Su Nosignal Magazine l’episodio numero 2 della rubrica curata da Julia Magrone Julia vs Juuliam__: Il mondo attraverso i miei occhi
Alle superiori studiavo relazioni internazionali per il marketing. Avevo scelto quell’indirizzo il primo anno forse per il prestigio della scuola, dato che sapevo a stento cosa fosse il marketing. E tuttavia, con il senno di poi, devo ammettere che è stata una scelta accurata per quello che sarebbe diventato il mio lavoro.
Come la chiamo questa? Coincidenza. Sarò sincera, penso che durante gli anni delle superiori sia stata la persona più disorientata del pianeta: ero brava in tutto, avevo voti altissimi, ma poi onestamente non mi appassionava nulla.
L’unico amore che ho sempre avuto è quello per le lingue e in particolare il francese, ma sapevo solo che amavo parlarlo, non avevo minimamente idea di come poter rendere questa mia passione un lavoro – e, in effetti, fino a oggi non ne ha mai fatto parte.
Vedo tanti ragazzi in preda al panico perché non sanno cosa fare della loro vita. Credo sia una situazione molto comune, e se vogliamo anche piuttosto normale a quell’età.
Quando penso a cosa avrei fatto se non facessi la modella e l’influencer, sinceramente vado in crisi, non ne ho idea.
Forse non dovrei pormi il problema dato che ho trovato quello che voglio fare, ma me lo pongo lo stesso: in cosa avrei performato meglio se non facessi la modella? La lingua francese avrebbe fatto parte del mio lavoro? Se non lavorassi con l’immagine ci terrei davvero cosi tanto a tenermi sempre in forma e sempre ordinata? Avrei fatto un lavoro da ufficio o un lavoro a contatto con i clienti? Quanto avrei guadagnato? Mi avrebbe permesso di togliermi gli sfizi e andare in vacanza? Come avrei gestito il mio tempo? Sarei stata in grado di attenermi agli orari ‘standard’, dato che ora lavoro come libera professionista?
Un’altra domanda che mi pongo è: ma quando davvero ho capito che il mio non sarebbe stato un lavoro ordinario?
La risposta non esiste, o probabilmente non l’ho ancora capito. È un processo continuo in cui aggiungo tasselli e prendo consapevolezza.
Circa due anni fa ricordo che ogni volta che facevo uno shooting pensavo che sarebbe stato un caso isolato, che non sarebbe più successo. Ne ero fermamente convinta, anche se mi capitavano più volte a settimana; per questo motivo quell’anno mi sono iscritta all’università, pensando che una volta terminata mi sarei trovata un lavoro tradizionale.
Studio comunicazione di impresa e relazioni pubbliche, perché l’ho scelta? Per lo stesso motivo per cui ho scelto la scuola superiore: mi piaceva il mondo del digitale, mi piacevano le lingue, mi piaceva l’idea di continuare a studiare marketing, ma quando leggevo gli sbocchi universitari non mi identificavo davvero mai in nessuno di quelli. Pensavo che il tempo avrebbe schiarito le idee. Cosi è stato.
Tornando agli shooting, li facevo senza rendermi conto che stesse diventando a tutti gli effetti un lavoro che mi richiedeva tempo, puntualità, attenzione, responsabilità, come in ogni altro lavoro. Ricordo che dicevo: «Oggi vado a fare due foto», senza forse crederci nemmeno io.
Più passava il tempo, più mi accorgevo che queste ‘due foto’ mi portavano via giornate intere al termine delle quali tornavo a casa stanca morta; non vedevo l’ora di farmi una doccia bollente siccome ero stata al gelo tutto il giorno, non desideravo altro che infilarmi finalmente le ciabatte perché non sopportavo più il tacco 12.
Solo un anno dopo ho realizzato di essere stata a tutti gli effetti una modella, l’ho riconosciuto.
Mi sono detta «questo è il mio lavoro» il giorno in cui ho aperto la partita iva: è quando inizi a pagare le tasse che ogni cosa diventa magicamente più concreta.
Lato social è stato un crescendo in parallelo, ho metabolizzato e concretizzato che avrei potuto guadagnare anche come ‘influencer’ dopo le prime collaborazioni retribuite, a cui inizialmente non davo molto peso.
Non mi piace definirmi ‘influencer’. Il motivo? Forse per i tanti pregiudizi che ci sono attorno al mondo dei social, o forse perché vorrei che i social mi accompagnassero soltanto nella mia futura carriera lavorativa, e non che lo siano. Non voglio che Julia venga confusa con Juuliam__.
Sono tuttora in una fase di cambiamento, di metamorfosi. Oggi sento di poter aspirare a qualcosa di ancor più grande: il mondo del cinema.
Se ripenso alla mia vita di qualche anno fa non avrei mai nemmeno immaginato che a 22 anni avrei avuto le idee così chiare, eppure è successo. E in maniera del tutto inaspettata.
Sono convinta che possa succedere a ognuno di noi. Dobbiamo permetterci di seguire il nostro istinto, talvolta di sbagliare percorso, aggiustare il tiro.
Credo che ogni persona abbia una potenziale vita meravigliosa, tante volte sta a noi scegliere se e quando fidarci di lei e godercela come ci si presenta.
Ti è piaciuto l’episodio 2 della rubrica di Julia Magrone? Resta aggiornato per non perdere il prossimo episodio di Julia vs Juuliam__: Il mondo attraverso i miei occhi.