L’Isola di Cipro è ancora oggi l’ultimo stato europeo a essere diviso: quali sono le ragioni e quali le conseguenze?
La Repubblica di Cipro è oggi l’unico degli stati dell’Unione Europea a essere ancora occupato, diviso, rivendicato. Questa situazione, anacronistica per gli standard odierni, è il risultato della contrapposizione politica e militare delle tre potenze che nell’ultimo secolo hanno dominato sul territorio: l’Impero Britannico, la Grecia e la Turchia. Tutto dovuto quindi a giochi di potere, contrapposizioni e violenza. Scelte politiche sbagliate e dichiarazioni di guerra non scritte che hanno portato l’Isola di Cipro a essere una terra divisa da un muro e in parte occupata. La storia dell’Isola, a partire da quando ancora non era completamente indipendente, è estremamente complessa: per capire la Cipro di oggi dobbiamo tornare indietro di quasi due secoli.
Le origini della divisione: il passato di Cipro
Il passato di Cipro è turbolento, complicato, ha subito tante dominazioni e porta con se gli strascichi del passato nella sua composizione sociale moderna. In primis fu governata dalla Dinastia Tolemaica dell’Egitto (che ellenizzò la lingua e i costumi), passò poi all’Impero Romano d’Oriente ed ancora a dei califfati musulmani. Poi arrivarono i Crociati e i cavalieri templari, che cristianizzarono in modo imponente l’Isola. Contemporaneamente allo sviluppo della religione cattolica portato avanti dai templari, data la sua vicinanza al mondo ellenico, Cipro vide lo sviluppo di una propria diocesi greco-ortodossa. Dopo i crociati tornarono i califfati musulmani e poi arrivarono i Veneziani cristiani. Nel 1571 però ci fu l’invasione dell’Impero Ottomano e, a seguito della cacciata della Repubblica Serenissima di Venezia e quindi dei cristiani cattolici, arrivarono sull’isola i musulmani di origine anatolica. In contemporanea però si rafforzarono, grazie all’allontanamento dei cattolici, i cristiani greco-ortodossi, nell’impero Ottomano infatti vigeva una normativa particolare che garantiva una netta autonomia alle religioni minoritarie. Questo fece si che gli Ottomani riconoscessero l’autorità delle figure religiose locali (ovviamente in cambio dell’assoluta fedeltà all’Impero e al pagamento di tributi). Il risultato di questo suo passato turbolento lo si può osservare ancora oggi nella sua composizione, vi sono infatti due comunità ben distinte: i ciprioti cristiani greco-ortodossi e i turchi-ciprioti, che sono invece musulmani.
L’indipendenza greca e l’irredentismo: l’Enosis colpisce anche Cipro
Nel 1829 in Grecia una rivolta permise di raggiungere l’indipendenza da Costantinopoli, nacque un primo stato ellenico indipendente. La politica predominante ad Atene, negli anni a seguire, fu quella irredentista dell’Enosis: tutte le regioni in cui la maggioranza della popolazione fosse stata di origine greca si sarebbero dovute riunire con la madrepatria. Così anche a Cipro, dove la comunità greco-ortodossa era forte della sua vicinanza culturale con la Grecia, incominciarono a sentirsi i primi venti di rivoluzione. La rivoluzione però non ci fu affatto, perché l’Isola di Cipro rientrò ben presto nelle mire dell’Impero Britannico.
Cipro e l’arrivo dei britannici: dal 1878 al 1960
Nel 1869 venne aperto il Canale di Suez, questo evento storico fece diventare Cipro un avamposto perfetto per i britannici, poiché avrebbe permesso il collegamento al Mar Mediterraneo con la loro colonia più importante: l’India. Così nel 1878 l’Impero Britannico raggiunse un accordo con Costantinopoli, all’epoca alquanto preoccupata dalle mire espansionistiche dello Zar, e riuscì a farsi concedere l’amministrazione temporanea di Cipro. L’amministrazione temporanea inglese continuò senza particolari problemi fino allo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914., anno che vide l’Impero Ottomano schierarsi con l’Impero Austro-Ungarico e la Germania. Questa presa di posizione di Costantinopoli venne però vista dagli inglesi come un vero e proprio tradimento (in effetti la scelta di schieramento anatolica andava in netto contrasto con gli accordi stipulati nel 1878), così annullarono la convenzione e invasero militarmente l’Isola di Cipro. La fine della primo conflitto mondiale portò con se la caduta dell’Impero Ottomano, Cipro diventò così un possedimento britannico a tutti gli effetti (anche se, legalmente, fu colonia solo dal 1925). Qui nacque il primo vero grande problema, ovvero che la comunità cipriota, già divisa per questioni etniche, si divise anche dal punto di vista politico e sociale: i greco-ciprioti incominciarono a rivalutare l’ideologia dell’Enosis, avvicinandosi sempre di più ad Atene, mentre i turco-ciprioti isi preoccuparono di dover fuggire dall’Isola in caso di annessione alla Grecia. I Britannici, per non gettare benzina sul fuoco, ben decisero di non schierarsi con nessuna delle due fazioni (continuando però ad esigere tributi e a sedare rivolte). Questa spaccatura nel tessuto sociale cipriota, associata alla debolezza degli inglesi, permise la fioritura di due figure importantissime per la storia recente di Cipro: la prima è l’arcivescovo della chiesa greco-ortodossa Makairos, anti-britannico convinto e assolutamente favorevole all’Enosis, la seconda invece è quella di Fazil Küçük, turco-cipriota naturalmente contrario all’Enosis. Fazil Küçük, fugura carismatica e difensore della comunità turco-cipriota, elaborò un’ideologia esattamente opposta a quella dell’Enosis portata avanti dai greco-ciprioti: la Taksim, che in turco significa divisione, in cui predica la separazione effettiva dei cristiani ortodossi dai musulmani con la divisione territoriale dell’Isola. Però nessuna delle due ideologie era applicabile, perché i ciprioti cristiani e quelli musulmani vivevano insieme ed erano equamente distribuiti in tutto il territorio. Ma anche perché i cittadini turco-ciprioti erano tutelati dalla Turchia, all’epoca in forte ascesa, che li considera suoi cittadini. Parallelamente alla fioritura di Makairos e Küçük, si sviluppa un’altra figura chiave: Georgios Grivas, un generale cipriota favorevole all’Enosis e nazionalista greco. Grivas nel 1955 fonda l’EOKA, ovvero l’organizzazione nazionale dei combattenti ciprioti, organizzazione paramilitare anticomunista e filo greca che aveva l’obiettivo di combattere i coloni britannici per permettere ai ciprioti greco-ortodossi di autodeterminarsi e procedere con l’Enosis.
L’EOKA incomincia così a muovere i primi passi in quella che sarà una guerra ancora oggi non chiusa, infatti dopo i primi attentati contro le istituzioni inglesi questi ultimi incominciarono ad arruolare tra le proprie fila sempre più turco-ciprioti. Questa mossa degli inglesi diede il via ad una sanguinosa guerra civile, con il bersaglio dell’EOKA che si spostò in maniera irreversibile dagli inglesi ai turco-ciprioti: vengono colpiti i villaggi e fomentati scontri tra i cristiani e i musulmani.
L’indipendenza di Cipro e la ripresa delle ostilità
Dopo più di cinque anni di sanguinosissima guerra civile (in cui nessuna fazione sembrava riuscire a prendere il sopravvento) gli inglesi, che probabilmente capirono che era l’una strada percorribile per mettere finalmente fine alla guerra civile, decisero di concedere una volta per tutte l’indipendenza a Cipro. Nel 1959 tutte le parti coinvolte nel conflitto si ritrovano quindi a Zurigo, dove venne redatta la prima costituzione della Repubblica di Cipro. La costituzione prevedeva la suddivisone della popolazione in due macro-comunità: da una parte i greco-ciprioti, che essendo la maggioranza avrebbero eletto il presidente, e dall’altra i turco-ciprioti che, essendo invece in minoranza, avrebbero eletto il vice presidente (con diritto di veto).
Nel 1960 a Zurigo vennero nominati il presidente e il vice presidente, rispettivamente l’arcivescovo Makairos e Fazil Küçük. Venne anche stabilito che la neonata Repubblica di Cipro non si sarebbe mai potuta unire con la Grecia e, soprattutto, che non si sarebbe mai potuta spartire con la Turchia; venne anche stabilito che, se mai fosse venuta a mancare questa condizione, le potenze garanti (Turchia, Grecia e Regno Unito) sarebbero potute intervenire militarmente per ristabilire lo status quo. La costituzione però non bastò per mettere fine, una volta per tutte, alle controversie della guerra: dopo appena tre anni di completo stallo, dovuto alla mancata collaborazione tra i greco-ciprioti e i turco-ciprioti, il presidente Makairos decise di eliminare la possibilità di veto che, per costituzione, spettava al vice presidente Küçük. Questa scelta, effettuata da Makairos per aggirare la possibilità di opposizione turco-cipriota, venne letta dalla comunità turco-cipriota invece come un tentativo di indebolimento della comunità stessa per raggiungere l’Enosis senza il consenso popolare. Così nel dicembre del 1963, in seguito alla ripresa delle violenze inter-comunitarie, il Regno Unito si trovò costretto ad inviare un contingente per sedare la situazione. Gli ultimi giorni di quell’anno il generale britannico Peter Young, che si trovava in operazione a Nicosia, decise di delineare su una cartina una zona di cessate il fuoco. Quella zona, che venne evidenziata sulla mappa con un pennarello verde, prese appunto il nome di Green Line. Nei giorni successivi le violenze inter-comunitarie diventarono nuovamente una vera e propria guerra civile, così nei primi giorni del 1964 intervennero le Nazioni Unite: si raggiunse un accordo per un cessate il fuoco, la comunità turco-cipriota trovò rifugio in alcuni territori protetti dall’esercito Turco e la missione ONU si stabilì a Nicosia.
La Grecia dei Colonnelli, il ritorno di Grivas e l’invasione turca
Nel 1964 nella vicina Grecia avvenne un colpo di stato di matrice neofascista, in cui riuscirono a prendere il potere i cosiddetti Colonnelli. La giunta militare che guidava il paese ellenico incominciò a fare sempre più pressioni sul presidente cipriota Makairos: l’Enosis doveva avvenire. Makairos però era ben consapevole che non avrebbe mai potuto cedere, sarebbe stata una provocazione troppo forte per la Turchia (che tra le altre cose aveva già avuto qualche scaramuccia con l’esercito greco). Così il regime dei Colonnelli, sovvenzionato dagli USA in funzione anti-sovietica, richiamò ad Atene Georgios Grivas. Quest’ultimo diede vita ad una nuova organizzazione paramilitare cipriota, costruita sulle ceneri dell’ormai defunta EOKA: l’EOKA-2 (o EOKA-B), che aveva l’unico scopo di ammazzare chiunque non condividesse l’opzione Enosis. Nel corso degli anni a venire non mancarono gli attentati, le sparizioni e i tentativi di colpo di stato. Colpo di stato che effettivamente, dieci anni dopo, riuscì: il 15 luglio del 1974 il palazzo presidenziale di Nicosia venne attaccato e l’organizzazione EOKA-2 prese il potere a Cipro. La Turchia, allarmata dalla situazione a Cipro, prese i contatti con il governo di Atene per richiedere un intervento atto alla rimozione dell’EOKA-2; purtroppo il regime dei Colonnelli non rispose positivamente alle richieste di Ankara, così la Turchia decise di intervenire militarmente. Il 20 luglio del 1974, agendo sulla base degli accordi di Zurigo del 1959, prende vita l’operazione militare Atilla, volta all’invasione di Cipro per il ristabilimento dello status quo sull’Isola. Dopo neanche quattro giorni dall’inizio dell’operazione militare turca a Cipro, il regime dei Colonnelli greco collassa lasciando un enorme vuoto di potere a Nicosia. Così il 14 agosto l’esercito turco lancia l’offensiva finale e, nel giro di tre giorni, riesce a conquistare tutta la parte nord dell’Isola compresa una parte della capitale Nicosia. Il giorno 16 agosto la missione ONU si trovò costretta ad estendere la Green Zone su tutto il confine cipriota; mentre l’esercito regolare cipriota, in risposta all’invasione turca, incominciò a prendere di mira la comunità musulmana. Quest’ultima procedette a trasferirsi al di là della Green Zone, ovvero nella zona a nord dell’isola occupata dai turchi.
L’occupazione turca e la nascita di un nuovo stato
L’invasione turca, e la seguente occupazione, venne giustificata dalla stessa Turchia come una missione di pace volta a tutelare la comunità turco-cipriota. Nel 1975 la Turchia arrivò a riconoscere i territori occupati nell’anno precedente come uno Stato Turco Federato, mossa che venne duramente condannata (come d’altronde l’invasione e l’occupazione) dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Nel 1983 il territorio occupato dalla Turchia, fino ad allora considerato come parte integrante della Turchia stessa, dichiarò unilateralmente l’indipendenza: nacque lo Stato di Cipro del Nord, che mantiene ancora oggi il controllo sulla parte nord dell’Isola. Il nuovo Stato, considerato illegittimo in base al diritto internazionale, è oggi una copia in miniatura della Turchia. Negli ultimi anni, sicuramente dal 2005 in poi, la Turchia ha spinto numerosi turchi anatolici a trasferirsi nella parte nord di Cipro in qualità di coloni, sembra addirittura che, ad oggi, il numero di turchi anatolici superi quello dei turco-ciprioti.
Non possiamo sapere quando questa situazione di stallo giungerà alla sua naturale fine, quando Cipro ritornerò ad essere unita e forte delle sue diversità. Per adesso possiamo solo sperare che quel giorno arrivi il prima possibile, non solo per la riunificazione di una nazione divisa da scelte politiche sbagliate, estremismi contrapposti e odio radicato; ma anche e soprattutto per mettere fine, una volta per tutte, alle violenze che ancora oggi si verificano tra la parte nord e la parte sud dell’Isola. ♦︎
Illustrazione di Matteo Galasso