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Michail Sergeevič Gorbačëv, ultimo leader dell’URSS e segretario del PCUS, si è spento lo scorso 30 agosto. E’ stato un politico di grande rilievo per la Russia. Tentò di unire socialismo e democrazia e di riformare il paese smussandone le asperità. Applicò una politica contrastante con il tradizionalismo sovietico, fondata su Glasnost (trasparenza) e Perestrojka (ristrutturazione).

I cittadini non lo amavano particolarmente, però, perché furono proprio quell’apertura e quelle riforme politiche a determinare l’inevitabile crollo dell’Unione Sovietica. Anche le condizioni economiche, che sino ad allora erano state ottime, peggiorarono molto, ma soltanto perché si rinunciava alla libertà in cambio del benessere economico.

Se la riforma sovietica non procurò i vantaggi sperati in Russia, si rivelò fondamentale altrove. Insperatamente, Gorbaciov ebbe un forte impatto sulle sorti della Guerra Fredda che minacciava il mondo intero. Infatti, fu soprattutto grazie al suo contributo se finalmente quel temutissimo conflitto tramontò e si poté godere di nuovo della pace ormai persa dall’inizio del secolo.

Fu favorevole alla demolizione del muro di Berlino e tale mossa fu importante per il ricongiungimento dell’Europa e il raggiungimento della pace. Il muro fu costruito nel 1961 dalla DDR e divideva la città in Berlino est e Berlino ovest. Quest’ultima era nota come settore occidentale, diviso in tre e governato da francesi, britannici e americani, mentre la parte est era il settore sovietico. Dunque, l’Europa stessa era divisa in due sfere d’influenza: l’una controllata dalla Russia, l’altra dagli Stati Uniti. Le due superpotenze si scontravano a colpi di sanzioni, minacciando di usare le armi nucleari e così tenendo il mondo col fiato sospeso.

La fine della Guerra Fredda fu possibile perché la Russia in quegli anni ebbe un leader dalle idee socialdemocratiche e di gran lunga più equilibrate dei suoi predecessori e successori. Oggi è ancora molto inapprezzato o incompreso, ma forse in futuro la sua gente sarà pronta a rivalutarlo. Intanto, però, Gorbaciov fu molto benvisto in Europa, infatti nel 1990 vinse addirittura il Premio Nobel per la Pace.

“In realtà non si prefisse di cambiare il mondo, ma solo di salvare il suo Paese. Alla fine, non salvò il Paese ma forse salvò il mondo”. David E. Hoffman, “The Dead Hand” (Anchor, 2010).