Proprio nel periodo in cui un dinosauro dell’imprenditoria fa chiudere tutte le sale LAN e dedicate agli eSports in Italia, mi accingo a mettere in luce l’ennesimo caso di malsano rapporto tra il bel paese ed il mondo dei videogame.
Se molte volte i videogiochi vengono snobbati o additati come nuova “cocaina” per le giovani masse, al giornalismo mainstream sembra piacere usarli come mezzo d’informazione. O meglio di disinformazione.
La guerra in Ucraina continua tragicamente: trovare informazioni scevre di propaganda di qualsiasi fazione appare sempre più difficile. Il bombardamento mediatico fa sì che nessuna informazione venga processata dai fruitori finali.
Non siamo nuovi alle fake news, ma quelle dell’ultimo periodo sembrano facilmente smontabili (tra l’altro dove sono i fact checkers quando servono?)
Qualche esempio?
il TG2 mostra immagini di War Thunder, MMO sviluppato da Gaijin Entertainment, spacciandole come footage autentico dal campo di battaglia.
Repubblica che condivide un video dell’azione contraerea ucraina nei confronti dei russi: in realtà è una cutscene di Arma 3, sparatutto simulativo prodotto da Bohemia Interactive Studio.
Ma uno dei punti più bassi del giornalismo italiano è stato toccato pochi giorni fa, proprio in televisione.
La7, Piazza Pulita. Ad un certo punto della trasmissione, Massimo Formigli mostra lo schema del labirinto sotterraneo che si snoda sotto le acciaierie Azovstal, importante zona di scontro militare.
Una notizia bomba, se non fosse totalmente falsa. L’immagine mostrata a schermo è quella di uno screenshot del boardgame Blackout 1.0, progetto Kickstarter mai uscito.
Davvero una brutta caduta. Non che fossimo abituati diversamente, ma qui si è toccato il ridicolo.
Ad onor del vero, anche Controcorrente e Porta a Porta hanno rilanciato la notizia, ma questo non fa che aggravare la situazione.
Uno “scivolone” che dimostra palesemente non solo che i nostri “giornalisti” televisivi non verificano le fonti (anzi si copiano tra loro), ma addirittura non hanno neppure l’accortezza di cercare nei fact cheching già pubblicati.
Ma ricorda: fidati sempre dei “professionisti dell’informazione”.