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Intervista allo scrittore Luca Vargiu sul delicato argomento della donazione degli organi

Donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule: un argomento poco conosciuto e poco trattato e molto delicato che implica spesso una serie di dibattiti a causa delle complesse questioni morali, sociali, legali e religiose che coinvolgono il processo di donazione.

Ne parliamo con Luca Vargiu, autore del libro “Cuore segreto”.

Come è nata l’idea di scrivere il romanzo “Cuore segreto”?
“L’ispirazione è avvenuta dopo un incontro casuale per parlare di un mio libro a tema sportivo con l’allora segretario nazionale AIDO (Associazione Italiana per la Donazione di Organi, tessuti e cellule), Gianfranco Vergnano. In quell’incontro ho scoperto che non è sufficiente essere favorevoli alla donazione degli organi comunicandolo alle persone che ti stanno accanto, ma è necessario che questa scelta sia confermata da un “Sì” ufficiale.
Ho capito che tutto quello che pensavo di sapere su questo argomento era davvero poco. Non conoscevo per esempio quante persone si possono salvare e curare con il corpo di un solo donatore sano, ho scoperto quanto è lunga la lista di attesa per un trapianto e mi sono reso conto di quanto sia difficile far comprendere l’importanza di fare questa scelta che spesso viene ostacolata da una sorta di superstizione e paura.
Volevo rendermi utile e provare a raccontare una storia che avvicinasse il lettore all’argomento spiegando in modo semplice tutto quello che c’è dietro alla donazione degli organi. L’ho fatto attraverso il punto di vista sia di chi attende un trapianto, e ha poco tempo a disposizione, e sia di chi invece si trova improvvisamente a dover decidere se dare il consenso al prelievo di organi quando la morte cerebrale di un proprio caro viene ufficializzata.
Da quel momento ho iniziato la mia ricerca: ho deciso di incontrare medici e personale infermieristico, ho chiesto ad Aido di mettermi in contatto con le persone trapiantate e con quelle in attesa di un organo, ma anche con i parenti di chi ha donato, per conoscere meglio l’argomento. Avevo necessità di comprendere i sentimenti, la sofferenza della malattia, il dolore della perdita e la speranza di guarigione per poter scrivere la storia in modo vero. Questo lavoro è durato circa un anno, poi è iniziata la fase della scrittura vera e propria che ha invece occupato l’anno successivo”.

Perché questo titolo?
“Il cuore, con i battiti limitati che vanno esaurendosi così come la vita di uno dei protagonisti del racconto, è in qualche modo esso stesso uno dei protagonisti del libro. Il segreto invece è per ricordare che, per legge, la donazione degli organi resta nell’anonimato: chi riceve non conosce chi è stato a donare, così come la famiglia del donatore non saprà mai a chi verranno donati gli organi. Anche questo è un tema delicato perché, incontrando le persone coinvolte in esperienze di questo tipo, ho scoperto che spesso chi riceve ha il desiderio di sapere chi è la persona che ha salvato la sua vita, mentre nei familiari di chi ha donato c’è la voglia di conoscere la persona nella quale una parte di un proprio caro sta continuando a vivere.
Personalmente, pur comprendendo i sentimenti di entrambe le parti, ritengo che sia corretto che tutto questo resti segreto.”

Dove è ambientata la storia?
“La storia si svolge nell’arco di tre giorni tra Lo Sbaranzo di Clavesana, in provincia di Cuneo, dove vive Roberto, e Torino, dove invece abita Artù. Due vite differenti: quella frenetica di un ragazzo di poco più di vent’anni tra università, lavoro e sport, Artù, e quella rallentata di un altro giovane con il cuore malato, Roberto, due esistenze che il destino farà incontrare in modo inaspettato.”

Dal romanzo si è poi arrivati a girare anche un cortometraggio. Come è nata l’idea?
“Fin da quando ho iniziato a scrivere i primi capitoli ho immaginato come sarebbe stato vedere le pagine trasformate nelle immagini che avevo in testa. Sembrava solo un sogno difficilmente realizzabile che però, grazie a un lavoro di squadra, siamo riusciti a portare a compimento. Devo ringraziare il regista Alessio Bertoli e la sceneggiatrice Loredana Bosio in particolare per aver riassunto in un corto di quindici minuti l’essenza del messaggio racchiuso nel libro; un grazie ad AIDO Piemonte che ha fin da subito sostenuto il progetto trovando i finanziamenti necessari e ovviamente grazie anche a tutto il cast di attori professionisti e agli allievi della scuola teatrale del regista.
Devo ammettere che avere la possibilità di essere presente durante le riprese e sentire ripetere in una scena le parole che sono nate nella mia testa è stato emozionante.
Con questo corto, attraverso una narrazione differente, puntiamo a sensibilizzare le persone a quel “Sì” fondamentale per diminuire sempre più la lista di persone in attesa che, nonostante le adesioni in costante aumento, purtroppo resta invariata.
Sono felice che il corto, oltre alla programmazione in alcune sale, sia adesso in giro nelle scuole italiane perché credo che sia necessario parlare ai giovani di questo argomento senza alcun tipo di timore.”

Come è possibile sensibilizzare alla cultura del dono?
“È possibile sensibilizzare attraverso la continua divulgazione dell’importanza del “Sì”, di diventare “ufficialmente” donatori e donatrici, impegno che AIDO ha sempre portato avanti attraverso incontri di formazione, attività varie di promozione e che adesso, e di ciò sono davvero orgoglioso, passa anche da un libro e da un corto nati da quell’incontro casuale.”

Come si può esprimere la volontà di donare gli organi?
“Non è complicato: si aderisce comunicandolo in fase di rinnovo della carta d’identità o compilando il modulo che si trova sul sito di AIDO.
Bastano due lettere per rimettere in moto la vita di qualcuno.
Il gesto più semplice e potente che una persona possa fare.”


Emma Alberione, 2F IC Farigliano

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