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Pesa una maschera? Ci si vive bene dentro? Per quanto a lungo la si può portare senza che questa cominci ad avere effetti negativi su di noi? Ma soprattutto, quante maschere ci sono?

Un’infinita, ce ne sono un’infinità.

Qualcuno maschera il proprio carattere, altri la propria personalità, altri ancora ci vivono letteralmente sopra e dentro… chi per esempio?

Per esempio gli artisti, ma anche di questi ce ne sono una quantità infinita, tutti con diverse peculiarità. Si distinguono tutti tra loro e questo necessita un regalo da parte degli artisti nei confronti dei fan al fine che questi ultimi possano avere una memoria sufficiente ad imparare tutti i nomi degli artisti. Ma stiamo andando fuori tema.

Tanta gente fa della propria arte anche la propria maschera. A queste maschere vengono dati dei nomi, ma tra pittori, scultori, scrittori e poeti, oggi come nome scegliamo quello dei Rolling Stones.

Perché?

Perché quest’anno compiono sessant’anni di carriera. Sessant’anni di maschera indosso.

Sessanta, mica pochi.

 Per qualche ragione tutti noi, almeno una volta, siamo entrati in contatto con questo gruppo (amato e non).

 Ad alcuni ha lasciato qualcosa di concreto, come il vedersi apparire una chitarra elettrica sul muro a causa di ciò che Keith Richards ha creato, girato e rigirato sulle corde del suo manico, altri hanno ricordi: estati all’insegna del rock, party sfrenati cantando “Satisfaction” a squarcia gola… poi non lo so, sono classe 2001, queste cose la mia generazione non le avrebbe viste in ogni caso.

Interessante allora il fatto che questo gruppo possa essere raccontato anche dalla mia generazione.

Perché interessante? Perché vuol dire che hanno vinto loro, hanno vinto i Rolling Stones.

Parlo di vittoria perché la storia della musica è lunga, e non mi riferisco alle origini della musica, agli antipodi del progresso della nostra civiltà, no.

Mi riferisco anche solo ad un periodo relativamente vicino a noi, gli anni ’60.

Gli anni intorno a questo decennio hanno dato alla luce band che avrebbero cambiato il corso della musica (Pink Floyd, Led Zeppelin, Deep Purple, giusto per dirne alcuni), altre sarebbero sparite, altre si sono sciolte, in alcuni casi, persino, la band si è ristretta a tal punto da venir chiamato solo più artista piuttosto che band (Bryan Adams è un esempio più che lecito, tanto che è lui stesso a raccontare questa storia in “Summer of ’69).

In mezzo a tutti questi gruppi, a cominciare la corsa insieme a loro, d’un tratto apparvero anche loro, i Rolling Stones.

Hanno corso per sessant’anni, con alle spalle una carriera paragonabile probabilmente solo a quella dei Beatles.

Stiamo parlando di circa ottanta album pubblicati dal 1962 (contando anche le raccolte e gli album live), una storia piuttosto travagliata che non esclude né l’aver raccontato (cantato) la critica sociale del proprio momento né un “importante” uso di sostanze stupefacenti… ma non sono caduti, anzi, saltano sul palco più adesso di quando avevano iniziato.

In ogni caso, dovranno pur festeggiare in qualche modo, no?

È proprio il programma del 2022. Gli stones, infatti, inaugureranno il “Sixty Tour” con la prima data a Madrid il primo giugno.

Viaggeranno in tutta Europa, saranno a Milano (San Siro) il 21 giugno, data che dovremmo considerare molto importante, poiché è al quanto improbabile che questi colossi del Rock torneranno più nel nostro paese.

Per chi è interessato i biglietti sono già online,

sarà un’occasione più unica che rara.

I Rolling Stones poco prima del loro primo concerto nel 1962

Fonti

https://www.cnn.com/2022/03/14/entertainment/the-rolling-stones-tour/index.html https://www.instagram.com/p/CbF4k63Aw9B/?utm_medium=copy_link https://www.ilsole24ore.com/art/rolling-stones-san-siro-21-giugno-stavolta-sara-davvero-the-last-time-AEM00DJB

https://it.wikipedia.org/wiki/The_Rolling_Stones