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Cos’è la cittadinanza?

Per cittadinanza si intende la condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta; tra i primi, si annoverano i diritti politici ovvero il diritto di voto e la possibilità di ricoprire pubblici uffici; tra i secondi, il dovere di fedeltà e l’obbligo di difendere lo Stato, prestando il servizio militare”.

In questo modo l’Enciclopedia Treccani definisce il concetto di cittadinanza che in Italia nasce con lo Stato unitario ed è attualmente disciplinato dalla legge n.91 del 5 febbraio 1992 nata in un contesto storico particolare (il rientro nel Belpaese degli emigrati italiani a partire dagli anni Ottanta).

Come viene regolata la cittadinanza in Italia?

La cittadinanza italiana si acquista iure sanguinis cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani. Tuttavia, esiste anche una possibilità residuale di acquisto iure soli, se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi (senza cittadinanza di alcuno Stato) . Si può ottenere la cittadinanza italiana anche quando lo straniero che risiede in Italia da almeno dieci anni sia in possesso di determinati requisiti (reddito sufficiente al sostentamento).

La situazione oggi

Oggi la legge che regola la cittadinanza in Italia è ancora quella del 1992. Ma lo scorso 9 marzo la Commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il primo via libera al testo della proposta di legge presentato dal presidente della commissione Giuseppe Brescia (Movimento 5 Stelle) che punta a modificarla. In particolare, essa punta a introdurre il cosiddetto “ius scholae” (“diritto di scuola”) che permetterebbe di ottenere la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia e figli di immigrati o arrivati in Italia prima dei 12 anni, solo se frequentano le scuole italiane per cinque anni.

In realtà questa non è la prima volta che viene presentata una modifica a questa legge in vigore da ormai trent’anni. L’ultima volta che siamo andati vicini a ciò è stato nel 2015 con l’approvazione dalla Camera e l’affondo dal Senato. Tale proposta di legge prevedeva esattamente ciò che si propone di portare a termine il relatore del M5S sopracitato.

Le votazioni

Il centrosinistra (Pd, M5S, Liberi e uguali, Italia viva) si è subito espresso a favore; mentre il centrodestra si è diviso (Lega e Fratelli d’Italia hanno votato contro, Coraggio Italia si sono astenuti e Forza Italia ha votato positivamente).

Allora c’è da chiedersi come mai ci siano ancora reazioni così contrastanti, nello specifico c’è da riflettere sulle parole del deputato Igor Iezzi (Lega) il quale afferma che questa legge “regalerebbe la cittadinanza a centinaia di migliaia di stranieri. Davvero nel 2022 si può ancora pensare a ciò? Che diritto abbiamo di dire a un ragazzo nato  e cresciuto in Italia da genitori stranieri che non può ottenere la nostra cittadinanza? Chi siamo noi per imporre questo regime? Magari questo ragazzo nato e cresciuto in Italia ha tifato l’Italia ai mondiali del 2006 come ha tifato mio cugino. Che differenza c’è tra i due? Perché uno deve essere isolato, escluso e condannato e invece l’altro no?

Forse ancora una volta bisognerebbe fare un passo indietro e ammettere che il problema è alla base. Cosa significa essere cittadini di un Paese? Forse a dare meglio risposta a questa domanda ci ha pensato il sociologo Benedict Anderson che ci parla di una “comunità immaginata” ossia un insieme di persone che, pur non conoscendosi e non essendosi mai incontrato, sente di appartenere tutto a un gruppo definito che le distingue da altre persone. Dunque perché un ragazzo nato e cresciuto in Italia da due stranieri non può sentirsi parte di questa comunità, se alla fine è solo immaginata?