro, sembra che la minaccia più grande nel corso della Storia stia avvenendo per l’uomo” ha commentato Abedi in un’intervista con dei media locali. “L’animazione è uno sguardo simbolico su questa minaccia, che può trasformarsi in un problema globale“.

Canal: il surrealismo che non lascia spazio alla razionalità

Cortometraggio diretto dal bravissimo Will Rahilly e creato da ben 5 menti diverse, Canal è una storia che lascia senza fiato e che offusca la razionalità delle persone.

Una donna attraversa un ponte e, quando guarda giù verso il fiume sottostante, viene catapultata in un universo confusionario, quasi in stile Alice nel paese delle meraviglie, con ambientazioni da favola dark e con una dimensione spazio-temporale completamente distorta e priva di regole. Dopo essersi ritrovata di fronte a un pubblico fatto interamente da copie di se stessa, la protagonista cerca con tutte le sue forze di trovare una via d’uscita. Attraversato un labirinto mentre ogni legge sulla prospettiva viene infranta, lo spettatore è costantemente in ansia per questa figura inseguita da un suo doppio mascherato. La fine, come tutto il corto, è misteriosa, aperta a mille interpretazioni differenti.

Tutto ciò che vediamo e che ci ispira si mescola nella “zuppa” della nostra mente e dà vita a dei linguaggi. La fotografia del film riflette questi linguaggi diversi e pieni di influenze . Ci sono estetiche diverse, come diversi sono gli autori. Il film è stato pensato durante il lockdown del 2020, quindi il cercare una via d’uscita è ciò che volevamo tutti in quel periodo” hanno commentato al TUC Rahilly e la co-autrice e protagonista Suri Jackson.