Dagli albori della nostra Storia (o, almeno, da quando ne abbiamo tramando) non c’è mai stata una civiltà che non sia mai perita sotto i colpi di un nemico più grande. Dapprima i popoli mesopotamici e l’antica civiltà egizia, quindi i mediterranei greci e romani e successivamente i regni barbarici che hanno preso il posto di quello che fu l’impero romano.
Quasi mai, però, la decadenza di queste civiltà si è potuta riscontrare in una semplice sconfitta militare. Sempre, infatti, prima della loro dissoluzione o della loro conquista si erano verificate pesanti crisi interne, sempre e contemporaneamente di natura politica, sociale, economica e culturale.
Una dissoluzione dei valori che avevano reso grande e coesa la civiltà, un’indebolimento del sostrato economico che aveva affamato la popolazione, delle sempre maggiori faide tra le fazioni interne e una politica che non era che la macchia dei grandi nomi del passato. Così accadde in Grecia, così accadde a Roma. E in tutto questo, la sconfitta decisiva non era che la semplice conseguenza di una serie di eventi che andavano avanti da ormai troppi anni, quando non decenni.
Tutte le civiltà sono morte nello stesso identico modo, nulla dunque lascia intendere che anche per l’occidente presto o tardi possa giungere quel momento. Quando gli scontri sociali dettati dal cortocircuito dei valori diverranno ai massimi, quando il nostro sistema economico crollerà sotto i colpi di malsane abitudini protratte per troppi anni. E ancora, quando i nostri valori saranno accantonati, con la complicità di una politica che non sarà più in grado di affrontare i problemi del momento.
Sarà in quel momento che saremo davvero vulnerabili, e a quel punto potremmo essere sconfitti da un nemico esterno abbastanza potente, in grado di amplificare quelle che già saranno le nostre debolezza. Un nemico che, speriamo, non prenda il nome di Coronavirus, perché in tal caso il conto alla rovescia potrebbe già essere terminato.