Dopo avervi raccontato Fantasmagorie di Emile Cohl, eccoci al secondo appuntamento con #animazione115.
Le avventure del Principe Achmed (a voi un trailer) ci porta nel pieno degli anni 20.
È il 1926 quando Lotte Reiniger, con la co-regia del marito Karl Coch, realizza un film dalla portata storica. Il primo lungometraggio animato europeo, un’opera che inciderà sull’animazione futura, grazie a certi accorgimenti tecnici al tempo avveniristici.
L’animazione europea degli anni 20
In un periodo storico di grandi cambiamenti – la Prima Guerra mondiale è finita da poco, grandi imperi sono crollati, nuove nazioni sono sorte, la Germania è ora una repubblica e in Italia, nel tardo 1922, cominciano gli anni della dittatura fascista di Benito Mussolini – l’animazione europea faticava a prendere veramente piede.
In un decennio in cui il cinema muto sfornava capolavori, era compito degli animatori indipendenti evitare che l’animazione rimanesse un fenomeno in sordina.
Dall’Inghilterra all’Unione Sovietica, passando per Francia e Germania, uno stuolo di animatori prova a farsi sentire.
Particolarmente dalla Francia e dalla Germania cogliamo personalità che hanno saputo dare una spinta all’animazione. Lortac in Francia (suo il primo storico studio d’animazione organizzato, il Publi-Ciné) e Walther Ruttmann in Germania mostrano la forza di un’animazione che spesso è messa a servizio della pubblicità o ausiliatrice nei film dal vero.
Rimanendo in Germania non si può non citare una tenace animatrice, la realizzatrice del film di cui parliamo oggi: Lotte Reiniger. La berlinese si dilettava ad animare le sue silhouette (che amava creare sin da bambina) e lo faceva grazie a una tecnica che non ha subito grosse modifiche arrivando ai giorni nostri: la cutout animation (pezzi di carta ritagliati e ripresi a passo uno per ricreare un’illusione di movimento).
Per realizzare il film, Reiniger inventò il trick table (il papà di quella multiplane camera che nacque in casa Disney nel 1933 ma a cui il creatore Ub Iwerks sicuramente si ispirò).
Ora però è il momento di concentrare la nostra attenzione sul primo lungometraggio animato europeo.
Le avventure del Principe Achmed. Una genesi
Dopo il suo primo film in silhouette del 12/12/1919: Das Ornament des verliebten Herzens (L’ornamento del cuore innamorato) Lotte Reiniger poté realizzare Le avventure del Principe Achmed grazie a un finanziamento del banchiere Louis Hagen. Il banchiere, molto colpito dalla sua arte, fece costruire uno studio sopra la sua stessa autorimessa. Lì, Reiniger, il marito Carl Koch, Walther Ruttmann e Berthold Bartosch poterono cominciare a lavorare a questo caposaldo dell’animazione europea nel 1923.
I compiti in questo piccolo studio d’animazione furono divisi al meglio: alla regia Lotte con il marito Carl. Alla ripresa e all’animazione delle silhouette era sempre la donna, coadiuvata da altri due animatori: Alexander Kardan e Walter Türck. Walther Ruttmann si occupava delle scenografie – non nascondendo un certo imbarazzo nel lavorare su una favola – a Bartosch il compito di occuparsi degli effetti speciali.
Una importante sottolineatura deve essere fatta sulla musica: questi sono ancora gli anni del cinema muto ma Wolfgang Zeller, il compositore della colonna sonora, collaborò con Lotte Reiniger e il resto della troupe fin dall’inizio realizzando anche effetti sonori vari. Preme inoltre sottolineare che la musica di Zeller fu utilizzata anche durante la realizzazione di alcune sequenze del film per aiutare la sincronia fra immagini e suono dell’orchestra.
Il film è composto da più di trecentomila inquadrature, le silhouette sono realizzate in piombo e cartone (ciascuna formata dai 25 ai 50 pezzi), le tecniche utilizzate per questo lungometraggio erano le più varie: oltre alle silhouette ci si avvalse dalla sabbia e dell’animazione astratta.
Le avventure del Principe Achmed non è un capolavoro di regia (minimale, molto statica) ma, a livello di qualità delle animazioni è ancora da studiare e apprezzare.
Cicchetto di trama de: Le avventure del Principe Achmed
Le avventure del Principe Achmed è un adattamento di alcuni racconti de: Le mille e una notte. Il film è un’unica, interessante e avventurosa favola, basata su due racconti della raccolta: Aladino e la lampada meravigliosa e Il principe Ahmed e la principessa Peri-Banu . Il risultato è quello che possiamo ancora ammirare.
Uno stregone africano raggiunge sul suo cavallo volante la reggia del califfo il quale, stupito dall’animale, prima gli offre del denaro poi, visto il suo rifiuto, gli promette qualsivoglia tesoro egli desideri. Lo stregone sceglie la figlia del califfo, Dinarsade. Il fratello di lei, Achmed, si oppone ma lo stregone si libera di lui facendolo salire sul cavallo con l’inganno: l’animale prende il volo con in groppa Achmed e i due scompaiono all’orizzonte.
Per Achmed comincia così un lungo viaggio: fra bellissime regine, vogliose ancelle, terribili demoni e buoni geni, il principe riuscirà a tornare a palazzo non senza prodigiosi aiuti e solo dopo aver superato grandi pericoli.
Chiacchiere da bar
Il film di Lotte Reiniger è stato realizzato in un periodo storico di grande rifioritura della Germania della Repubblica di Weimar. Dopo i primi anni di dura crisi dopo la fine della I Guerra Mondiale, la Germania era tornata a fiorire: questo film è figlio di quella rifioritura (nonostante non fosse chiaramente in linea con lo stile artistico dell’epoca).
Il film di Lotte Reiniger, che ancora oggi possiamo ammirare grazie ai vari restauri, fu un successo in lungo e in largo. In Francia fu accolto particolarmente bene; Jean Renoir e Rene Clair (due famosi registi) lo consigliavano entusiasticamente e fu fonte di ispirazione per molti grandi registi, animatori, cineasti. Fra i tanti citiamo Michel Ocelot che in molti suoi film operò in maniera similare a Reiniger e particolarmente in: Principi e Principesse .
Le avventure del Principe Achmed è una meravigliosa parentesi fiabesca prima di un lento, quanto inesorabile, crollo verso il baratro del nazismo e della II Guerra Mondiale.
#animazione115 torna il prossimo mese con il primo di ben due focus sugli anni 30.