Non so più che ansia scegliere. Lo giuro. Non so quale faccia più al caso mio. Quella per lo studio e per gli esami, l’ansia dovuta al futuro incerto di questo Paese e di questo pianeta, l’ansia dovuta alla precaria situazione internazionale. Queste sono solo alcune delle ansie che ci vengono offerte a catalogo, le più importanti e gettonate. Ma ce ne sono altre molto più intime e viscerali che si nascondono per uscire dalla loro tana solo nel momento meno opportuno, come un fulmine a ciel sereno.
L’ansia però è una buona amica. Non ci lascia mai, lei è sempre lì, pronta a salutarci con un sorriso e un pollice alzato di incoraggiamento. Più le cose vanno bene e si sale, più lei diventa profonda e potente. Si nasconde nel nostro letto e ci abbraccia. Cammina con noi alle fermate della metro e sale al nostro fianco. È seduta in questo momento accanto a me che scrivo.
L’ansia si classifica in base al grado di complessità, fallimento e intensità dell’obiettivo, ideale, risultato. L’eco-ansia, ad esempio, è una ansia esistente in tutti noi, anche nei doomer (coloro secondo i quali è troppo tardi per cambiare le cose, e quindi tanto vale lasciarle così come sono) che non lo danno a vedere ma anche loro sono preoccupati. Quest’ultima è l’acufene della società, un fischio che non riusciamo a toglierci nonostante tutte le azioni virtuose con cui cerchiamo di auto-convincerci della nostra estraneità a i fatti.
Neonata è l’ansia della guerra, ha poco più di un anno ma spaventa parecchio. Sia perché i media ce la fanno vivere in prima persona, sia perché ha toccato le tasche di tutti, provocando incontrollati aumenti e crolli inaspettati. Neonata ma dal vagito potente.
«Basterà?»
«Sarà abbastanza?»
«Avrò fatto bene…e se avessi fatto così?»
Poi iniziano i pensieri. Inizia l’insonnia. Si inizia a sudare freddo e ad avere mal di pancia, si trema e si piange per lo stress.
E pensate all’ansia che deve avere l’ansia di se stessa. Avrà fatto abbastanza? Sarà stata abbastanza con noi? Magari anche lei è soggetta al suo stesso giogo, alla sua personalissima e ‘emotivissima’ legge del contrappasso.