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E se struggersi è figlio del saper viver appieno la propria vita,

non è il dolore a rattristare,

ma la paura di soffrire.

Quell’anomala onda di bassa marea che si destreggia su spiagge sconosciute,

laddove non è solita andar a rinfrescare,

si ritira lentamente, come a farsi inseguire.

Non restan che le sue tracce tra la sabbia che si è fatta men sottile.

E nella vastità dell’orizzonte del mare c’è l’infinito, quel tanto sognato momento indefinito,

che per natura

trova l’apostrofe sua nel cristallino scrigno.

E dalla più giovin creatura incuriosita e di incoscienza imbevuta

al più saggio degli uomini con un po’ forgiate immaginazioni,

il volersi rinfrescare e immergersi in questo mondo a sé stante, assetante.

Alla sua base, la nostra, per viver e poterci ancora impaurire.

E tra il tangibile di ciò che non è comprensibile,

divinamente concepibile

e l’umano sforzo della ricerca del divino,

nell’amore, a quel tutto, mi avvicino.

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