Questione di tempo, ma qualsiasi appassionato sa che prima o dopo la sua vita sarà scandita dall’uscita di un nuovo capitolo di Final Fantasy. Eccoci, ci risiamo.

La saga più famosa e longeva della storia videoludica ha rilasciato poco più di una settimana fa la sua sedicesima iterazione. Nel momento in cui sto battendo queste righe, non ho ancora provato il gioco, non ho nemmeno scaricato la demo. Quello che però sta accadendo nei forum e sui social in quest’ultimo periodo ha qualcosa di veramente singolare.

Final Fantasy XVI ha fatto discutere fin dal primo trailer rilasciato. Il cambio radicale portato dal producer Naoki Yoshida, papà di Dragon Quest X e della resurrezione di Final Fantasy XIV con il capitolo A Realm Reborn, ha infiammato i fan dal primo minuto. Trasformare il combat system da un sistema a turni a uno full action è sicuramente un qualcosa che segna definitivamente la fine per uno dei canoni principali della saga.

Da JRPG a AJRPG il salto davvero ampio.

Clive Rosfield e il suo chocobo in una delle scene del trailer.

Velocità

Un cambiamento tangibile di tutti gli RPG (nipponici e non) avvenuto negli ultimi dieci anni è quello legato alla velocità. Combattimenti rapidi, frenetici, meno attese, più memoria muscolare e tanti parametri, talvolta nascosti, talvolta a schermo. Il combattimento a turni è stato via via soppiantato da combattimenti in tempo reale sempre meno limitati da vincoli figli del sistema strategico precedente. Molti utenti, esperti e non, hanno apprezzato questo cambiamento che sicuramente ha svecchiato un sistema a volte troppo prolisso e di difficile accesso. Sottolineo però che vi sono ancora alcuni titoli che non si discostano dal canone originale e non hanno alcuna intenzione di farlo. E Final Fantasy? Se con Final Fantasy XV e Final Fantasy VII: Remake si sono raggiunti degli ibridi davvero godibili in termini di gameplay, con quest’ultimo capitolo i limiti rimasti sono stati completamente superati.

Il combat system full action di Final Fantasy XVI proietta il giocatore al centro dell’azione.

Canone

La rivoluzione voluta da Yoshida ha suscitato però reazioni contrastanti nei fan. Alcuni da una parte hanno apprezzato la novità, chi dall’altra si è dichiarato apertamente contrari.

«Non è un vero Final Fantasy.»
«Senza combattimento a turni, non possiamo parlare di Final Fantasy.»

Oltre al mero gusto o alla mancanza di apertura verso il nuovo, c’è effettivamente qualcosa di vero in queste esternazioni. Final Fantasy è effettivamente cambiato per sempre. Inesorabilmente, senza che ne prendessimo realmente coscienza, anche i pilastri che ritenevamo più saldi sono cambiati. Per un videogiocatore di vecchia data, nonostante la possibile apertura mentale, un Final Fantasy senza combat system turn based è un po’ come perdere la strada di casa.

“Fate will fall.”

Nostalgia

Per quanto bello possa essere un prodotto a schermo o pad alla mano, viviamo in un mondo che va veloce: lo fa nella vita di tutti i giorni e lo fa anche nei videogiochi. Ripeto quello che ho detto a inizio articolo, non ho ancora giocato il titolo, ma credo di avere un’interpretazione sull’ostracismo di questi giorni.

Il sistema a turni consente al giocatore non solo di studiare con calma una propria strategia, ma anche di empatizzare maggiormente con i protagonisti della storia. Quegli istanti di immobilità permettono al giocatore di chiedersi che cosa farebbe realmente quel personaggio in quel momento. Scaglierebbe una magia? Si lancerebbe all’attacco? Tutto è nelle mani dell’utente che in un certo senso scrive la propria versione della storia. Ha il tempo di farlo.

Un tempo che non esiste più per i giocatori più cresciuti, ma che viene tolto anche ai nuovi. Una contemplazione sacrificata sull’altare delle velocità. Poche combo, pochi tasti premuti e tutto finisce. Forse sto prendendo una tangente che poco si addice ad un game designer, ma annegare nella nostalgia a volte è piacevole. Consente di leggere le cose da un’altra prospettiva.

Il mondo non ha più tempo, noi non abbiamo più tempo e di conseguenza nemmeno i giochi lo hanno. Nemmeno Final Fantasy. Avrò le idee più chiare a gioco provato. Forse era solo questione di tempo e chissà prima o dopo persino il tempo per fantasticare finisce. Anche se speriamo sempre che la nuova fantasia non sia mai quella finale.

Giovanni Zabardi
Nato controvoglia nel '94, ingegnere per scherzo e gamer incallito. Nonostante il cuore nerd, sono un organizzatore patologico dei migliori falò di ferragosto low budget della Costa Est. Laurea e lavoro nel gaming mi hanno imborghesito, ma una volta suonavo in una surf-rock band.

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