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L’incontro di Ieri alle Gallerie D’Italia è stato toccante e allo stesso tempo una piacevole scoperta. Ma sono due i motivi principali che mi hanno interessato maggiormente. Il primo è che tante donne provenienti da tutto il mondo si sono “incontrate” attraverso la letteratura, facendo letteratura e diventando in un modo o nell’altro letteratura italiana. Il secondo era che tutte queste voci lontane verranno racchiuse in un volume unico che accomunerà tante donne di tanti luoghi diversi e tradizioni diverse.

Daniela Finocchi

Il Concorso Lingua Madre è nato per dare voce a chi abitualmente non ce l’ha, come donna e come migrante. Si rivolge a quelle donne straniere portatrici di molteplicità, facciamo infatti riferimento alle appartenenze multiple che possono convivere nella stessa persona, donne che magari non hanno vissuto in prima persona l’esperienza della migrazione ma che appartiene comunque loro.” dice Daniela Finocchi, ideatrice del progetto e moderatrice dell’incontro.

Alla quindicesima edizione di Portici di Carta ci sarebbero dovute essere due ospiti, ossia le vincitrici del XVII concorso letterario moderate da Daniela Finocchi, purtroppo però, una delle due donne non ha potuto prendere parte all’evento. Perchè?
Perché Iraniana, preoccupata per la sua famiglia e angosciata dalle poche notizie provenienti dalla sua terra. Si chiama Mahnaz Hassanlou. Non ha notizie dei suoi familiari a causa delle rivolte. Il regime ha tolto internet ai civili e che quindi non possono più comunicare con facilità. 
La seconda ospite è Sofia Spennacchio, una giovane universitaria Francese che ha partecipato al concorso in quanto donna e in quanto Francese. Sofia è anche vincitrice del Premio Speciale Torino Film Festival con Amsonie blu e presa la parola ci racconta come mai ha deciso di raccontare una realtà tanto distante dalla sua: 

Sofia Spennacchio

«Sono stata molto colpita nell’agosto 2021 da tutte le notizie che arrivavano dall’Afghanistan, in particolare dalla presa di Kabul da parte dei talebani, delle donne costrette a matrimoni forzati, soggette ad ogni tipo di violenza. Nel mio racconto ho deciso di dare voce a queste donne. Ovviamente mi sono informata e documentata: non conoscevo la cultura afghana ma volevo rendere la mia storia, di finzione ma ispirata a fatti realmente accaduti, più veritiera possibile. Per far questo ho attinto anche alle testimonianze di molte donne che sono riuscite a scappare, raccontando poi i loro traumatici vissuti. Nadira, la protagonista del mio racconto, raccoglie in sé l’esperienza e soprattutto le speranze di queste donne. Questo lavoro di ricerca, che ha coinvolto anche la storia e la cultura dell’Afghanistan, mi ha appassionata e mi sento molto arricchita, cresciuta, dall’aver scritto questo racconto. Sono anche partita dalla mia stessa condizione di straniera, che mi ha permesso di immedesimarmi, cercando di trasmettere una realtà molto lontana da me che tuttavia sento vicina».

Il Concorso mira ad unire le persone di tutto il mondo. Alcune donne mandano i propri racconti già tradotti in Italiano, altre invece si devono far tradurre, ed è allora che si attiva una fitta rete di volontarie che inizia a tradurre i pezzi. Trasformando il racconto in uno a quattro mani anziché solamente due. Due Italiane, due Straniere che insieme guardano al futuro.